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Una volta entrata in casa, mi resi conto che c'era qualcosa che non andava. Non sentivo la vocina di Mickey intenta a chiedere mille cose al secondo a papà, né l'odore di qualcosa di sicuramente buono preparato dalla mamma. Al contrario, le mie narici percepirono puzza di fumo e, accomodandomi in cucina, notai che quest'ultima era causata da una sigaretta che Lex stava consumando in prossimità della finestra. Non riuscii a sbirciarlo in viso, guardava fuori, in giardino, ma vidi perfettamente quello di mia madre: aveva un'espressione esausta, gli occhi lucidi, era seduta al tavolo e non si accorse della mia presenza. Probabilmente i miei genitori avevano litigato per qualche futilità; non accadeva spesso, ma se accadeva questa era una delle solite scene che si presentava durante la lite.

«Ehilà, gente.» Mi annunciai, i miei si voltarono a guardarmi.
«Lexi, ehi.» Mia madre mi abbracciò e io la lasciai fare. «Non ho avuto tempo di preparare nulla oggi, se hai fame ti faccio un toast.»
«Non ti preoccupare ma', faccio da sola.» Le sorrisi, dopodiché mi preparai un toast al tacchino e formaggio. Lex intanto si era spostato nel giardino sul retro. Lo sguardo di mia madre da esausto era passato ad imbarazzato e aveva puntato quei suoi occhi azzurrini nei miei.
«Mi spiace per questa scenetta pietosa.» Si scusò.
«Non importa. Fate sempre così e poi domani siete di nuovo pace e amore.» Lei sorrise debolmente.
«Sì, ma comunque non è bello se ci vedete così.» Sospirò. «D'altro canto... Mi fa piacere sapere di avere dei figli intelligenti e che ci conoscono abbastanza da sapere che non siamo genitori in crisi o quant'altro.»

Era vero in parte. Li conoscevamo, ovviamente, ma sapevamo davvero poco del loro passato. Sapevamo soltanto che si fossero conosciuti giovanissimi, avevano figliato giovanissimi e che le loro vite all'inizio non erano rose e fiori, così come la loro relazione. Se gli si chiedevano dettagli, facevano tutti i misteriosi e finivano per cambiare discorso. Cosa c'era nel loro passato che ci tenevano nascosto da tutta una vita? Ero certa che Ez, mio fratello maggiore, ne sapesse più di noi. Non sapevo come la pensasse Isabel al riguardo, ma io ero curiosa. Volevo saperne di più, così mi feci coraggio.
«Come mai avete litigato?» Il mio piano era quello di informarmi sulla situazione e poi svoltare su altro, usando la loro tecnica.
«Tuo padre si è solo ingelosito.» Tagliò corto mia madre, con una faccia scocciata.
«Beh, non puoi dargli tutti i torti. Sei una bella donna.» Era vero. Mia madre oltre ad avere un bell'aspetto, era anche giovane. Aveva avuto il suo primo bambino a soli diciassette anni.
«Ti ringrazio, ma non lo trovo un valido motivo per litigare. Che questo serva anche a te, un giorno: la gelosia va bene in un rapporto, ma solo se presente c'è un motivo reale e non ti porti ad essere ossessionato dalla tua persona. In questo caso fa solo male ad entrambi.»
«Lex è fatto così, suppongo. È una parte di sé. È sempre stato così?» Mia madre annuì. «Parlamene. Voglio sapere com'era quando eravate adolescenti voi.» Mamma mi guardò e sorrise.
«Cosa vuoi sapere?» Mi chiese.
«Non saprei ma', vorrei sapere la storia dall'inizio.»
«Avevo quasi diciassette anni quando ho conosciuto tuo padre, lui ne aveva ventuno. Al tempo non avevo tanta voglia di studiare, così non frequentavo tanto la scuola e di giorno me ne stavo sempre in giro a... sai, ehm, a fumare.» Prese una pausa, un po' imbarazzata. Io cercai di tenere un'espressione neutrale alla notizia, ma al contempo interessata al racconto, per impedire che si fermasse. Lei sospirò, mandando al diavolo qualche diverbio interiore, e proseguì.
«Non avevo una bella reputazione, non ero una brava ragazza insomma. Nel senso, facevo tutto ciò che volevo senza pensare alle conseguenze. Non è sbagliato fare ciò che si vuole, ma non se la cosa ti danneggia dal punto di vista fisico ed emotivo. Nel frattempo che io vivevo i miei drammi, tuo padre lottava col suo passato. Da piccolo era stato abbandonato dai suoi genitori, da adolescente era stato soggetto a bullismo e successivamente gli era stato anche spezzato il cuore. Non voglio giustificarlo, ma restare buoni dopo tutto ciò che gli era stato inflitto è difficile. Lo conobbi una sera d'ottobre, nel bar che è attualmente di sua proprietà. Ero riuscita ad entrare grazie ad un documento falso e un vestito troppo succinto.» Rise di sé mia madre, con gli occhi puntati a quella scena. Era strano guardarla negli occhi e pensare che quelle pupille ora mostravano i fotogrammi della sua storia con papà. La cosa mi fece tremare il cuore, ma di non so che sentimento. Sorrisi.
«Lo notai subito. Era seduto su un divanetto, davanti a lui volavano fiumi d'alcool e droga, ai lati aveva due sventole con tette enormi e gambe chilometriche, mai lui guardava davanti a sé come se niente fosse lì. Infantilmente decisi che lo avrei avuto, che fosse quella sera o un'altra. Quella sera bevvi un po', ballai un po', senza perderlo di vista. Lui era rimasto lì tutto il tempo a... non fare nulla, solo esistere. Così, decisi di fare la prima mossa. Mi avvicinai a Lex e gli chiesi di ballare. Mi rifiutò categoricamente, così tornai a ballarmene da sola. Dopo un po' mi raggiunse. E il resto della storia diventa vietato ai minori e alle figlie che ora se ne devono andare a studiare.» Mi prese in giro mia madre, alzandosi e iniziando a sistemare il casino che io avevo messo.
«Ehi, ma così non vale!» Protestai, ma ormai lei era andata, rideva e faceva finta di non sentirmi.

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