Fu come se il tempo si fosse fermato, come se il mondo avesse smesso di girare.
I colori erano scomparsi, perfino i suoni erano ovattati, come quando sei sott' acqua.
Piangevo e urlavo, cullando il suo corpo senza vita.
Così bello, così indifeso, così fragile.
Ed io, nudo nel corpo e nell' anima, per la prima volta in vita mia mi ritrovai senza più una meta, senza più una luce a guidarmi nell' oscurità.
Ricominciarono a sparare, e per un momento, pensai di restare li, di accogliere quei proiettili nel mio corpo, così come avevo accolto lui.
Lasciarmi andare, cadere nell' oblio, e svanire per sempre.
Non desideravo altro che morire con lui.
Poi sentì la sua voce nella mia testa.
Alzati, Dean Winchester.
Non volevo farlo. Non avevo più niente per cui alzarmi...
Ho detto alzati, Dean.
"Non posso farlo... Non senza di te..." Balbettai tra i singhiozzi.
"Siamo una cosa sola adesso..."
Ricordavo il momento in cui me lo disse, mentre stavamo facendo l' amore, mentre il futuro era ancora pieno di speranza, e l' aria profumava di aranci.
Non era giusto.
Me lo avevano strappato via dalle braccia, strappato a quel futuro così luminoso e pieno di gioia.
Guardai oltre la finestra, quei soldati senza nome, che mi avevano portato via tutto.
E d' improvviso, una furia ceca prese possesso del mio corpo.
Mi alzai di scatto, afferrai il coltello e mi misi i pantaloni, imbracciando il fucile.
Se lui non poteva avere un futuro, non lo avrebbero avuto neanche loro.
Corsi giù dalle scale, attraversai la strada e mi misi alla loro ricerca.
Erano al quarto piano, in un edificio fatiscente davanti al nostro.
Quando entrai, uno di loro si mise a spararmi addosso.
Alzai il tavolo che avevo di fronte e mi ci nascosi dietro.
Appena si fermò per ricaricare, gli corsi incontro con il coltello in mano.
Mi scagliai su di lui come un' animale, colpendolo più e più volte al torace e allo stomaco.
Sentivo gli schizzi di sangue caldo sul viso, ma non me ne importava.
Non mi fermai finchè la luce dei suoi occhi non svanì, lasciandoli vuoti e freddi.
Ciò che successe dopo, non lo rammento con precisione.
Era come essere in un sogno, dove tutto appare confuso e sfocato, privo di senso.
Ricordo gli spari, il dolore, ricordo di aver urlato il suo nome, mentre affondavo il coltello nella gola di un' uomo.
Ricordo il sangue. C' era sangue ovunque... Sulle mie mani, sulle piastrelle del pavimento, sulle pareti verdi.
Ricordo le loro urla, ma per quanti mi sforzi, non riesco a ricordare i loro volti.
L' unica cosa che rammento chiaramente, era la mia mano, che sorda alle suppliche, affondava la lama nei loro corpi, lacerandone la carne, i muscoli, i lineamenti, fino a privarli di qualsiasi cosa li rendesse umani.
Quando la rabbia svanì, ritornò il tormento per la sua perdita, che batteva nella mia testa come un tamburo.
Scesi in strada, per tornare da lui.
I soldati si fermavano a fissarmi, e nei loro sguardi c' era rispetto, e paura.
Era la prima volta che qualcuno mi guardava in quel modo.
Si spostarono per farmi passare, alcuni dissero qualcosa, ma non li ascoltai.
Intravidi per un momento la mia immagine riflessa su una vetrina, solo che l' uomo in quel vetro non ero io.
Era una persona completamente differente, ricoperta di sangue dalla testa ai piedi, senza più sorriso, ne luce negli occhi. C' era solo odio, dentro di me.
Castiel era sdraiato sul letto, illuminato dai raggi del sole.
Aveva gli occhi chiusi, sembrava sereno, come se stesse dormendo.
Mi sdraiai accanto a lui.
Non avevo nemmeno la forza di piangere ormai...
Lo abbracciai stretto, gli baciai le labbra tiepide, ispirando il profumo dei suoi capelli.
"Da qualche parte c' è la musica, quanto è debole la melodia.
Da qualche parte c' è il paradiso. Quanto è alta la luna...
Amo questo cielo quando sei vicino.
Voglio sentire la musica.
Voglio essere dove sei tu..."
Rimasi steso al suo fianco per giorni, immobile.
Era come se avessero ucciso entrambi, quel giorno.
Ma come diceva sempre Castiel, la mia storia non era ancora finita...
Arrivò il momento di ripartire, e come sempre, la guerra non si dimenticò di me.
Vennero a cercarmi, provarono a parlarmi, a scuotermi, a farmi alzare.
Prima uno, poi due, poi quattro.
Urlarono, mi colpirono, cercarono di strapparmi dalle sue braccia.
Ma io ero ceco e sordo, non m' importava ne della guerra ne di loro.
Che bruciasse la Germania, che bruciasse il mondo intero...
"Devi alzarti ragazzo. So che fa male. Ma devi farlo."
Non so nemmeno chi mi stesse parlando in quel momento, continuavo a guardare Castiel, come se da un momento all' altro potesse svegliarsi.
"Hai perso qualcuno che amavi. E vorresti essere morto anche tu, non è vero?"
"Si..."
"Lo capisco. Ho perso mia moglie, anni fa. Prima di tutto questo... Un giorno era in cucina a prepararmi una bistecca, il giorno dopo era stesa sulla strada. Ricordo... Ricordo che avrei voluto stendermi a terra con lei, e morire li."
C' era odore di sigaro nell' aria, e il rumore della pioggia che batteva sulle finestre.
"Stava solo attraversando la strada, per andare a fare la spesa. Nessuno direbbe che sia una cosa pericolosa. Quante possibilità di morire ci sono per una cosa simile? Nessuna. Eppure è successo. Combatto questa guerra maledetta da più di anno. Sarei dovuto essere morto a quest' ora. Eppure non è successo. E' strana la vita. Sai a volte... A volte penso che la mia Mary Beth mi stia vegliando da lassù. Forse anche lui, sta vegliando su di te adesso."
Mi accarezzò la testa, come si fa con i bambini piccoli, ed io sobbalzai un poco.
"Devi alzarti adesso, Dean Winchester. Perché la guerra non è ancora finita, e nemmeno la tua vita lo è."
"Si, lo è."
"Questo dipende da te. Puoi restare qui a morire. Oppure puoi alzarti, e combattere. Non era uno che si arrendeva, Castiel. Era uno che combatteva, per salvare gli innocenti, per uccidere i lupi. E avrebbe voluto che tu continuassi la sua missione. Perciò se non vuoi farlo per te stesso, allora fallo per lui."
Fu allora che distolsi lo sguardo, e alzai gli occhi.
Era un' uomo robusto sulla cinquantina, con lunghi baffi argentati, qualche ruga intorno agli occhi, e il sigaro tra le labbra.
Sorrideva, anche se non ne capivo il motivo.
Mi misi a sedere, e lo guardai a lungo, senza dire niente.
Lui si abbassò un poco, prese il giubbotto di Castiel, e me lo porse.
Accarezzai le ali nere che vi erano cucite, come se in qualche modo, accarezzassi le sue.
"Nessuno dice che sia facile. Ma il mondo ha bisogno dei suoi eroi, e quando uno di loro cade, un' altro deve alzarsi, e prendere il suo posto."
"Perchè mi stai dicendo queste cose? Perché mi stai aiutando?"
Lui sorrise, e guardò Castiel, sospirando. "Perché ho fatto una promessa."
Mi voltai per chiedergli di più, e in quel momento mi resi conto di essere solo.
Chiunque fosse quell' uomo, era svanito nel nulla, o forse era tornato a casa, in cielo, accanto a sua moglie, accanto a Castiel.
Il sole stava tramontando dietro le colline, il cielo era viola ed arancione, calmo ed infinito.
Mi chiesi se Castiel fosse li, dietro quelle nuvole.
Seppellì il suo corpo sotto una quercia, lontano dalla città, dalla morte, dal dolore.
Volevo che riposasse in pace, in un bel posto, dove l' aria fosse profumata e gli uccelli cantassero ancora.
Volevo che diventasse parte di quell' albero, così che in qualche modo, potesse vivere una seconda volta.
Avevo il suo giubbotto addosso, che era ancora impregnato del suo odore.
E avrei combattuto in suo nome, portando avanti la sua causa.
Sarei diventato l' angelo della morte, per lui.
Non avevo potuto salvarlo, ma questo potevo farlo.
"Ci rivedremo Castiel. Un giorno, io ti bacerò ancora... Ti porterò a casa, e faremo l' amore nei campi di granturco, ci faremo il bagno nel fiume, e balleremo nelle sere d' estate. Ti farò sentire il profumo degli aranci, e saremo felici... Aspettami, amore mio... Perché ci rivedremo ancora, è una promessa."
Guardai il cielo, mentre le mie lacrime bagnavano il terreno, sperando che potesse ascoltarmi.
Un vento caldo mi accarezzò il viso, scompigliandomi i capelli.
Sentì come una presenza alle mie spalle, come se qualcuno mi stesse abbracciando.
Per un momento, mi sembrò di sentire la sua voce.
Per un momento, mi sentì in pace.
Come se fossimo di nuovo, una cosa sola.
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L' angelo della morte
FanfictionDean è un giovane soldato, ancora pieno di speranza e d' innocenza, che viene catapultato dai campi di granturco del Kansas alla Germania del 1945. Castiel era un prete, ora è un soldato del signore, freddo e spietato, che protegge i suoi agnelli uc...