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Prendo posto a sedere ed infilo le cuffiette nelle orecchie.
Incrocio le braccia
Dopo aver tirato su il cappuccio.
Stando infondo alla classe trovo sia difficile farmi beccare a non sentire la lezione.
Passo tutte le ore a disegnare e a guardare il mondo passarmi avanti, persa nella musica, come fossi bloccata nel tempo, quando l'ultima ora si presenta.
Motoria.
Mi alzo, mettendo il telefono in tasca e prendo il cambio con tutto l'occorrente, mettendomi in fila dietro il resto della classe.
Arrivati davanti gli spogliatoi la prof fa l'appello, facendoci andare a cambiare.
Entro in un bagno e cambio i pantaloni e la maglia, pre dendone una più comoda e dei leggins corti fin sopra il ginocchio. Cambio le scarpe e lego i capelli in una coda alta, rimetto le cose apposto ed esco.
Mi metto sulla trave aspettando qualche altro compagno di classe.
-Posso?-
Un ragazzo alto e moro mi indica un angolino di trave affianco a me.
Annuisco e si mette seduto.
-Non ti ho mai vista, sei nuova?-
Scuoto la testa.
-Sono qua dal primo.-
Ammetto distaccata facendo morire lì la conversazione. Mi alzo e lo lascio la.
Iniziamo il riscaldamento, con qualche giro di corsa.
-Ti sei offesa?-
Il tipo di prima è alla mia sinistra, che cerca di tenere il mio passo.
-No, ma gradirei che mi lasciassi libera di concentrarmi.-
Accelero il passo.

-Bene ragazzi, stavolta facciamo pallavolo.-
La prof sceglie due capitani e si iniziano a fare le squadre.
Quando vengo scelta si fa ormai ora di iniziare la partita.
Mi metto in palleggio, aspettando che gli avversari facciano la prima battuta.

-Bella partita Gioia!-
Esulta una ragazza.
-Sono Giada.. -
Borbotto scocciata.
-Eh allora? Scusa non è quello che ho detto io teso?-
Alza la voce, con fare arrogante.
-Credo tu abbia bisogno di farti una passeggiata nell'amplifon più vicino teso.-
Imito la sua voce da oca e le faccio un occhiolino, provocando una risatina alle altre ragazze.
Entro nel bagno e mi ricambio, ignorando le sue lamentele.

-Sto arrivando io in studio, aspettami fuori-
Mando un bacino ad Andrea e mi infilo nell'autobus. Attacco la videochiamata, andando a timbrare il biglietto.
Mi siedo infondo e aspetto che arrivi la mia fermata.
Scendo e mi avvio verso lo studio.
-Ciao patato-
Picchietto sulla sua spalla sorridendo e si gira, distratto dal telefono.
-Mi sei mancata tanto oggi-
Mi stritola, sollevandomi da terra.
Ci diamo un bacio e mi fa scendere.
-Come è andata oggi?-
Chiedo allacciando la cintura.
-Non siamo riusciti a fare nulla, però mi hanno contattato Jac e Luca e stiamo cercando un giorno in cui sono entrambi liberi per fare un salto in studio e cercare di registrare qualcosa.-
Annuisco e partiamo.
Mette la mano sulla mia coscia, e la intreccio alla mia.

-Vieni sul lettone?-
Chiedo ad Andrea.
-Due minuti e arrivo-
Dice andando verso il bagno.
Dopo un po' torna e si sdraia vicino a me.
-Che vogliamo fare?-
Chiedo dopo qualche attimo di silenzio.
Sul suo volto si increspa un ghigno.
-Io un'idea ce l'avrei..-
Dice portando una mano al bordo della mia felpa.
-Te la taglio.-
-Che?-
-La mano. Levala amò.-
Sbuffa, mettendo un finto broncio.
-Dai scherzavo. Sono un po' stanca oggi.-
Si gira dall'altra parte del letto.
-Che palle, ti giri?-
Mi butto si di lui.
-No.-
Dice con voce da bimbo.
Faccio il labbruccio, dopo aver girato il suo viso verso di me.
Si gira, e mi ritrovo sopra di lui, che con un mezzo sorriso avvicina il mio volto al suo.
Ci diamo un bacio, che si trasformano in due, tre e molti altri sempre più passionali, fino a che, senza accorgermene, finiamo senza vestiti.
Siamo rimasti entrambi in intimo e i nostri occhi si rincorrono, mentro scorrono l'uno sul corpo dell'altro.
Metto le mani sul suo viso e lo bacio di nuovo.
-Te la senti?-
Sussurra sulle mie labbra.
Mi mordo il labbro, in ansia ed annuisco.
Mi slaccia il reggiseno, spenge la luce.
La luna pallida illumina i nostri corpi, contrastata da quella calda della lampada che tengo sul comodino, il silenzio ci soffoca, la passione aspetta, predatrice, di attaccarci. Le labbra che si cercano, le lingue che si uniscono come le nostre intimità.
Le guancie graffiate da acqua salata, il dolore ed il piacere perfettamente amalgamati, creando un senso di volerne di più e di cessarlo. Quando non riesci a superare quella soglia di piacere e vuoi urlare dallo stare bene, i succhiotti, le mie unghie affondate nella sua schiena, i graffi, i sorrisi complici ed i gemiti.
Eravamo solo noi.
Noi.
A cosa serviva il resto?
A nulla, semplicemente, il resto non c'era.

-Come ti senti?-
Circonda il mio fianco col braccio, baciandomi il collo.
-Mai stata meglio. Giuro-
Sorrido.
Le mie gambe vogliono scappare via dal dolore.
Ma sto bene.
Ne vale la pena.
Per lui.
Per me.
Per ciò che siamo, ne (stra)vale la pena.
Dopo esserci scambiati la buonanotte ci addormentiamo abbracciati.

𝖌𝖚𝖆𝖎⇴𝖘𝖍𝖎𝖛𝖆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora