2-Elia, Andrea e Marcus

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Mezzo litro d'acqua naturale 2 euro. Poco più di mezzo litro 3 euro e 50; la frizzante viene addirittura a costare meno. Si ha la netta sensazione che il mondo stia andando al contrario ma in aeroporto è così e lo è sempre stato. La gente lo sa che i negozi sono carissimi, eppure non rinuncia ad acquistare qualcosa da portarsi dietro in aereo. Qualcosa che va dai semplici e piccoli souvenir ai prodotti tipici di tale regione, passando per delle semplici bibite, per degli snack o per un pacchetto di patatine. Tutto elevato a una cifra esagerata a detta di tutti, ma nella testa di queste persone scatta qualcosa e il pensiero è più o meno lo stesso: "ho già speso un tot prenotando questo volo... ma sì, che sarà mai". Salvo poi andare in cassa per pagare e lamentarsi del prezzo eccessivo con il malcapitato commesso, il quale è quasi sempre l'ultima persona ad avere colpa sui prezzi. Si grida alla truffa, alla furbata, al furto, all'insulto e alla miseria riempiendosi la bocca di commenti ed esternazioni inutili dato che hanno pronta la banconota da 50 euro per pagare e andarsene inorriditi. Quella banconota tanto maledetta dai commessi che se potessero eliminarla non ci penserebbero due volte. Se apriamo la cassa di un qualsiasi negozio in giro per l'Italia troveremo il contenitore dei 50 strapieno mentre i pezzi da 20, da 10 e da 5 si riescono benissimo a contare. Ma niente al mondo viene odiato di più delle monetine da un centesimo, le quali non si trovano mai e se ci fossero il cliente direbbe di tenerle perché non le vuole nemmeno lui. I problemi iniziano a sorgere dal momento in cui vengono a mancare le monete da 10 e da 20, lì sì che diventa una bella gatta da pelare. Non si sa mai come dare il resto e nel peggiore dei casi si è costretti a riempire il cliente di monetine, pur sapendo bene che i clienti non le sopportano e vogliono liberarsene. Ma certe volte non si può fare altrimenti: o fingono di sopportare queste insulse monetine di bronzo o escono dal negozio senza prendere il resto che gli spetta. Anche se qui il commesso prova comunque a salvare il salvabile chiedendo al cliente se ha della moneta da fare fuori; se la risposta è sì, sia lui che la sua cassa prendono una boccata d'ossigeno. Sono paradossi, sensazioni e stati d'animo che solo chi ha avuto a che fare con la cassa o ha comunque svolto la mansione di commesso, seppur per un breve periodo, può capire. In aeroporto c'è l'aggravante del mattino presto. I primi voli partono intorno alle 6 e massimo un'ora prima molti negozi aprono; il grattacapo sta nell'alzarsi prestissimo, essere particolarmente nervosi per tutto il turno di lavoro e avere a che fare con i clienti mattutini; nervosi anche loro per essere già svegli a una certa ora. Sono loro in genere quelli che hanno fretta o che entrano decisi, sanno cosa prendere, pagano e se ne vanno senza nemmeno aver detto "ciao". Almeno per oggi la fase è superata essendo quasi mezzogiorno. Adesso l'area partenze è meno affollata e questo signore che è appena entrato invece non sembra avere nessuna fretta. Probabilmente ha il volo tra un paio d’ore e lui è arrivato in largo anticipo per farsi un giro di tutto l'aeroporto con la dovuta calma. Nota "l'offerta" 2 bibite a 6 euro perciò prende due Coca Cola dal frigo. Prende mano al portafoglio e nel frattempo si avvia in cassa dove troverà Elia.
Il signore lo saluta per farsi notare - "Hi."
"Hello!" - Elia gli risponde con la sua espressione perennemente seria.
Posa le bottiglie sul banco - "Do you need boarding pass?"
"No, I don't need it. Thank you." - avvicina le bottiglie allo scanner.
Il signore la prende sul ridere - "In UK they always asking for it."
Anche Elia lo trova divertente ma tiene fede alla sua serietà - "Yeah but we are in Italy and we don't care about bording passes."
"And I don't know why but I like it."
Questa volta gli scappa una piccola risata ma il sorriso non riesce proprio a farlo. Si sente a suo agio col signore e con tutti i clienti più o meno simili a lui, ma di sorridere non se ne parla - "You know, we don't like so many rules here."
"6 euros, right?"
"Yep."
Fruga nel portafoglio e oltre ai 5 ha solo una moneta da 2, il resto sono solo monetine inutili e odiose - "Take the change."
Elia non se lo fa dire due volte e ripone i soldi in cassa - "Have a good day."
"You too, bye."
Il signore tanto amichevole se ne va senza aspettare nemmeno lo scontrino. Non se ne fa nulla, come la maggior parte dei turisti. Se solo avessero avuto modo di chiacchierare un po' di più sicuramente avrebbero avuto una lunga e interessante conversazione. Ma è così che il mondo va avanti. Nel nostro percorso incontriamo troppe persone di passaggio, le quali se si fossero fermate noi saremmo qui a raccontare la nostra vita con tutt'altra trama e facendo attenzione ad altri particolari. Persone che ci passano davanti e noi passiamo davanti a loro e il nostro incrocio di vite finisce lì. In un'altra occasione con queste persone sarebbe potuto nascere un'amicizia, un amore ma anche solo una piacevole conoscenza e nulla più. E poi ci sono altre persone che incrociamo e che sono obbligate a far parte della nostra vita; ma noi di queste persone ne faremmo benissimo a meno. Davide, il responsabile del negozio che sta arrivando proprio in questo momento, fa questo effetto ad Elia. Lui vorrebbe tanto fare a meno di lui, lo eviterebbe volentieri e sarebbe felice di farlo, però non può. Sono colleghi e come colleghi devono coesistere e farsi andare bene a vicenda.
"Ciao Elia."
"Ciao Davide."
"Come va?"
"Va tutto bene. A te?"
"Tutto bene." - Davide posa il suo zaino dietro alla cassa e prende il pc in mano per controllare le mail che ha ricevuto. Lo fa sempre quando arriva in negozio - "C'è stata gente stamattina?"
"Non molta, intorno alle 11 c'è stato un po' di movimento ma nulla di che." - con lui si sente parecchio a disagio, infatti il loro dialogo è sempre stato fiacco.
"Eh c'erano pochi voli."
Mentre parlano un altro cliente si presenta alla cassa con La Stampa e una Settimana Enigmistica. Non saluta nemmeno e chiede - "Posso pagare con bancomat?"
"Sì certo." - scannerizza i due giornali - "Sono 3 euro e 20 centesimi."
Il cliente prende la carta di credito e chiede - "Inserisco?"
"Se è contactless la passi qui sulla sinistra." - indicandogli il pos.
Fa come gli dice ma sulla schermata del pos compare la scritta "Impossibile effettuare la transazione". La prima cosa che ad Elia passa per la mente è quella di controllare i cavi e verificare se sono tutti collegati; per farlo deve girare il pos. Davide lo vede e interviene subito - "No no no no stai fermo" - fa il giro della cassa - "Tu questo non lo devi toccare per nessuna ragione." - prende il pos in mano e lo sbatte con violenza sul bancone, provocando lo spavento e lo sdegno del cliente vicino a lui. Elia invece non fa una piega e rimane immobile, sposta solo i suoi lunghi capelli di lato; dentro di sé sa che se non ci fosse stato nessuno gli sarebbe saltato addosso e lo avrebbe preso a pugni ma deve contenersi nonostante la piccola umiliazione - "Adesso ti sposti sull'altra cassa e fai la transazione SENZA TOCCARE QUEL POS."
Elia per evitare discussioni fa come gli dice e rimane zitto - "Venga pure qui."
Il cliente resta ancora incredulo ma preferisce non mettere bocca dove non gli compete.
"3 e 20."
Stavolta la transazione prosegue senza nessun tipo di inconveniente. Il cliente prima di andarsene dice - "Mi spiace averti fatto perdere tempo."
Elia non lo guarda nemmeno in faccia e si volta senza salutarlo.
Davide nota pure questo e ha da ridire - "Sei sempre così con i clienti?"
"Così come?" - chiede infastidito.
"Sempre serio, non sorridi mai."
"Non me ne accorgo nemmeno."
Davide lo riprende di nuovo - "Non va bene così, Elia. La clientela lo nota e non è bello. Tu ti approcci male, sia con loro ma anche con noi colleghi. Non parli mai, non ti confidi mai, non scherzi mai."
"Ma il fatto di essere colleghi ci porta automaticamente a essere amici per la pelle?" - gli risponde con tono ironico.
Davide sospira come se stesse cercando degli appigli - "Si ma così ci metti in difficoltà, capisci? Cerca di essere più presente, non solo nel lavoro, in tutto quello che fai. Io posso capire all'inizio, ci può stare. Però sei qui da tre mesi, siamo al 18 giugno, e ti ricordo che hai un contratto a termine. L'azienda non ci mette niente a mandarti via e a me dispiacerebbe perdere un collega."
"Allora, prima cosa: ti ricordo come mi hai trattato davanti a un cliente nemmeno due minuti fa. Seconda cosa: tu non sai come sono al di fuori di qua perché fuori da questo negozio non mi hai mai visto. Terza cosa: sono consapevole del mio contratto a termine, non ho bisogno che me lo dica tu. E ultima cosa: se l'azienda mi manderà via vorrà dire che avrà le sue ragioni."
"L'azienda si basa molto su ciò che dico. Se io riporto cose negative è più facile che ti lascino a casa."
"Bene, tu riporta il cazzo che vuoi, fatto sta che il mio turno oggi è terminato e ci vedremo di nuovo domani a quest'ora. Ciao."
"Elia mi spieghi perché ogni volta che torniamo su questo argomento rispondi di merda?"
"Ti sei appena risposto tu: rispondo di merda appunto perché torniamo su questo argomento che io considero chiuso sin dalla prima volta che ne parlammo. E adesso fammi andare che sono in piedi dalle 4 e sono abbastanza stanco. A domani."
In tre mesi è la quarta volta che affrontano lo stesso discorso e finisce sempre così. L'azienda vuole un personale sorridente, accogliente e di buona presenza: il contrario di Elia. Lui è, per l'appunto, sempre serio, rozzo e ha poca cura di sé; in più la statura bassa non lo aiuta. Anche quando gli viene da ridere o ha motivo di essere felice ha sempre le labbra curvate verso il basso. Se sorride lo fa in modo forzato ed è anche brutto vedersi. Preferisce evitare e gli va bene passare per il ragazzo freddo, glaciale e apatico che nasconde le sue emozioni. Mentre esce da quel carcere di negozio prende il telefono per vedere se sono arrivate notifiche mentre era impegnato. Apre solo quello che gli interessa, ossia il messaggio di Chiara: "Scrivimi quando hai finito". Va sulla sua chat e mentre si incammina verso l'uscita dell'aeroporto le scrive "Amore ho finito adesso".

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