6-Notte fonda

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"Dimmi tu se per pisciare devo fare i chilometri, coño." - Il fiatone lo costringe a piegarsi in due dalla fatica, con i crampi della fame e lo stomaco che lo avverte di essere a secco, lui cerca di non dargli troppo ascolto. Si ferma in mezzo al sentiero in salita. La strada ora è abbastanza lontana e vede in Andrea ed Elia due sagome, di cui una nascosta e sdraiata sull'unico buco all'ombra di fianco a un blocco di cemento, e l'altra cha cammina avanti e indietro ingannando l'attesa. Si guarda intorno ma vede solo erba ad altezza addome, alberi sparsi e foglie che ogni tanto si staccano dai rami e seguono il vento ondeggiando a destra e sinistra per poi posarsi con delicatezza. Si toglie la felpa, la maglia si è incollata alla pelle per colpa di tutto il sudore che ha preso rimanendo fermo sotto il sole. Si leva anche quella e l'abbandona lì, ha deciso lui per la sua inutilità. Lega la felpa intorno alla vita e passa in mezzo all'erba umida. Sente l'acqua nei piedi e sotto le ginocchia ma non gli conviene togliersi le scarpe e i pantaloni. L'erba si abbassa man mano che cammina e quando la strada è interrotta da un enorme abete decide di fermarsi e fare i suoi bisogni. Si guarda alle spalle e si assicura che non ci sia nessuno. Tira giù la cerniera dei pantaloni e - "AAAAAAH!" - il suo gettito a parabola è così potente che, dopo aver impattato la corteccia, alcuni schizzi di urina gli arrivano sulle scarpe. Dopo aver finito scalcia per asciugarsele. La vescica è svuotata e si sente tre chili più leggero. Slega la felpa dall’addome e se la rimette. Ripercorre la stessa strada, ma al contrario. L'erba alta sembra meno alta ora che va in discesa. Si gratta la testa e sulle mani rimangono attaccate delle ciocche di capelli - “Non posso andare avanti così.” - pensa dentro di sé. Da qualche giorno avverte anche lui qualche strano sintomo di malessere. Il cuoio capelluto irrita tanto da farlo impazzire e dietro il collo si è riempito di brufoli. Lui prova a non grattarsi e fa finta di non avere nulla. Vede la maglia che si è tolto prima ma ci passa sopra coi piedi e tira dritto. Il sentiero ora è in discesa e cammina quasi correndo. Scavalca il guardrail e torna sulla banchina della carreggiata. Si accorge della cerniera dei pantaloni abbassata. La tira su mentre cammina e raggiunge Elia e Andrea - "Allora? Com'è la situazione?"
Andrea si gira di scatto e lo squadra - "Com'è la situazione? Te lo spiego io. Siamo qui sotto il sole da più di tre ore su una cazzo di strada in salita e con delle cazzo di felpe nere - mentre cammina non si accorge di essere finito in mezzo alla strada - e non sta passando un cazzo di nessuno! - grida guardando il cielo - E quei pochi che passano non li fermiamo perché voi dite che non vanno bene."
Elia, sdraiato sotto il blocco di cemento, con la più apparente calma e strafottenza e senza guardarlo in faccia, gli dice - "Mangiati qualcosa. Il caldo ti sta dando alla testa." - si siede e si accende l'ultima sigaretta del suo pacchetto.
Andrea gli risponde - "Beh tu che sei all'ombra stai meglio di me."
"Ben detto." - spinge il fumo nella sua direzione e si sdraia.
Andrea, particolarmente nervoso, non sopporta l'atteggiamento menefreghista del suo amico e gli dice - "Possibile che non ti freghi mai un cazzo?"
"No, semplicemente non ho fretta. Dovresti provare anche tu."
"Hermanos, non litighiamo." - questa volta è Marcus il mediatore tra i due litiganti.
Andrea è stufo di aspettare e alza la voce - "Ci muoviamo a trovare ‘sta macchina?"
" È quello che stiamo facendo, coño. Abbi un po' di pazienza."
"Ma se restiamo qua fermi stanotte saremmo ancora qui."
Elia, stufo di sentire la sua voce - "Quando avrò una pistola sarai il primo che ammazzerò, giuro."
"Fidati che se continui così ti ammazzo io per primo."
"La volete smettere di essere così oggi?!" - Marcus cerca di nuovo di mettersi in mezzo ma fallisce una seconda volta.
"Zitti tutti." - grida Andrea.
Avvertono il rumore di un motore e forse vedranno finalmente arrivare una macchina. Elia gira solo la testa perché è troppo pigro e comodo per alzarsi. Marcus mantiene a stento l'equilibrio sul guardrail ma non riesce a vedere nulla. Andrea che è fermo in mezzo alla strada si affaccia ancora di più. Col suo binocolo vede questa macchina grigia, dai contorni vintage a prima vista, impegnata nei curvoni. Riconosce il muso a becco di volatile e il lato b piatto. Si toglie il binocolo e guarda i suoi amici sorridendo - "Arriva una Ypsilon!"
Elia ha un sussulto. Scatta subito in piedi dicendo - "Te lo puoi scordare!" - prende il braccio di Andrea e lo tira verso di sé, portandolo via dalla carreggiata.
Andrea prima lo asseconda, poi sbotta - "Ma che cazzo ti prende?!" - gli urla in faccia.
"Io su quella macchina non ci salgo."
"Ely, finiscila." - Marcus lo rimprovera e si mette il cappuccio.
Elia con l'altra mano tiene fermo anche lui - "Ho detto che io non salgo su una Ypsilon."
"Perfetto, saliamo io e Andrea. Tu resti qua."
Elia si oppone con resistenza a loro due che cercano di mettersi in mezzo alla carreggiata e cerca di spingerli - "Mi va bene anche un triciclo, ma quel catorcio di merda no. Piuttosto vado veramente a piedi."
Andrea lo prende alla lettera e si avvia con passo deciso - "Benissimo. Marcus, andiamo."
"Smettila, hermano." - Marcus lo ferma sconsolato.
"Sei serio?!" - lo guarda incredulo e gli urla a due centimetri dall'orecchio.
"Cerchiamo un'altra macchina. Elia sei sicuro? Decidi in fretta."
"Qualsiasi cosa ma non la Ypsilon. Mi sale il vomito."
"Ok ma la prossima saliamo, non me ne frega un cazzo."
Andrea, mentre la Ypsilon passa al loro fianco senza rallentare, si allontana scuotendo la testa, mandando i suoi amici platealmente a quel paese. Dalla frustrazione tira un calcio al guardrail e comincia a bestemmiare urlando. È così nervoso da grattarsi le braccia per calmarsi; affonda le unghie e graffia fino a sbriciolare pezzettini di epidermide.
Elia torna nel suo spazio all'ombra e si sdraia, senza il benché minimo senso di colpa. Marcus lo segue e prova a redarguirlo - "Andrea è nervoso, cerca di lasciarlo tranquillo."
“È un suo problema, non mio."
"Deve ancora abituarsi a 'sta vita, hermano."
"L'ha voluta anche lui, perciò che si dia una mossa."
Non risponde e lo guarda in silenzio. Pensa che è inutile cercare di venirgli incontro quando sa che non lo ascolterà mai. Si allontana da lui e sottovoce dice - "Va bene fai cosa vuoi." - Si mette seduto sopra il guardrail a prendere il sole.
I punti di vista differenti di chi arriva sempre in ritardo, chi arriva in anticipo e chi non dà peso alle due cose. Andrea è l'amico sempre puntuale e per giunta arriva sempre prima degli altri. Si preoccupa perlopiù di presentarsi prima di tutti ma odia aspettare con tutto se stesso, nonostante l'abitudine. Il suo nervosismo è dato da questa attesa. Tre ore sotto il sole, la dermatite che non dà tregua, appostato con un binocolo ad aspettare un'ipotetica macchina che, secondo lui, non arriverà mai.
Se Andrea fosse il giorno, Marcus sarebbe la notte fonda. Anche su cento persone lui sarebbe capace di presentarsi per ultimo e farsi aspettare anche più di un'ora. Per lui aspettare non è mai stato un problema, anche perché non aspetta mai e nella sua vita non ha mai aspettato nessuno. Resta tranquillo, ottimista e con la vescica svuotata. Ha solo la fame e il prurito alla testa che lo turbano, ma sa gestirli bene. Presto o tardi quella macchina comparirà dal nulla.
Elia è semplicemente Elia. Per lui può arrivare chiunque e può non arrivare nessuno, non gli importa. L'importante è che non arrivi una Lancia Ypsilon. Se ne sta nell'unico buco all'ombra e ora che ha finito la sua ultima sigaretta troverà altro per ammazzare il tempo.
"Raga quella cos'è?" - chiede Andrea all'improvviso.
Marcus si alza e va verso di lui - "Fa vedere - gli toglie il binocolo dalle mani – sembra una Polo."
"Sicuro?"
"Mi sembra."
Si alza anche Elia, spinto forse dal timore di dover fronteggiare un'altra Ypsilon. Ruba il binocolo dalle mani di Marcus. Vede questa VolksWagen di colore blu impegnata nell'ultimo degli infiniti curvoni e procedere nel rettilineo verso di loro - "Golf."
"Che cambia?" – gli chiede Marcus.
“È un po' più lunga."
“È meglio della Polo?"
"Che io sappia sì."
"Sicuri? Puntiamo quella?"
"Mentre decidete io procedo col piano." - Elia si infila il cappuccio e aspetta che la Golf si avvicini.
Anche Marcus e Andrea mettono il loro cappuccio e si nascondono dietro al guardrail.
Elia si butta in mezzo alla strada facendo finta di inciampare e cadere rovinosamente a terra. La macchina inchioda di colpo e si ferma. Elia si lamenta e chiede aiuto, riconosce il rumore della portiera che si apre ma non la vede perché è girato di spalle.
Dalla macchina scende a fatica un signore anziano con evidenti difficoltà a camminare - "Ha bisogno di aiuto?"
Elia urla dal finto dolore - "Chiami subito un'ambulanza, la prego!"
Il signore a passi lenti comincia ad avvicinarsi - "Stia tranquillo - risponde - Adesso la chiamo." - è diventato ostaggio del panico. Le mani gli tremano in continuazione mentre cerca di raggiungere Elia. Trova il telefono in una delle tasche dei pantaloni ma fa fatica a sbloccarlo e dall'agitazione gli cade per terra. Si abbassa per raccoglierlo. Ne approfittano Marcus e Andrea, che scavalcano il guardrail e in men che non si dica si intrufolano in macchina. L'anziano se ne accorge e si dimentica del telefono. Urla - "Al ladro! Al ladro! La mia macchina! - e cerca di correre il più veloce possibile ma nel tentativo di evitare il furto un ginocchio cede. Elia, che ha percepito il segnale, si alza di scatto e tira una spallata all'anziano, il quale cade malamente sull'asfalto. Corre per raggiungere gli amici ma a metà strada si ferma a guardare il signore per terra, che tenta di rialzarsi.
Marcus gli urla - "Muoviti coño, veloce!"
Andrea invece - "Che cazzo stai aspettando?!"
Lui non ascolta, cammina verso l'anziano mentre gli altri due si sbracciano. Prende il suo telefono e lo lancia nello strapiombo. Si avvicina sempre di più e l'anziano è sulle sue ginocchia. Gli sferra un calcio in pieno volto con tutta la sua forza, accompagnato da un urlo da karateka. L'anziano sente il colpo, la sua testa cade a peso morto e quasi sviene all'istante. È così stordito da non riuscire nemmeno a gridare e a chiedere l’aiuto di qualcuno. Le mani si ricoprono dal sangue fuoriuscito dal naso, cerca di fermarlo premendolo con tutta la forza che ha ma alcune gocce cadono anche sull'asfalto. Marcus scende dalla macchina imbufalito. L'anziano non fa in tempo a leccarsi le ferite perché Elia sferra un altro calcio, stavolta sul costato. A questo giro le urla di dolore sono altisonanti, l'eco delle montagne riproduce i suoi continui lamenti e le grida disperate. Si accartoccia come un neonato, prova a proteggersi la testa con le mani rosse di sangue per implorare pietà e per non farsi più colpire. Le urla non si placano e disperato grida - "AIUTO!!!" - ma nelle vicinanze nessuno riesce a sentirlo. Elia, privo anche di un millesimo di compassione per quell'anziano indifeso e colpevole solo del fatto di guidare una macchina che cercavano, gli si avvicina e minacciosamente lo prende dalla giacca. Ma Marcus arriva in tempo a fermarlo - "Che cazzo stai facendo, hijo de puta?! Andiamo!" - e lo spinge di forza fino alla macchina. Elia non oppone nessuna resistenza e una volta spinto contro il cofano, sale su e chiude la portiera.
Marcus si infila in macchina e mentre chiude la portiera spinge l'acceleratore fino in fondo e la macchina va su di giri. Le gomme fischiano e quando parte a tutta velocità lasciano il segno sull'asfalto. Si allontana dalla zona a tutta velocità. Passano a un centimetro dall'anziano rimasto per terra. Mette la terza, poi la quarta, poi la quinta, il rettilineo è lungo e desolato. L'anziano inerme e quasi privo di sensi è diventato un misero puntino. Salgono su per una collinetta sfilando di fianco a dirupi, strapiombi senza protezioni e strati di roccia pericolanti protetti da una misera rete metallica. Mentre percorrono un tornante in salita, Marcus si accosta sulla destra. Spegne la macchina e tira su il freno a mano. Esce e sbatte la portiera.
Elia intuisce sia lui stesso la causa di questa sua rabbia, per cui, sbuffando, scende pure lui.
Marcus gli urla - "Che cazzo c'hai nella testa!" - e lo spinge.
Elia lo guarda e subisce senza aprire bocca.
Marcus scandisce parola per parola - "Spiegami. Cosa cazzo. C'hai. Nella testa." - gli tira un pugno in pieno volto.
Elia barcolla ma rimane in piedi. La calma lo abbandona e risponde al pugno con un pugno ancora più forte - "Fallo ancora una volta e ti riduco come quel vecchio di merda!"
Marcus subisce il colpo e rimane sui suoi piedi a fatica. Ne nasce uno scontro fisico dove uno spinge l'altro contro la macchina, l'altro per contrattaccare cerca di strozzarlo e di metterlo a terra.
Andrea prima li osserva mentre si sfogano l'uno sull'altro, poi si inserisce nella discussione e a fatica li separa. Marcus fuma dalla rabbia ed Elia lo guarda come se la loro sfida sia appena cominciata. Andrea li tiene divisi e prova a mediare tra loro - "Ragazzi, riuscite a parlare con calma senza arrivare ogni volta a prendervi a pugni?"
Elia si libera del braccio di Andrea e chiede a Marcus - "Mi fai parlare?"
"Prego testa de mierda, dimmi a cosa cazzo serviva."
"Dovevo evitare che chiamasse qualcuno e assicurarmi che non ci avrebbe visto in faccia."
"E c'era bisogno di sfigurargli la faccia?! C'era bisogno di ammazzarlo?!"
"Sì! Perché lui ci avrebbe visto, avrebbe chiamato la polizia e loro lo sai quanto ci avrebbero messo per arrivare a noi? Assolutamente nulla. Lo volete capire? E tu cosa fai? Invece di ringraziarmi per aver avuto la mente lucida e per avervi parato il culo mi urli addosso? Mi spingi? Mi prendi a pugni? Questo è un comportamento da amico, secondo te? Io a differenza vostra ho preso ogni tipo di precauzione e mi dispiace per il naso che gli ho rotto ma tra un mese gli sarà già guarito, a meno che non muoia di vecchiaia, e noi in questo modo abbiamo sia la macchina che il culo parato. Ma da qui in avanti o entrate nell'ottica tutti e due oppure ce ne torniamo a casa, dato che siamo ancora in tempo. Dovete capire che in questa nuova vita vanno fatte certe cose che non saremmo mai in grado di fare di nostra spontanea volontà, ma che servono a salvaguardarci."
Sembrano essersi calmati tutti quanti. Marcus non fuma più dalla rabbia e non ha più il pugno stretto, Elia ha calato il tono della voce e Andrea si è fatto da parte.
Quest'ultimo aggiunge solo - "Cerchiamo di non incappare più in certe situazioni."
"Avvengono - risponde Elia - noi possiamo solo agire di conseguenza, e farlo bene."
"Ora che ci siamo sfogati e abbiamo messo fine alle nostre frustrazioni possiamo salire in macchina e tutto è come prima, giusto?" - chiede Andrea a tutti e due.
"Tu ci farai ammazzare, hijo de puta." - Marcus sale in macchina incazzato e decide di interrompere momentaneamente la discussione. Andrea alza le mani al cielo, implorando un aiuto divino.
"Se mi tiri un pugno ancora una volta ti ammazzerò io." - sale anche Elia, nel suo sedile posteriore.
Andrea torna in macchina anche lui e a bassa voce, in modo che non lo sentano, dice - "Vi ammazzerò io se continuate così." - si mette la cintura - "ora?"
"Prima mangiamo e poi andiamo a prenderci le armi." - Marcus mette in moto la Golf, il motore della macchina gli fa dimenticare di essere incazzato con Elia - "Questa macchina già la amo."
"Quando?"
"Direi già stanotte. Però passiamo da casa a prendere la scala e il piede di porco. Che altro ci serve?"

Gli incappucciati Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora