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Era il 10 agosto di una calda estate, Matteo e suo padre decisero di andare a pesca. A Matteo piaceva stare sul lago, in silenzio. Quei pesci lo rappresentavano, erano silenziosi, con lo sguardo spento, le branchie scavate tra le squame come i suoi pesanti graffi e nuotavano lentamente. Difficilmente abboccavano, ma Matteo e suo padre continuavano a passare così le loro giornate.

Era una calda mattina del 10 agosto quando gli occhi di Matteo diventarono rossi e il suo corpo smise di rispondergli.

- Fai ciò che devi -

Queste le ultime parole che Matteo udì prima di non essere più se stesso. Guardò suo padre, curvo sull'acqua e lo prese da dietro, con le mani sul collo, una leggera pressione che si faceva più forte ad ogni tentativo di urlare del padre. Continuò a stringere fino a che ogni parte del corpo del padre fosse rimasta immobile e senza vita, poi gettò il corpo nel lago ed iniziò ad urlare.

- AIUTO! AIUTO! Mio padre è caduto nel lago! Sta affogando! - e questa fu la versione che la polizia diffuse.

Quando Matteo riaprì gli occhi si rese conto di essere in una camera di ospedale, cosa ci facesse non lo ricordava. L'infermeria era bella, coi lunghi capelli mori e gli occhi celesti come un lupo.

- Come si sente? -

Matteo la guardò.

- Spaesato! -

- Deve essere l'effetto della morfina, vado a parlare col dottore, si rilassi e cerchi di non fare movimenti bruschi. -

- Aspetti... –

Matteo cercò di bloccarla, ma il proprio braccio non gli rispondeva.

- Maledetto coso! - sussurrò così piano che l'infermiera non riuscì ad udirlo.

- Allora?! La smetti di non ascoltarmi? Ti rendi conto di cosa accade se non segui i miei ordini? Lui si arrabbia e se Lui si arrabbia, io mi arrabbio con te. -

- Mia madre non se lo meritava, non se lo meritava mio padre, non se lo meritava mia nonna, non se lo meritava mia sorella e non se lo meritava né il suo ragazzo e né la sua migliore amica. -

- Cosa ne sai tu? Hai già dimenticato? Tuo nonno non ti ha lasciato forse le istruzioni e le regole? Sei debole di memoria o vuoi solo prendermi in giro? –

La notte del quinto compleanno, Matteo credette di esser impazzito, davanti ai suoi occhi c'era un gas rosa che prendeva forma, un piccolo esserino malefico si stava modellando per apparire in un corpo con coda, braccia e uno strano ciuffo svolazzante.

- Cosa sei tu? –

L'essere non aveva un nome.

- Non è importante, chiamami come vuoi, basta che impari ad ascoltarmi fin da subito! -

Matteo lo guardò sorpreso e incredulo.

- Ma chi credi di essere!? ma cosa vuoi da me!? Ma lasciami fare, vai! -

Matteo cercò di muoversi, ma una forza oscura, invisibile e potente lo fermo. Matteo tentò di liberarsi da quella morsa che lo teneva immobile, ma era inutile.

- Caro, non sforzarti, sono troppo potente perché tu riesca a liberarti, rilassati e ascoltami. -

Matteo percepì una strana pressione sulle spalle che lo portò a sedersi sul letto e a girare la testa verso l'esserino malefico che sorrideva con un ghigno spaventoso.

No, Matteo non era uno da dimenticare un torto, sapeva bene cosa il nonno gli aveva lasciato: una maledizione.

Si narra di una leggenda in cui un uomo chiese aiuto a Dio, ma egli non rispose. L'uomo allora, adirato, chiese aiuto al Diavolo che subito si mostrò al cospetto dell'uomo chiedendo cosa potesse fare per renderne lieto l'animo.

L'uomo disse che la moglie era malata e non poteva avere i figli che desideravano.

- Prendi questo orologio, la tua stirpe vivrà per sempre, il tuo primo figlio sarà un maschio, così da poter procreare a sua volta un maschio che tenga vivo il tuo cognome. Unica condizione, non dovrai mai lasciare incustodito l'orologio, dovrai portarlo con te, sempre e lo dovrai regalare a tuo nipote, mai ad un figlio! Non dimenticare le mie parole. Un' ultima cosa e il sortilegio sarà compiuto, -

Il diavolo gli porse un foglio e uno spillo.

- Firma col sangue, voglio siglare il patto in modo che sia valido per l'eternità. -

L'uomo firmò ghignando, finalmente avrebbe avuto i figli che desiderava e ringraziò di cuore il diavolo.

Il povero uomo ben prestò scoprì l'essere inquietante che abitava nell'orologio. Era privo di corpo, era una sostanza rossastra che rimaneva nascosta nell'orologio ed usciva solo per dare gli ordini da eseguire. Il povero uomo venne obbligato ad uccidere ogni suo amico o parente e, in preda alla pazzia, invocò nuovamente il Diavolo per chiedere spiegazioni.

Il veleno aveva avuto un effetto immediato e la madre di Matteo non fu capace di difendersi ma si lasciò cullare dalla morte che era venuta a prenderla. I due uomini vennero incolpati del fatale drink poiché il cameriere attribuì a loro quella fatidica offerta.

La tragedia era conclusa, i due uomini furono arrestati e Matteo si sottrasse alle domande dei carabinieri scappando via.

- Allora?! Cosa vuoi fare? -

- Coso, cazzo! Sono in un fottutissimo letto di ospedale, cosa cazzo vuoi che faccia? -

Matteo urlò, attirando l'attenzione dell'infermiera che entrò nella camera.

- Si sente bene? -

Matteo avrebbe voluto dirle "no, presto scappi" ma tutto ciò che riuscì a fare fu sorridere delicatamente.

Il dottore entrò, non salutò, guardò Matteo a malapena e si diresse verso la flebo della morfina. Diminuì il dosaggio, palpò il sedere all'infermiera con sguardo da porco ed uscì dalla stanza. L'infermiera arrossì e lo insegui senza farsi notare.

- Devi trovarla! È troppo tempo che rimandi il momento, la devi assolutamente trovare. Non devi far arrabbiare Lui, lo sai bene, il patto è firmato col sangue e tu devi onorarlo come hanno fatto i tuoi predecessori, lo sai che succede se non lo fai? -

Matteo non lo sapeva, ma aveva capito che anche "Coso" aveva paura di quello che sarebbe accaduto e così Matteo si era convinto di doverne avere timore pure lui.

- UCCIDERE CARLO!? -

Matteo e Coso litigavano.

- Si, così lui desidera! -

- Nono, lui desidera un cazzo, Carlo non si tocca, cosa cazzo c'entra Carlo!?-

- Lo sai, è il patto -

- IO NON L'HO SCELTO! Non sta a me seguire gli ordini di qualcuno che neanche si mostra. -

- Shhh, potrebbe sentirti! -

Coso si nascose nella sua tana dentro l'orologio e Matteo era convinto che stesse tremando.

Una maledizione è per sempreWhere stories live. Discover now