Edoardo era un ragazzo di ventisette anni quando incontrò Cristina. Se ne innamorò perdutamente dopo il primo sguardo e decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per averla. Non sapeva del pericolo che correva.
"E' il suo unico nipote..."
Le parole della sorella gli riecheggiavano nelle orecchie, come era possibile che solo lui era riuscito ad avere un figlio legittimo?
Non sapeva darsi una risposta e continuava a pensarci giorno e notte.
- Grazie per essere venuto! - Carlo gli batté la mano sulla spalla.
- Per te questo ed altro! - sorrise obbligato.
Carlo gli aveva promesso che avrebbero passato una serata tranquilla, ma Matteo aveva uno strano presentimento. Qualcosa di inaspettato stava per accadere e Coso fremeva alla sola idea.
- Cosa ti rende tanto felice? – chiedeva spazientito Matteo.
- Tu non lo sai, ma Lui sì! –
- Sei inquietante! –
Coso ghignò e si passo la mano sul ciuffo rossastro.
- Non verrà vero? –
Ariel e sua madre erano sedute al tavolo del salotto guardando l'orologio.
- Arriverà. – disse ascoltando per l'ennesima volta la voce della segreteria telefonica.
- Non arriva mai... -
Ariel si alzò e andò in cucina a prepararsi un panino. La Signora scoppiò a piangere.
Daniele aveva avuto un'infanzia difficile, sballottato fra una casa famiglia e l'altra. Picchiato e maltrattato da ogni donna che aveva incontrato sul suo cammino, aveva deciso di diventare più forte. Non capiva di sbagliare, lo trovava divertente. Schiaffeggiare Ariel per lui era un gioco. Darle i calci nello stomaco lo faceva ridere, passarle il coltello sulla pelle graffiandola lo faceva eccitare, vederla piangere gli dava uno strano senso di vittoria.
Avere figli sembrava un'impresa, l'uomo era disperato e non sapeva più cosa provare. Avevano fatto ogni esame possibile, si erano rivolti a stregoni e voodoo ma nessuno poteva guarire l'infertilità di Maria. Arrivò un momento in cui le speranze non esistevano più e solo Dio poteva fare qualcosa.
- Aiutami ti prego! Padre nostro che sei nei cieli io ti imploro, non abbandonarmi ma esaudisci il mio ultimo desiderio. -
Ogni giorno la preghiera si ripeteva e la rabbia aumentava. Dio non lo ascoltava.
- Or dunque non ne posso più! Ti ho pregato ed implorato per troppi giorni! Tu non mi aiuti e se tu non mi ascolterai lo chiederò al diavolo! -
E il diavolo non se lo fece ripetere due volte.
Catia, Ariel e Anne si ritrovarono ad ascoltare le parole della nonna. Non credevano che fosse una storia vera, ma sua nonna conosceva quell'uomo e conosceva quella storia.
- Bambina mia, non puoi sottrarti al tuo destino, Lui vuole così e così sarà! -
- Ma io, io ho fatto di tutto per non incontrarlo, non voglio, non posso, non ne sarei capace! -
Catia sapeva da sempre la verità ed aveva usato ogni mezzo in suo possesso per nasconderla. Ora Matteo l'aveva trovata, lei lo aveva riconosciuto e la maledizione si sarebbe avverata di nuovo! A meno che ...
Matteo aveva pochi anni quando sua madre mise al mondo Violet. Tutti avevano accolto la bambina come una principessa. Ovunque le erano regalati baci e sorrisi, ma qualcuno stava già tramando.
- Sarà lei la prima? -
- Certamente! Solo lui ha il diritto, nessuna femmina deve potergli impedire di adempiere al suo compito. -
- Lo scoprirà? -
- Il vecchio ha provveduto a tutto. -
- Saluta la tua sorellina Matteo! -
Solo una smorfia uscì dal viso di Matteo, lui voleva sorridere, ma qualcuno glielo impedì e ne risultò un grugnito.
La madre iniziò a soffrire dal momento in cui capì che Matteo non accettava la sorella.
- Cosa devo fare? -
- Non è colpa tua amore, Matteo capirà, vedrai! -
Non sapevano che non era Matteo a non aver capito, ma loro. Erano loro a non aver capito la maledizione di quell'orologio tanto agognato.
- Daniele, oggi non posso. -
Ariel cercava di tenere lontano il suo incubo, ma lui non voleva saperne.
- Vieni, ci divertiamo! -
- Devo studiare, davvero, ho un esame a breve! -
Daniele non si lasciava convincere facilmente e Ariel lo sapeva, ma non poteva fare altro.
- Scusami, ma non posso e poi la macchina l'ha mia madre, non saprei come venire. -
- Cruella, Cruella! Sempre in mezzo quella donna eh! -
Ariel rabbrividì, odiava il soprannome di sua madre.
- Vengo io. Preparati! -
Ariel sbiancò, ma non riuscì a fermare Daniele che aveva già riattaccato.
Sua madre era in casa, se avesse visto arrivare Daniele sarebbe successo il finimondo e Ariel aveva paura.
- Mamma, mi ha chiamata Catia, andrei a casa sua a studiare, così ripassiamo assieme. -
La signora la guardò a lungo negli occhi.
- Vai, ma fai attenzione! -
Che significava? La madre non le diceva mai di stare attenta, sapeva forse qualcosa?
Daniele arrivò sfrecciando e inchiodò quando si rese conto che Ariel gli stava passando accanto.
- Perché non mi hai aspettato? -
- Mia madre era in casa. -
Il silenzio riempì quella macchina come un gas soffocante. Aprirono i finestrini per cercare l'aria e il rumore del vento.
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Una maledizione è per sempre
General FictionCi sono maledizioni che non ti puoi levare di dosso.