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Le dita di Newt fremevano mentre componeva il numero di sua madre sulla tastiera. Il suo cuore batteva contro la cassa toracica e non riusciva a stare più fermo, cominciò a camminare avanti e indietro per la sua stanza, mentre gli squilli si susseguivano al telefono.
Tutto pareva essersi trasformato in un incubo.
La sua mente aveva realizzato solo dopo la fine del messaggio che le sirene dalle auto della polizia dalle quali era stato svegliato erano per lui, per Thomas. Per il ragazzo che quella notte aveva...
Newt si rifiutava anche solo di pensare che potesse essere realmente così.
Nervoso, continuava a passarsi la mano tra i capelli, neanche sera accorto del suo respiro accelerato, degli occhi lucidi, le lacrime che li stuzzicavano.

Thomas, Thomas, Tommy, cosa hai fatto? Perché lo hai fatto? Perché mi hai fatto questo?

I suoi pensieri erano un turbine confuso, il suo petto si alzava ed abbassava velocemente, non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a parlare, il suo corpo era in estrema tensione.
Voleva urlare, piangere, mettere sottosopra la stanza, ma non poteva lasciarsi andare.
Lizzy dormiva nell'altra stanza ed era quello l'unico pensiero che lo costringeva a controllarsi.

Tagli. Come ho fatto a non notare i tagli? Il panico di Thomas. Tutto di lui avrebbe dovuto farmi capire come stava. E invece no. E invece no. E invece...

La sua mente continuava a vagare, ad allontanarsi dalla realtà nella speranza di svegliarsi da un incubo, una speranza vana, perché quella era la realtà.
E sua madre non rispose.

Newt la richiamò, ancora e ancora, finché non rispose, dopo mezz'ora di esaustiva disperazione del ragazzo, che ormai manteneva il controllo di sé stesso a stento. Ogni sua singola cellula, tutto in lui voleva distruggere qualsiasi cosa si trovasse davanti ai suoi occhi.
Il senso di colpa, la confusione, la rabbia, il rimorso, milioni di pensieri, dentro di lui regnava il caos più totale, come se un inferno si fosse risvegliato dopo tanto, tantissimo tempo.

«Ma...» la voce gli morì in gola, stava tremando, stava piangendo, aveva le guance umide, se le sentiva bagnate, ma allo stesso tempo era tutto così confuso, tutto tremendamente triste, disperato.

«Newt, oh mio dio, Newt. Ti prego, tranquillizzati» mormorò sua madre con una voce addolorata, ma ferma, perché piena di esperienza, perché si era già trovata una miriade di volte in situazioni del genere, nell'arco degli anni di servizio.

«Dimmi che...» Newt, finalmente, singhiozzò. Fu come se avesse ripreso ossigeno dopo un intero minuto di apnea, ma era così spezzato, moralmente, e ormai fisicamente, che non riuscì a dire altro.

«È in stato grave» mormorò sua madre, «I medici non sanno se riuscirà a sopravvivere.»

«Mamma... torna a casa, ti prego. Ti prego» sussurrò a fatica, ripetendo la supplica, poi chiuse la chiamata, involontariamente, e lasciò cadere il telefono per terra. Cadde, stringendo le ginocchia al petto e trascinandosi contro la parte anteriore del letto per poggiarvisi la schiena. Continuò a singhiozzare, a piangere in silenzio perché non voleva che Lizzy si svegliasse.

Il dolore dentro di lui era vivo, una fiamma ardente, ma non una di quelle confortevoli, che trasmettono un calore piacevole in un tardo pomeriggio freddo, era un fuoco violento, devastante, che gli stava lacerando le interiora.
Lo sconforto, la paura, l'ira che provava alimentavano questa fiamma, che lo disintegrò completamente, al buio della sua stanza.

Non si accorse neanche dell'arrivo di sua madre, se la ritrovò davanti ad un certo punto, improvvisamente, che gli tastava il volto bagnato. Un bacio sulla fronte. Delle parole che non capì. Si trovò a muoversi per sollevarsi e lasciarsi ricadere sul letto, con lei al suo fianco, che lo teneva stretto a sé. Newt le posò la testa sulla spalla, gli occhi chiusi, bagnati come le guance, le labbra tremanti e i singhiozzi soffocati. Era distrutto.

«Newt...» Céline era senza parole, non sapeva cosa dire. Che lei ricordasse, non aveva mai visto il proprio figlio in quelle condizioni e, forse, un paio di quesiti doveva porseli. Era sempre stato così maturo per la sua età, così disponibile, forte. Adesso stava crollando tra le sue braccia e vederlo in quello stato le fece male al cuore.
Almeno, pensò, era lì con lui.
Solo in quel momento comprese che le cose erano andate esattamente come aveva pensato, tra lui e Thomas.

C'erano molte questioni che avrebbe dovuto sbrigare, ma con Newt in quello stato non poteva e non voleva spostarsi da casa. Quando aveva ricevuto le sue chiamate si trovava in uno stato di terrore, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
Si trattava di persone che conosceva: il figlio di Stephen, un suo caro vecchio compagno del liceo, e di Joanne, sua moglie, aveva provato a togliersi la vita, quasi riuscendoci.
Sperava che quel quasi fosse dato per certo, che il ragazzo si riprendesse e riaprisse gli occhi, che Newt avrebbe potuto rivederlo.

Ma adesso doveva pensare al suo di figlio, il suo bambino era a pezzi.
Céline lo strinse a sé ancora più forte, anche se lui era più grande e più alto di lei, le parve così fragile in quel momento.

Fu colta da un'improvvisa ondata di ricordi, sentendo i singhiozzi sommessi di Newt avvertì delle sensazioni che non si permetteva di provare da tempo: la nostalgia per quel che c'era stato tra lei e Jordan, i primi tempi insieme, la prima gravidanza, gli anni di felicità, brevi, pochi, ma intensi, molto intensi.
La malinconia parve uno schiaffo in pieno volto, la donna accarezzava i capelli lunghi del figlio, al buio della stanza, reprimendo le lacrime che anche lei voleva liberare.
Non poteva, chiaramente. In quel momento Newt aveva bisogno di lei, che doveva essere forte.

Eppure, quei sentimenti non volevano abbandonarla, ma la tristezza si trasformò ben presto in rabbia nei confronti dell'uomo che l'aveva lasciata, perché Newt in quel momento avrebbe sicuramente avuto bisogno di una figura paterna, una persona che probabilmente avrebbe potuto aiutarlo in modo migliore. A poco a poco ritornò in sé e riprese il controllo delle proprie emozioni, com'era abituata a fare, ma sentiva ancora il nervosismo, oltre la preoccupazione per suo figlio e per quello che era accaduto a Thomas.

Rimase con Newt per un tempo indefinito, durante il quale fortunatamente Lizzy non si era svegliata. Céline attese che il ragazzo si tranquillizzasse, al buio non poteva vederlo, ma sapeva che sicuramente i suoi occhi erano rossi, il viso era stanco, tremava ancora tra le sue braccia.

«Chiamo Stephen» mormorò lei a bassa voce, Newt si scostò e cercò di asciugarsi inutilmente le lacrime che continuavano a scendere sulle sue guance.

Al buio, la luminosità elevata del telefono accecò Céline, Newt la vide digitare a memoria il numero del padre di Thomas, lì per lì non ci pensò più di tanto: non ne aveva le forze.

Gli squilli parvero una lenta tortura, ma l'uomo rispose dopo meno di un minuto.
Newt aveva sperato che la sua voce lo calmasse, ma sentirlo lo fece stare solo peggio.

«Com'è la situazione?» Céline aveva un tono di voce ancora basso, così come Stephen dall'altro lato del telefono.

«Non ci fanno entrare, è in condizioni gravi, molto gravi» il tremolio era ben controllato, il tono debole, si vedeva che era abituato a tenersi sotto controllo, d'altronde era un avvocato.

«Chiamami non appena ci sono novità. Per Newt» concluse, prima di chiudere la telefonata.

«Mettiti sotto le coperte, devi riposare» sussurrò a suo figlio, che non aveva smesso di singhiozzare nonostante i vari minuti trascorsi: «Newt, forza» lo esortò, dolcemente, lui si scostò dal petto della donna, alzandosi con difficoltà.

«Domani rimani a casa» sentenziò Céline, mentre lui si copriva, si chinò a dargli un altro bacio e lo lasciò riposare. Uscì dalla camera e tornò alla zona dell'accaduto.

Note Autrice
Dopo mesi, ecco un altro aggiornamento. Probabilmente se continuo così impiegherò davvero moltissimo tempo a completare la storia, ma non riesco a fare altrimenti, sono sempre impegnata con lo studio e se ho del tempo lo dedico ad altro.
Tuttavia, spero che in questi giorni in cui saremo a casa riuscirò ad aggiornare almeno un'altra volta.

Voi cosa mi raccontate? Come state? Com'è la situazione nella vostra zona? Spero non sia critica, auguro a tutti il meglio e ringranzio per esserci nonostante non sia per niente costante con gli aggiornamenti.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 08, 2020 ⏰

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