Premonizioni - versione 3

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PREMONIZIONI

Per qualche settimana, le cose tra me e Anna restano tese.

È difficile lavorare in questo clima, con lei. E strano.

Ci sforziamo però di comportarci almeno civilmente, e piano piano le cose iniziano a spianarsi un'altra volta.

Non c'è l'agio di prima, questo è palese, ma almeno adesso parliamo di nuovo.

Ormai va così, ce ne faremo una ragione entrambi.

Oggi mi hanno chiamato in caserma per un caso di omicidio. Ad essere convocata è la futura sposa dell'uomo ucciso, e quando arrivo è già in lacrime.

Anna non pressa, anzi si limita a cercare di consolare la ragazza, così intervengo io chiedendole di raccontarci cosa sia successo il giorno prima, lanciando un'occhiata di sbieco al Capitano. Non mi va di perdere tempo, così insisto, cercando di tirar fuori qualcosa da questa donna che sembra raccontare le cose a metà. Anna mi guarda male, e inizia a porre lei le domande con un tono però molto più gentile, alle quali la ragazza risponde senza problemi. Per qualche motivo la cosa mi dà fastidio. Le mie osservazioni sulle sue storielle la mettono di nuovo in crisi, e Anna torna a bloccarmi dicendomi, con parole diverse, che la signorina soffre di depressione.

Modero i toni, sentendomi un po' in colpa, accordando poi i domiciliari.

Quando la accompagnano fuori, Anna le rivolge uno sguardo comprensivo che mi fa vacillare un attimo.

Non riesco a capirla, quando fa così.

O forse non fai attenzione. Siete di nuovo distanti, e tu hai iniziato di nuovo a comportarti da stronzo con tutti, come facevi prima di conoscere meglio lei.

***

In questi giorni, è venuto in visita il Colonnello, per cui Anna è spesso fuori con lui per vari impegni. Per questo quando Chiara entra nel suo ufficio in lacrime, lei non c'è.

"Ehi," le dico, facendola sedere sul divanetto, "che succede?"

"Cercavo mia sorella..." mi risponde, incerta.

"Credo sia ancora in giro col Colonnello. Cos'hai? È successo qualcosa?"

"Mia madre si è scordata della mia laurea, la settimana prossima. Ha prenotato un viaggio e non ci sarà." Mi spiega, tornando a piangere.

Io la abbraccio, incredulo. È sua madre, come fa a dimenticarsi una cosa del genere?

Poi mi ricordo le parole di Anna, che mi ha raccontato in più occasioni come la madre, dopo il suicidio di suo padre, sia diventata ancora più incostante nei confronti delle figlie, e di come spesso le abbia lasciate sole.

Cerco di calmarla come posso, anche se non ci riesco granché.

Perché in fondo non la conosci. Non sai niente di lei. Con Anna invece è diverso, con lei hai saputo fin da subito cosa fare quando ha avuto bisogno di conforto, hai capito senza esitazione come approcciarti e consolarla nel modo migliore.

Spingo a forza quella voce nell'angolo più remoto della mia mente. Non. Devo. Fare. Paragoni.

Devo smetterla di pensare ad Anna, soprattutto quando sono con Chiara.

Poco dopo, la porta dell'ufficio si apre. Anna.

Quando ci vede, abbassa di colpo lo sguardo, scusandosi per averci interrotto.

'Magari le cose sarebbero andate in modo diverso...'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora