Una questione personale - versione 2

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UNA QUESTIONE PERSONALE

La mia mattinata, cominciata in modo tranquillo come tutte le altre, ha avuto un risvolto che al solo sentirlo mi ha fatto venire un groppo in gola che non credo riuscirò a togliermi tanto presto, insieme al vago senso di nausea che il mio corpo ha istintivamente messo in atto alla notizia che mi hanno appena dato.

Mi hanno telefonato dalla Caserma per informarmi che un ingegnere edile, teoricamente ai domiciliari per il crollo di un palazzo da lui progettato, è stato trovato morto nello studio del suo avvocato. E l'avvocato è il mio ex-migliore amico. Sì, proprio quello che si è portato a letto la mia futura sposa.

Non so con che spirito mi sto recando allo studio, ma di certo devo mostrarmi impassibile. Anna e il Maresciallo non devono sapere. Nessuno sa di questa storia, fa ancora terribilmente male e l'idea di dover rivedere Simone mi fa ribrezzo, ma so che non posso tirarmi indietro.

Arrivato sul posto, raggiungo il Capitano, impegnata a parlare con Cecchini e Don Matteo. Mi volto brevemente verso la targhetta affissa fuori dalla porta con su scritto 'Studio Legale Castagnati', deglutisco e chiedo subito informazioni su come si siano svolti i fatti, senza salutare nessuno.

È Anna a rispondermi. "Don Matteo ha trovato l'evaso nello stanzino delle scope. Riteniamo che si stato aggredito e poi spinto giù dalle scale, morto sul colpo, poi il corpo è stato trascinato nello stanzino. Il tutto dovrebbe essere successo tra le dieci e mezzanotte." Mi spiega con precisione.

"Simone Castagnati l'avete avvisato?" Domando, con la speranza che non debba essere io a farlo.

"No, non ancora perché non era in studio, stiamo andando nel suo ufficio." Nega lei, prima di corrugare le sopracciglia e tornare a guardarmi, confusa. "Come fai a sapere che si chiama Simone? Il nome non c'è scritto, lo conosci?"

Mi rendo conto con le sue parole di essermi già tradito da solo. Volevo far finta di nulla, e invece ho già fatto un passo falso, e lei è troppo attenta per non accorgersene. Tu non vuoi che lei lo sappia, quindi vedi di fare attenzione.

Evito completamente di risponderle, optando per entrare nello studio. Gli altri mi seguono immediatamente.

Entrare lì mi fa venire un'altra ondata di nausea che trattengo a stento.

Ignoro Anna, che mi lancia un'occhiata indagatrice, spostandomi per la stanza cercando di lasciar fuori le questioni personali e concentrarmi sull'omicidio, quando un portafoto su un mobile attira la mia attenzione: è rivolto verso il basso, probabilmente caduto durante qualsiasi cosa sia successa qua dentro, così prendo un fazzoletto e lo sollevo.

La bile torna prepotentemente in bocca alla vista della mia ex fidanzata e del mio ex migliore amico abbracciati e felici, protagonisti di quell'immagine recente.

La rimetto giù con astio, prima di rivolgermi ad Anna.

"Convochiamo Castagnati." Le dico, asciutto.

"Io avverto la famiglia," risponde a voce bassa, incerta.

Dimmi che non hai già capito che c'è qualcosa che non va. Fai finta di non aver notato niente di strano. Ti prego.

Quando Simone arriva in caserma, lascio che sia Ghisoni a farlo accomodare in ufficio. Io aspetto che rientri Anna: anche se non deve sapere niente, voglio comunque che sia lì con me. Non voglio restare solo con lui, e magari la sua presenza riuscirà a calmarmi come le altre volte.

Lei finalmente arriva, una strana espressione in viso, e insieme a me e Cecchini si dirige dietro la sua scrivania.

"Avvocato Simone Castagnati," si presenta lui, alzandosi e porgendo loro la mano.

'Magari le cose sarebbero andate in modo diverso...'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora