Capitolo 2 (parte prima): La tela di dita

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"In una prigione senza luci e finestre, non è la mancanza di compagnia, del cibo o della libertà la prima cosa a spingerti alla pazzia; è il tempo.

Rinchiusi nell'oscurità, senza stelle che nascono e tramontano o orologi a dirti l'ora, i minuti si confondono con le ore, mentre i giorni si confondono con gli anni. Le azioni vengono spogliate del loro significato, non capisci più nemmeno quale sarebbe il momento giusto per mangiare e dormire.

Quando ho ricevuto la condanna, è stata la mia principale fonte di preoccupazione; durante il trasporto ho temuto più volte che avrei trascorso qui il resto della mia vita e che un giorno mi sarei guardato allo specchio e solo allora avrei realizzato di essere diventato vecchio.

Fortunatamente, anche qui la gente sa arrangiarsi e ha imparato a sfruttare un curioso fenomeno: ogni otto ore, dai muri, dai soffitti e anche dalle pareti, in punti totalmente casuali, vengono emessi getti di fuoco; nei luoghi dove non si verificano gli sfoghi, si avverte invece una leggera scossa simile ad un lieve terremoto.

Nessuno ha saputo spiegarmi l'origine di questo evento, e nessuno, eccetto me, si è mai interessato a scoprirla; l'unica cosa che importa è che funziona, mentre, per il resto, bisogna solo abituarsi a dire "sono passate tre fiamme" invece di "è trascorso un giorno".

La sua precisione e la sua utilità sono stati i primi elementi che mi hanno aiutato a capire che per uno studioso come me non è stata una punizione finire qui, ma un'opportunità.

Spero tanto che almeno queste lettere possano un giorno tornare in superficie e dissipare l'alone di ignoranza che regna sull'argomento."

Da Harlan Giger, l'esploratore dell'Oblio

Sono passate ore dallo spiacevole incontro con i dannati, le loro urla mostruose sono cessate e di loro non è rimasto altro che un brutto ricordo, nonché un crudele avvertimento.

I viaggiatori hanno trascorso tutto il tempo a camminare in un tunnel inclinato verso l'alto senza risparmiare un solo passo, nemmeno quando all'improvviso hanno avvertito una strana scossa sotto i piedi nudi.

Mentre la guida, con fare deciso, conduce il gruppo, il Newborn nel frattempo si è ripreso da quello shock che per poco non ha spinto le sue cellule più riluttanti a farlo cadere nel lago mortuario. Adesso che ha la mente libera ed è sicuro che non verrà lasciato di nuovo da solo dietro un muro, può tornare a riflettere sulla sua situazione, formulando in mente le domande che porrà al compagno; ormai ha anche capito che deve aspettarsi resistenza.

<<Guida?>>

Come previsto, lui sbuffa prima ancora di rivolgergli la sua attenzione.

<<Che cosa vuoi chiedermi adesso?>>

<<Stavo pensando che quando mi hai parlato di Ultimo, ho ha avuto una visione: sai cosa significa?>> allude alla creatura misteriosa vista quando ha sentito quel nome per la prima volta

<<Ogni cellula bioricombinante dell'universo deriva direttamente da Ultimo o da qualcuno con cui è entrato in contatto; è normale quindi che tutte ne conservino delle piccole tracce>>

La spiegazione, per quanto breve, può dissipare i dubbi, eppure il Newborn non ne è convinto: l'immagine che ha ricordato gli sembra troppo specifica; per quale motivo una rievocazione simile è stata marchiata a fuoco nel suo patrimonio genetico?

<<Tu hai mai visto Ultimo?>> vuole conoscere anche l'opinione dell'accompagnatore sull'argomento

<<Mi stai chiedendo se l'ho visto come te, o se l'ho incontrato dal vivo?>>

Le Cellule Del Tormento Volume 1: CoscienzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora