Epilogo

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Mi svegliai da un lungo e rigenerante sonno, fra le lenzuola profumate dell'hotel Kadashevskaya a Mosca. La mia dea mi contemplava con gli occhi fulgidi, deliziando del mio risveglio, quasi ammirasse un'alba spettacolare. Sbadigliai profondamente, stiracchiando i muscoli sul materasso, mentre il corpo nudo di Astrel si adagiava sul mio. Il sole del mattino filtrava dalla finestra illuminando il nostro amore.- Promettimi che d'ora in poi ci sveglieremo sempre così. – Mi chiese Astrel, baciandomi il collo appassionatamente. La sua mano si addentrò sotto le lenzuola, dove a lei soltanto era concesso scivolare.- Te lo prometto. – Sussurrai estasiata. Il telefono della camera squillò più volte, entrambe lo fissammo, lì sul comodino, domandandoci se si trattasse del servizio sveglia. Astrel allungò il braccio e afferrò la cornetta, rimanendo piacevolmente sdraiata sul mio seno. - Pronto? Sì, sono io. D'accordo, gli dica di attendermi lì per favore. – Astrel riportò la cornetta al suo posto e mi osservò compunta. - Accidenti! – Esclamò.- Cosa c'è? –- Mio padre, è giù nella hall, desidera vedermi. – Spiegò senza accennare a staccarsi da me.- Va da lui. – La esortai, se pur a malincuore. – Vorrà parlarti. –- Che tempismo! Proprio adesso doveva arrivare. – Astrel scese dal letto e contrariata si rivestì. Mi alzai a mia volta e la aiutai a prepararsi, raccogliendole la chioma con un fermaglio a forma di camelia. - Non preoccuparti, ora che nessuno ci da più la caccia, né ci vuole morte, abbiamo tanto tempo da spendere insieme. – Sdrammatizzai, quasi a voler esorcizzare ogni cosa. Lei mi scrutò negli occhi, imprimendomi l'anima di luce, poi carezzò la mia pelle nuda lungo tutta la schiena.- Io voglio che sia per sempre. Voglio che questo tempo non abbia mai fine, non potrei immaginare il mio futuro senza di te. – Mi tuffai fra le sue braccia vestite di seta.- Astrel, noi due siamo fatte per stare insieme, l'amore che ci lega non può quantificarsi nel tempo, "per sempre", è troppo poco, ma farò in modo che basti. – Lei annuì col sorriso dolce sulle labbra, mi baciò amabilmente e dopo aver indossato i tacchi si approssimò alla porta. - Faccio presto. – Mi promise davanti all'uscio. - Parla con lui e non ti affrettare, io ti aspetto volentieri. –Il signor Lawless sedeva su una poltrona di pelle marrone nel salottino della hall, con entrambi i gomiti poggiati sui braccioli e la gamba destra accavallata sulla sinistra. Di tanto in tanto scrutava le scale in fondo alla sala, auspicandosi che la figlia scendesse, ma il suo sguardo si perdeva subito altrove facendosi assente. - Ciao, papà. – L'uomo trasalì e balzò in piedi, ritrovandosi davanti la figlia.- Astrel! – Pronunciò sorpreso, agitando le mani con dei movimenti rapidi e brevi, sembrava quasi che volesse strapparsi le parole dalla bocca perché da sole non uscivano. Astrel lo studiò attentamente, chiedendosi da quanto tempo non lo vedesse, gli parve cambiato, incanutito e svestito di superbia.- Non so che dire. – Confidò alla figlia, mostrandosi in tutta la sua debolezza.- Beh, potresti cominciare col domandarmi se sto bene. – Le suggerì Astrel perplessa.- Stai bene? – Ripeté prontamente come un attore che aveva scordato la battuta. Astrel si lasciò sfuggire una risata divertita. - Sì, sto bene. –- Ho incontrato la tua amica Lara, qui davanti all'ingresso, mi ha detto che ti trasferirai a Seattle con lei e la tua, la tua... insomma... - L'imbarazzo di prima tornò a ostacolargli il linguaggio. Astrel rise ancora con una punta d'amaro.- La mia? – Lo incalzò. Lui si arrese ed espirò fiaccato.- Non lo so che termine usare in questi casi, la tua fidanzata, è così che dovrei dire? –- Sai, io non mi dilungo in mediocri quesiti, la chiamo Svetlana e mi basta. –- Fantastico.- Il signor Lawless rimuginò taciturno, riflettendo sulla possibilità di riportare in auge il padre dispotico che era un tempo, ma se questo aveva indotto la figlia a girovagare per mezza Russia, forse era opportuno cambiare approccio.- E che cosa farete tu e Svetlana in America? – Domandò pacifico, se pur contrariato.- Ci costruiremo una vita. Troveremo un lavoro, acquisteremo una casa, proseguiremo gli studi, e un giorno diventeremo qualcuno. – I progetti della figlia lo spiazzarono, se avesse dato retta ai suoi istinti le avrebbe mollato due manrovesci e poi l'avrebbe ricondotta a Londra di peso.- Oggi, e un domani? Te lo sei chiesto? Come farai ad avere dei bambini, a formare una famiglia? – Tentò di farla ragionare, inamovibile sull'idea che la figlia avesse perduto ogni senno. – Dimmelo, Astrel, come farai? –- Papà, io ho già una famiglia. – Protestò lei, seriamente urtata.- Una famiglia! – Esclamò l'uomo, quasi canzonandola. – E me la chiami famiglia una donna che sta con un'altra donna? E questa la definizione di famiglia che troveresti su un qualsiasi dizionario? -- Non m'importa se la mia vita non è conforme a ciò che detta un dizionario, santo cielo! Nel mio linguaggio famiglia significa amore, rispetto, rifugio, e lei mi da tutto questo, al pari di un uomo. - - Allora perché non ti sceglievi un uomo? – Astrel scosse la testa esasperata, suo padre non poteva esser così cieco.- Perché è lei che amo, vuoi comprenderlo oppure no? E se il tuo dizionario t'impedisce di accettarlo, allora dovrai rinunciare a tua figlia. - Il signor Lawless tacque contrito, estenuato da quello screzio. Lo sguardo severo della figlia lo umiliò e come un cane percosso fece per andare. Prima di congedarsi, tuttavia, si espresse per l'ultima volta adottando un tono alquanto pacato e remissivo. - Forse, se la gente s'interrogasse sulle ragioni che originano l'odio piuttosto che stereotipare l'amore nelle definizioni, al mondo ci sarebbero meno conflitti. Grazie per avermelo insegnato, saprai sempre dove trovarmi, Astrel. - Astrel non riuscì a proferire, tanta fu l'emozione, anche lei aveva imparato qualcosa, dagli sterpi era sbocciato un fiore, e probabilmente, un giorno, ne sarebbero sbocciati degli altri, ch'issa...Raggiunsi Astrel nella Hall e mi allietai nel vederla serena. La presi per mano e la condussi insieme a me fuori l'hotel. Per strada c'incamminammo, baciate dal sole e dal vento profumato.- Desidero salutare Mosca, verresti con me al Gorki Park? Voglio che la nostra farfalla spicchi il volo ancora una volta. – Astrel annuì con trasporto.- La primavera è giunta, tutto rinasce da qui. –FINE.

Melting SnowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora