Papà

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Mi svegliai con il ticchettio incessante della pioggia, l'unico rumore che mi faceva compagnia.

Mi diede una sensazione meravigliosa. Era da un po' di tempo che non pioveva così a Milano e, per quanto odiassi il brutto tempo, questa pioggia mi fece sorridere.

Mi alzai faticosamente dal letto e cercai a tentoni l'elastico sul comodino.

Mi legai i capelli e m'infilai sotto la doccia.

Oggi avrei dovuto accompagnare mia madre all'ospedale a trovare mia nonna. Era una settimana che non la vedevo a causa delle sue cure troppo pesanti e, inreltà, mi mancava.

Con lei in qualche modo riuscivo a vedere me stessa tra tanti tanti anni. Lei era la mia immagine, il suo modo di fare, di pensare, di credere a una vita troppo corta e troppo poco vissuta.

Lei è la conferma alle mie idee.

Mia madre non sopportava questa mia troppo confidenza con la nonna, lei credeva che sia una persona che ha fatto della sua vita solo una sequenza infinita di stupidaggini che, invece, noi crediamo sia il bello di vivere.

Due concenzioni completamente diverse ma comunque parallele. Infondo l'una esclude l'altra ma viaggiano comunque vicine.

Misi nella borsa il cellulare e un libro che mi aveva dato la nonna da leggere: la solitudine dei numeri primi. Quel libro non solo mi aveva colpito ma mi aveva dato proprio la sensazione di una vita che non va come desideri perchè ciò che desideri ti fa tremendamente paura.

Chissà se la nonna, nella sua vita, non ha realizzato un sogno solo per paura...Dovevo ricordarmi di chiederglielo.

Sentii mia mamma chiamarmi.

Corsi giù in macchina e, in una ventina di minuti eravamo arrivati.

Entrammo strette nell'ospedale e io lasciai che fosse lei a guidarmi direttamente dalla nonna.

-Scusi, dov'è il reparto per la chemio terapia? - chiese mia madre a una infermiera che stava sorseggiando un caffè in pausa.

-Ultimo piano. C'è il cartello - rispose lei brusca.

Prendemmo l'ascensore e in un attimo fummo nella stanza della nonna.

Lei era seduta sul letto con un libro in mano, che non feci tempo a leggerne il titolo che, mentre entrammo , lo chiuse per sistemarlo sul comodino.

-Alessia! - mi chiamò la nonna entusiasta. Anch'io ero felicissima di rivederla.

Le corsi in contro e l'abbracciai forte.

-Come stai Cristina? - chiese mia mamma con un tono più sicuro. Mia madre amava mia nonna ma per un lato rivedeva l'immagine del figlio, mio padre, e delle sue scelte e tendeva a essere più dura con lei.

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