Capitolo 1

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Manhattan

L'aria a Midtown Manhattan non è delle migliori, la stagione estiva ormai sta per terminare, e fortunatamente anche il mio turno di lavoro. Il bar in cui sto lavorando da più di sei ore terrà aperto ancora per qualche minuto, prima che la mezzanotte scatti e possa girare la chiave dell'edificio e annunciare la fine di questa giornata lavorativa troppo impegnativa per i miei gusti.

<Shiver, finisci tu qui? ho bisogno di andare a casa prima> mi risveglia imperterrita Leslie mentre osservo fuori dalle vetrate del bar e continuo a pulire in senso orario un piccolo tavolino in un angolo della stanza.

<cosa?> mi alzo appena con il busto osservando il viso della ragazza che attende la mia risposta e annuisco immediatamente, anche se non avevo prestato molta attenzione alle sue parole.

<perfetto! allora io vado, ricordati però di chiudere a chiave questa volta, o David domani se la prenderà con me> si fretta a dire mentre infila una lunga giacca e lascia il grembiule in uno degli appendi abiti. <e cerca di andare a casa presto, non serve che rimani qui fino l'orario di chiusura>

<certo Leslie, poi però se il capo viene a sapere che abbiamo chiuso prima, non solo ti fa un richiamo, ma potrebbe definitivamente licenziarci> le faccio notare mentre sistemo le sedie e passo ad un altro tavolino per pulirlo.

<onestamente non sarebbe una cattiva idea, sono stanca di questo lavoro, ore e ore di lavoro per cosa? qualche spicciolo?> sbuffa lei avvicinandosi. <non capisco nemmeno perché ti imponi a lavorare, con tutti i soldi che guadagna tua madre, non vedo il motivo di rimanere qui, quando potresti realizzarti e magari fare qualcosa che ti piace davvero> afferra con uno scatto lo straccio che sto usando e lo nasconde dietro la schiena, ottenendo così completamente la mia attenzione.

<sto parlando con te Shiver, la tua ossessione compulsiva nel pulire può attendere> ci ridacchia sopra.

<non ho un ossessione per la pulizia> borbotto, sistemando la sedia, senza rendermi conto che era quella che avevo spostato proprio qualche secondo prima.

<ah no?> sorride lei alzando un sopracciglio.

<no! e comunque..> riesco a riprendere lo strofinaccio. <per tua informazione, lavoro qui perché voglio riuscire a guadagnare abbastanza per andare a vivere da sola, senza i soldi di mia madre, di certo non ho intenzione di dipendere per il resto della mia vita da lei> riprendo a sistemare i tavoli.

<se fossi in te manderei tutti a fanculo, ruberei qualche soldo a mia madre e me ne andrei via da qui, forse andrei in Francia, li gli uomini sanno cosa vuole una donna> mi fa un occhiolino ammiccante e si avvicina svelta all'uscita.

<beh fortunatamente tu non sei me!> controbatto lasciandomi spuntare un piccolo sorriso e la ragazza si volta per l'ultima volta verso di me prima di uscire. <cerca di non mandare a fuco niente e va a casa, domani è domenica, sarà una lunga giornata e tu hai bisogno di riposare>

<d'accordo mamma!> esclamo mettendomi sull'attenti seguita dallo scuotere divertito della mia amica, che mi saluta con un cenno della mano attraverso i vetri spessi dell'edificio. Appena scompare, mi rimetto all'opera per terminare le pulizie, ma prima di prendere il necessario per pulire il pavimento vado verso la cucina e controllo che tutto sia al proprio posto e che soprattutto il gas sia spento, non è un caso se Leslie ha accennato al fuoco, non sarebbe la prima volta che sbadatamente ne appicco uno nel posto di lavoro. Non so nemmeno per quale ragione David mi abbia assunto lo stesso, forse per la mia magnifica passione nel servire il caffè alle sei del mattino.

Portami ovunque tu siaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora