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"Soltanto una cosa posso dire: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."
-E. Montale

Seduta a quel tavolo di quella piccola caffetteria di Soho era intenta a guardarsi attorno, dietro a quella vetrata potè scrutare il grande viale dinnanzi.
Arrivare a Londra fù come prendere una boccata d'aria fresca, ci era state varie volte nelle sue innumerevoli fughe dalla sua vita, ma in quel momento anche le strade che conosceva bene apparivano diverse, più belle, più vive e l'emozione era diventata indescrivibile.
Aveva ancora tempo prima di incontrare il fratello, il tempo giusto per iniziare a pensare cosa fare. Doveva trovarsi un lavoro, si sarebbe poggiata a casa del fratello il minimo tempo che le serviva per trovare una casa solo sua e un lavoro. Era riuscita a portare con se una cifra cospicua di soldi che aveva preventivamente accumulato in vista della sua grande fuga consapevole del fatto che la madre le avrebbe tagliato i fondi, ma non avrebbe di certo potuto vivere a lungo con quei soldi, specie se all'affitto doveva aggiungere la retta universitaria che sarebbe iniziata due mesi dopo e nessuna banca le avrebbe accettato un prestito senza un lavoro assicurato.
Entro quella settimana si sarebbe impegnata a cercare lavoro e una sistemazione, ma per fortuna Jonathan si era proposto di aiutarla e questo la faceva sentire in un certo senso meno sola.
Quando i loro genitori adottarono Jonathan e Cassandra i due avevano dieci anni, mentre Alyssa ne aveva due in meno, crebbero insieme e si supportavano come fratelli veri, ma con Jonathan in particolare il legame era ferreo. Lui la proteggeva, la toglieva dai guai ed era l'unico a riuscire a calmarla quando si scagliava contro i genitori e perdeva il controllo. Era l'unica persona di cui lei si fidasse e quando andó via di casa, quel luogo divenne  ancor più soffocante. Ma non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo, non sarebbe mai stata tanto egoista perchè sapeva quanto Londra fosse importante per lui per raggiungere i suoi obiettivi. Jonathan era un tatuatore e Londra gli diede tante opportunità di farsi conoscere e poter aprire un suo studio a Notting Hill facendo ciò che più amava: disegnare. Ricordava i vari ritratti che lui le faceva fin da quando erano bambini, i regali in formato A4 che valevano molto più dei vari diamanti e vestiti all'ultima moda, aveva sempre sostenuto la sua passione e quando vide la sua felicità appena ebbe la possibilità di coronare i suoi sogni non potè fare altro che esserne entusiasta, anche se ciò avesse voluto dire rimanere sola assieme ai genitori.
Eppure nel suo nuovo inizio il fratello sarebbe stato al suo fianco, ma nonostante lui le avesse offerto più volte di stabilirsi da lui, quel monolocale in cui abitava sarebbe stato decisamente troppo restrittivo per entrambi, consapevole dello stile di vita movimentato di lui che insieme al suo si sarebbero ritrovati entrambi a reprimere le proprie abitudini per assenza di privacy e questo non avrebbe aiutato nessuno dei due, ma anche quando avrebbe trovato casa, sapeva bene che non sarebbe più stata sola.
Finito l'ultimo sorso di caffè ormai freddo sgattaioló fuori dal bar sotto il sole di mezzogiorno di fine estate fino a raggiungere la sua Mini Cooper parcheggiata davanti alla porta di entrata, immergendosi nelle strade londinesi in quella breve strada che collegava la caffetteria alla casa di John.
Le strade londinesi erano ancora sgombre, gran parte degli inglesi dovevano rientrare dalle ferie e quella settimana di fine agosto sarebbe stata perfetta per ambientarsi in quel luogo nuovo, risparmiandosi il traffico inglese e la caoticità che contraddistingueva Londra rispetto a brighton che era nettamente più piccola.
In una manciata di minuti raggiunse l'abitazione del fratello, la macchina parcheggiata davanti al marciapiede e il borsone in spalla verso quella struttura poco curata, a differenza dell'interno della casa, totalmente opposto a quella facciata diroccata, un piccolo appartamento al terzo piano fornito di ogni servizio e posizionato a Tetris così da ottimizzare al meglio gli spazi. Lui esattamente come lei, ma con dinamiche opposte, volle dimostrare di poter riuscire a sostentarsi da solo nonostante le cifre sul suo conto andassero oltre lo stipendio che avrebbe ricevuto nella sua intera vita come tatuatore.
Con il borsone in spalla entro da attraverso quel portoncino rotto e salì le scale fino al piano giusto iniziando a bussare freneticamente colta da un senso di euforia non appena arrivó a pochi passi da quella porta in mogano.

"Un attimo!!"

La voce gracchiante di Jonathan risuonó in lontananza da dietro la porta facendola scoppiare a ridere mentre la porta inizió ad aprirsi davanti a lei vedendo la figura del biondino così familiare entrare nel suo campo visivo.

"Che fai? La tua sorellina viene e tu dormi?"

Sarcastica gli diede uno spintone per farsi spazio ed entrare in casa.

"È l'unico giorno che ho libero e tu vieni all'alba"

"Sono le 9 passate non fare il melodrammatico, su"

"Di domenica, dopo una serata in discoteca felicemente terminata con una bionda tutte curve nella mia macchina"

Con una smorfia di disgusto mista a sconcerto dopo uno sguardo ammiccante di lui  scoppia poi a ridere.

"Ma come sei romantico, mi sei proprio mancato"

Ridacchiando lasció scivolare il borsone a terra per poi voltarsi e saltargli in braccio stringendolo a se con forza.

"Anche tu mi sei mancata, terremoto"

Con il mento contro la sua spalla stringeva con forza suo fratello per poi scostarsi da lui poco dopo e guardarsi attorno.

"Grazie, John, Il prima possibile cercherò di lasciarti di nuovo i tuoi spazi"

"Aly te l'ho detto già che per me puoi anche restare per sempre"

"E io ti ho detto di no, magari sto nei paraggi così che posso venire a romperti le palle quando mi pare, ma ti voglio bene e non voglio ritrovarmi biondine 'tutte curve' mentre mi bevo il caffè o morire zitella perchè fai scappare invece tutti minacciandoli"

Il fratello con un sussulto alza le braccia in segno di resa scuotendo il capo

"È successo una sola volta e quel Matt non me la raccontava giusta"

"Non te la raccontava giusta perchè te la raccontava troppo giusta, John"

Con un'alleata di occhi al cielo Aly scosse il capo guardandosi poi attorno

"Dove posso poggiare le mie cose? Ho bisogno di una mega doccia ho dormito in macchina stanotte e la mini non è così comoda"

Ridacchiando afferra il borsone e lo posa sulla spalla mentre attende la sua risposta

"In camera mia, dormirò sul divano io, ti ho liberato una parte di armadio e i primi due cassetti della cassettiera"

"Grazie John, ma posso dormire anche io sul divano"

"È vero, puoi dormire sul divano, ma dormirai sul letto"

"Perchè?"

"Perché tu starai più comoda e se io vorró tornare accompagnato non devo stare a premurarmi che non ti finiscano reggiseni addosso mentre cerco di andare verso la camera"

Con un sopracciglio alzato inclinando il capo di lato

"È la scusa più assurda che potessi ideare, ma solo immaginarmi questa situazione terribile, spero per te che il divano sia comodo"

Ridacchiando si avvia verso la stanza sorridente

"Aly?"

Una volta arrivata alla soglia della porta si volta verso di lui per ascoltarlo

"Dopo dobbiamo parlare di mamma e papà, ma per ora riposati e mettiti a tuo agio, avremo tutto il tempo"

Alyssa non disse nulla, si limitó ad annuire per poi rinchiudersi nella stanza poggiando la schiena contro la porta e lasciarsi andare in un sospiro mentre le ultime parole del fratello presero a rimbombarle nella testa.

Spazio autrice
Ho pubblicato già la seconda parte, così che iniziate a farvi pian piano un'idea anche se non siamo entrati nel vivo della storia, anzi.
Abbiamo Alyssa, pronta e carica per iniziare una nuova vita, cosa ne pensate? Cosa pensate di lei?

Il fuoco in uno sguardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora