3. Incontri inaspettati

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Mi incammino verso la scuola, imboccando un piccola stradina che si trova a lato della mia casa.
Questa notte ha piovuto molto perciò l'aria è umida e le strade sono bagnate.
Accelero il passo notando di essere in ritardo.
Ho scelto il giorno sbagliato per indossare le mie amate scarpe bianche, visto le innumerevoli pozzanghere e il fango ai lati della strada.
Se arrivo il ritardo il primo giorno di scuola sarò subito ricordata come 'la ritardataria' e non voglio assolutamente che accada.
A Denver ero considerata una delle studentesse migliori dell'istituto. In fin dei conti stavo molto tempo sui libri, affinché potessi prepararmi al meglio per le varie verifiche.
All'istante mille pensieri invadono la mia testa. Mi sarebbe piaciuto avere affianco a me Megan oggi, l'unica amica che mi ha sempre capito e sostenuto nonostante tutto.
Anche nei giorni più cupi lei riusciva a riportare il sole dentro di me, con il suo sorriso e i suoi discorsi. Anche lei era molto brava a scuola. Passava meno tempo sui libri rispetto a me, ma era molto intelligente ed aveva una perfetta memoria visiva.
Ripensando a lei le lacrime cercano di farsi strada sul mio viso, ma non posso farlo accadere, almeno non adesso.
Opto quindi per mandarle un messaggio per sapere come sta e se ci sono novità, quando ad un certo punto sento in lontananza il rumore di una macchina che si avvicina.
Da lontano mi accorgo che si tratta di una Porsche rossa, che sfreccia lungo la strada bagnata ad una velocità esagerata. La riconosco immediatamente perché mio papà ne possiede una identica, però di colore nero.
Quando passa davanti a me, mi rendo conto di essere pericolosamente vicino ad una grande pozzanghera.
Non faccio in tempo a spostarmi che la ruota della macchina ci passa sopra, schizzandomi completamente.
«Merda!» impreco incazzata mentre osservo la macchina rallentare e fermarsi davanti a me.
Il finestrino di abbassa rivelando lo sguardo strafottente del ragazzo al volante affiancato da un altro, altrettanto scocciato.
Mi squadra da capo a piedi, notando di avermi appena bagnata completamente. Ha gli occhi celesti che trasmettono freddezza ed indifferenza. I capelli neri pece sono arruffati, e ci passa la mano per portarseli in dietro e sistemarli.
Noto che indossa una divisa scolastica, come il suo amico affianco.
Guardando più attentamente noto che sullo stemma è incisa la scritta 'South hight school'. La mia stessa scuola.
«Pessimo tempismo eh?» si rivolge a me con tono arrogante.
«O forse sei tu quello che non sa guidare?» rispondo con sguardo di sfida.
Il ragazzo accanto, posizionato sul sedile del passeggero, sorride per la mia risposta come se ne fosse quasi sorpreso.
È molto diverso dall'altro ragazzo. Ha un ammasso di capelli biondi scuro, cosparsi da una quantità, a parer mio, esagerata di gel. Indossa anche lui la divisa della scuola, però non indossa la giacca, ma una semplice camicia bianca a mezze maniche, ed inconsciamente rabbrividisco dal freddo. Dalla manica del braccio destro si intravede la presenza di un tatuaggio.
«Dai Dylan, non stare dietro a questa ragazzina» replica lui squadrandomi altrettanto.
Il ragazzo al volante, senza degnarmi di uno sguardo ed ignorando la mia risposta accenna un sorriso malizioso, chiude il finestrino, riaccende il motore e facendo retromarcia riparte a tutta velocità bagnandomi per una seconda volta. Che pezzo di merda!
La giornata non poteva iniziare nel modo peggiore. Spero almeno di non incrociarlo nei corridoi della scuola.
Lui è l'esempio di persone da cui devo stare lontana.
Dopo aver cercato di asciugarmi con un fazzoletto, senza alcun risultato, riparto a passo svelto, sperando che i miei vestiti si asciughino il più velocemente possibile.

***
Dopo circa 10 minuti mi ritrovo davanti alla scuola: è un edificio enorme, interamente bianco, con grandi finestre sovrastate da tende, tenute in ottime condizioni, e con le pareti ricoperte da svariati cartelloni e striscioni variopinti.
Al di fuori è presente un vastissimo giardino, con alcune panchine e tavoli, nei quali presumo i ragazzi si fermino a mangiare e studiare nei periodi più caldi.
Non so dove sia l'entrata, l'edificio è davvero gigante.
Chiedo ad un ragazzo che gentilmente mi fornisce le informazioni necessarie, e dopo qualche minuto trovo l'entrata.
L'atrio è molto grande, date le dimensioni dell'edificio.
Sulla destra c'è un grande tavolo, dove alcuni ragazzi sono riuniti. Il cartello spiega che dalle 8.00 alle 10.30 c'è una raccolta firme ed un grande sacchetto con su scritto 'offerte', per la risistemazione della palestra.
Mi dirigo verso la segreteria, per informarmi sugli orari delle lezioni.
Alla scrivania trovo una signora vestita di tutto punto che avrà circa 50 anni. Indossa una camicia bianca ed una gonna grigia. Ha i capelli bruni raccolti e un paio di grandi occhiali con una montatura grigio ferro.
«Salve, sono Rebeka Miller. Sono nuova e mi servirebbe l'orario delle lezioni.» dico, con la voce tremante a causa dell'eccessiva ansia.
«Salve signorina, io sono Mary Johnson, la segretaria del preside» mi spiega accennando un sorriso
«La prego mi segua».
Si alza e si dirige verso una porta con su scritto 'presidenza', facendomi segno con la mano di seguirla.
Dopo aver bussato e ad aver notato che la stanza è vuota, entra seguita da me.
Questa è molto ampia, con pareti color crema ed alcuni attestati incorniciati e appesi alle pareti laterali. Al centro del panimento si trova una grande tappeto dello stesso colore delle pareti. Su di esso c'è una grande scrivania nera abbinata a due sedie di pelle posizionate di fronte.
A far luce c'è un grande lampadario di vetro, al centro del soffitto. Ai lati due grandi scaffali, colmi di libri, occupano le intere due pareti.
« Si sieda qui, il preside sta arrivando» annuncia indicandomi la sedia di pelle nera.
La signorina Johnson esce dalla stanza e dopo alcuni minuti, che sembrano interminabili, la porta di apre nuovamente, ed entra il preside.
Un uomo sulla sessantina, capelli brizzolati come la barba,vestito in con un elegante giacca e una cravatta sull'azzuro opaco.
«Salve signorina Miller, io sono il preside Carl Scott» dice dandomi la mano.
Alle sue parole mi alzo, arrossendo, salutando con un semplice 'salve' ed una stretta di mano.
Prima di iniziare a parlare mi osserva per un attimo con sguardo incuriosito. Avrà di sicuro notato che i miei abiti, insieme ai miei capelli sono ancora umidi a causa di quel coglione con la Porsche rossa...
«Allora signorina, la South Hight School è una scuola prestigiosa, quindi pretendo da lei il massimo impegno. Ho controllato i suoi voti degli anni precedenti, e sono rimasto attonito dalla sua bravura, perciò penso che non avrà problemi.
Le lezioni iniziano alle 8.10 a.m. e terminano alle 4.30 p.m. La pausa pranzo dura un'ora, dall'1 p.m alle 2 p.m.
Dovrà indossare una divisa che le sarà consegnata durante la pausa pranzo.
Gli orari delle lezioni le saranno forniti dalla signora Johnson in segretaria.
Credo che sia tutto, ha qualche domanda?»
«Sono presenti dei corsi particolari che posso seguire oltre alle materie scolastiche?» chiedo sperando di ottenere una risposta soddisfacente.
«Giusto dimenticavo: è presente il corso da cheerleader, quello di teatro, di cucito, di pittura, di cucina ed infine il corso di selezione per la squadra femminile di basket, calcio e hockey. C'è qualcosa che le interessa?» domanda guardandomi.
Finalmente una cosa bella in questa giornata pessima!
Potrò seguire il corso di pittura... ho sempre lavorato da sola ai miei dipinti, ma mi piacerebbe conoscere nuovi stili artistici e confrontarmi con il pensiero ed il giudizio di altre persone, oltre che a quello della mia famiglia.
«Sì, mi ha sempre appassionato la pittura, perciò penso che sceglierò quello» dico convinta.
«Perfetto signorina, se in futuro avrà qualcosa da chiedere, non esiti a venire da me» mi dice con sguardo rassicurante.
«La ringrazio» dico, stringendogli la mano ed uscendo dalla stanza.
Mi dirigo verso la scrivania della signora Johnson, la quale mi porge il foglio degli orari scolastici e me ne fa firmare un altro per l'adesione al corso di pittura.
La ringrazio e mi dirigo del corridoio.
Non c'è nessuno, siccome le lezioni sono già iniziate da 20 minuti.
Guardo il foglio degli orari e controllo dove si tiene la mia prima lezione: biologia, classe 37c, 2^ piano.
Salgo le scale e cerco la classe.
Appena l'ho trovata, mi faccio coraggio e busso.
Sento un 'avanti' ed entro
Tutti si girano a fissarmi.
Vorrei sprofondare dall'imbarazzo.
«Salve, lei chi è?» chiede la professoressa squadrandomi.
«Buongiorno, sono Rebeka Miller, sono nuova e devo seguire questo corso.» dico a bassa voce.
«Va bene, si sieda senza fare troppo rumore e incominci a seguire la lezione come i suoi compagni».
Mi siedo nell' unico banco vuoto, vicino ad una ragazza con i capelli castani chiaro quasi biondi e occhi verdi, che appena mi vede mi sorride in modo rassicurante. Speriamo bene.
La lezione termina in fretta, mi alzo e mi dirigo fuori dalla classe quando qualcuno mi prende per il polso.
Mi giro di scatto ed è la ragazza di prima.
« Ciao, io sono Payton Walker. Il preside mi ha informato del tuo arrivo e della tua iscrizione al corso di pittura.
Io sono la coordinatrice del corso perciò se hai bisogno di aiuto, rivolgiti a me» mi spiega, accennando un sorriso.
Sembra molto simpatica e amichevole.
«Grazie mille! Direi che mi servirà un po' di aiuto per orientarmi» dico sorridendole dolcemente.
«Vuoi che ti presti qualcosa da mettere?» mi domanda, osservando i miei abiti ancora umidi a causa dell'incontro con quel coglione di stamattina.
«Mi faresti un enorme piacere» dico, arrossendo.
«Seguimi».
Usciamo dall'aula e ci dirigiamo dal suo armadietto.
È ricoperto da foto e scritte di tutti i colori, probabilmente fatte con pennarelli indelebili.
Dopo aver immesso il codice del lucchetto, apre l'armadietto e noto che anche al suo interno è ricoperto da una miriade di foto.
Si abbassa per tirare fuori un sacchetto dove ci sono una canotta color caramello ed un paio di jeans bianchi.
«Non so davvero come ringraziarti» le dico, prendendo i vestiti.
Mi sorride, ed io vado verso il bagno.
Le pareti sono di un grigio scuro e i sanitari non sono tenuti nelle migliori condizioni. A causa di questo decido di non cambiarmi dentro il bagno, ma affianco a i lavandini.
Mi tolgo la maglietta, quando ad un certo punto sento una voce non proprio femminile. Mi giro di scatto e vedo un ragazzo bruno con occhi grandi di un marrone chiaro, quasi verdi.
Sarà 30 cm più alto di me e squadrandomi piano piano si avvicina. Inizia a squadrarmi da capo a piedi e subito dopo mi accorgo di avere solo il reggiseno e il pantalone addosso.
Subito arrossisco e mi copro il seno in bella vista con la maglietta. Osservando la mia reazione accenna un piccolo sorriso che non saprei definire.
«Mi sa proprio che hai sbagliato bagno...» dice continuando a ridere.
Indossa la divisa scolastica che lascia intravedere la perfetta muscolatura. È davvero un bel ragazzo non posso negarlo.
«O-oddio scusami» farfuglio, cercando di raccogliere tutta la mia roba il più velocemente possibile e mettendomi subito la maglietta di Payton sotto il suo sguardo penetrante.
Lui scoppia a ridere.
«Non è di certo a me che devi chiedere scusa, in fin dei conti sono io quello che ci ha guadagnato.» dice, strizzando l'occhio. «Comunque piacere, mi chiamo Asher Watson, sei nuova? Non ti ho mai visto» chiede con il suo sorriso perfetto.
«Sì, sono arrivata oggi, mi chiamo Rebeka Miller» dico abbassando gli occhi verso il pavimento. «Adesso dovrei proprio andare...» dissi con ancora una po' di imbarazzo.
«Ci vediamo in giro bellezza» afferma con tono seducente è decisamente sexy.
Sorrido ed esco dal bagno.
Non è passata neanche un'ora e già vorrei scomparire.
Decido di posare i vestiti nel mio armadietto e mi dirigo in classe per la prossima lezione.

***
Ciao a tutti!❤️

Allora, come ne pensate di Dylan?🤯

Scriveteci cosa pensate nei commenti!
Baci🌸

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