21. Rivincita

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Beck's Pov

Mi sveglio controvoglia con il suono della sveglia che riecheggia nella stanza e con un immenso sforzo, porgo la mano in direzione del telefono riposto nel comodino affianco al grande letto.
Faccio un respiro profondo e mi tiro su, sedendomi sul morbido materasso.
Devo ammettere che rispetto ai giorni precedenti mi sento molto meglio, oggi mi sento quasi felice. Il forte mal di testa mi è via via passato e questo mi da un grande sollievo.
Subito il mio sguardo ricade sulla palla da basket riposta in un angolo della stanza. La mia faccia si apre in un grande sorriso ricordando ciò che è accaduto ieri. Ho messo a tacere per una volta quel coglione di Davis. È rimasto per un po' fuori casa mia chiedendo di restituirgli la palla. Poi, quando l'ho minacciato di chiamare la polizia per disturbo al vicinato, se ne è tornato a casa super incazzato. Era davvero indescrivibile il piacere che provavo nel vederlo così arrabbiato. Tuttavia, non mi descriverei una sadica, mi sento solo felice per avergli fatto capire sul serio che con me non si scherza.
Lo schermo del mio telefono si illumina, facendo luce nella stanza ancora buia. Il display rivela il nome di mia madre:
Buongiorno tesoro! Come procedono le tue giornate? Noi partiamo tra qualche ora e saremo a casa per cena.
Sorrido all'arrivo del messaggio, rispondo rapidamente e mi dirigo in cucina per fare colazione.
Estraggo dal frigo un po' di latte e ci aggiungo alcuni cornflakes.
Salgo al piano di sopra e, dopo essermi data una sistemata ai capelli e passato un lieve strato di mascara sulle mie lunghe ciglia, mi vesto.
Guardo pensierosa l'armadio per svariati minuti nell'intento di capire dove ho riposto la divisa della scuola.
Cercandola, noto che devo assolutamente rinnovare il mio guardaroba. Uno di questi giorni chiederò a Meg di andare a fare un giro nel commerciale vicino alla fermata della metro.
Dopo una lunga ricerca trovo la divisa scolastica che avevo appoggiato in bagno la sera prima.

***

«Ciao bellissima!» esclama Anne venendomi incontro, seguita da Trevis.
«Trev quando togli le stampelle?» gli chiedo guardandolo.
«Il dottore ha detto che le devo tenere ancora per due settimane e poi potrò tornare a giocare. Non sapete quando mi manca il basket» dice con tono dispiaciuto abbassando gli occhi verso l'asfalto.
«Ciao ragazzi vi ho portato del caffè» si intromette Payton arrivando vicino a noi. In mano ha un cartone con quattro bicchieri di caffè enormi.
«Dio sei la mia salvezza» le risponde Anne sorridendole e prendendo in mano il bicchiere di caffè ancora fumante.
Nel frattempo anche io e Trevis la ringraziamo.
«Che ne dite di andare a vedere la partita di basket venerdì pomeriggio? I miei vogliono che vada a vedere mio fratello giocare, perciò dovrete accompagnarmi per forza!» dice Payton sorseggiando il caffè.
«Io non verrò con voi,  il coach mi ha proposto di stare in panchina con loro, e di certo non posso dire di no» commenta Trevis.
Non amo andare a vedere le partite però Anne e Payton ci tengono, quindi farò questo sforzo. In più sarà un modo per distrarmi e fare qualcosa di diverso.
«Per me va bene» affermo in conclusione.
«Bene, adesso andiamo in classe sennò il signor White ci manda dal preside, sai com'è fatto quello.»
Sorrido immaginandomi quella scena.
«Si andiamo»

L'ora del signor White dura un'eternità. È molto bravo come professore, però le sue lezioni sono noiose e si fa fatica a rimanere svegli.
«Adesso che lezione abbiamo?» domando a Payton cercando il foglio del programma in mezzo alle mille scartoffie nel mio armadietto.
«C'era la signora Torres, ma ha l'influenza e non sono riusciti a trovare una supplente in tempo, perciò abbiamo un'ora di buco.» mi spiega Payton riponendo con cura i suoi libri al loro posto.
« Grazie al cielo! Ho bisogno di un'ora di relax» esclama Anne sospirando.
«Che ne dite di andare in biblioteca?» chiedo a lei e a Anne.
«Va bene, ma andiamo via in tempo. L'ora dopo abbiamo ginnastica e dobbiamo avere anche il tempo per cambiarci» afferma Pay.
«Certo» concludo.
«Mentre finisci di prendere le cose io vado in bagno» dice Anne.
« Vengo con te» afferma Pay.
Faccio cenno di sì con la testa e prendo tutto l'occorrente per andare in biblioteca. Approfitterò di questa ora libera per anticiparmi qualche altro compito.
Questo pomeriggio devo uscire con Meg. So che rimarrà ancora una settimana, ma il pensiero che lei se ne vada mi fa davvero rattristare all'istante. Non sono abituata a stare senza di lei, purtroppo però deve riprendere le lezioni al più presto. È una studentessa modello e non fa mai assenze, ma ha deciso di partire lo stesso per stare con me. Sono davvero fortunata ad avere una amica come lei.
« Rebeka» esclama una voce maschile accanto a me. Mi giro e noto Davis con un braccio poggiato al mio armadietto. Il suo sguardo sembra abbastanza agguerrito. Deduco quindi che la sconfitta di ieri non gli sia andata giù. Se si mette contro di me dovrà abituarsi a perdere. Lo fisso negli occhi accennando un sorriso beffardo.
«Ti serve qualcosa?» gli rispondo maliziosa. So già cosa vuole, eccome se lo so.
«Hai qualcosa che mi appartiene» afferma avvicinandosi a me e facendo riferimento alla sua palla. Non non ho proprio intenzione di ridargliela. Una sfida è una sfida. E io l'ho vinta.
«Ah sì? A me non risulta» chiedo guardandolo fisso nei occhi e facendo finta di niente.
«La mia palla» puntualizza lui apparentemente scocciato.
«Ahhh ora ricordo. Quella che ti ho preso ieri sera? La stessa sera dove hai fatto la figura del fallito?» chiedo sorridendo ancor di più.
« Non mi provocare Rebeka, finirai per farti male. Dammi quella dannata palla» mi avverte lui avvicinandosi ancora di più.
«Io non ho da ridarti proprio nulla. Tu mi hai sfidato e hai perso. Se riuscivo a prendere la palla potevo tenermela, e a quanto pare ci sono riuscita.
Quindi non ho niente da ridarti Davis, levati di mezzo» ammetto con molta convinzione.
L'espressione che provoca questa frase sulla sua faccia, scaturisce in me un sentimento di felicità.
Non sa cosa ribattere, ed io non aspettavo altro che questo momento. Io davanti a lui con il coltello dalla parte del manico. Lui davanti a me senza parole.
Immagino che non gli siano mai capitate simili situazioni.
Faccio per andarmene, ma lui mi sbarra la strada con il braccio poggiato sul mio armadietto.
«Te lo ripeto. Non ti conviene sfidarmi» esclama Dylan irrigidendosi.
Sta facendo proprio quello che avrei voluto che facesse: si sta incazzando.
Provocarlo mi piace più del dovuto.
«Anche se lo facessi perderesti comunque. Non hai accettato la sconfitta e lo capisco, essere perdenti non è così bello.
La palla me la terrò eccome, era questa la sfida. Se non sai accettare di essere un perdente, allora non mettermi alla prova. Sai che vincerei»
Allarga le narici dal nervoso e di conseguenza continuo a sorridergli maliziosa.
Chiudo l'armadietto e lo sorpasso, lasciandolo lì ancora furente.
Il mio umore è decisamente migliorato tra ieri e oggi. Lo ammetto, forse è per ciò che è successo ieri, ma devo dire che mi sento davvero meglio. Forse potrei sembrare infantile, ma non posso davvero nascondere il piacere che provo nel guardare Davis spazientito di fronte a me. Non sapeva cosa dire. Fino a qualche giorno fa ero io che abbassavo lo sguardo quando lo incontravo. I ruoli sembrano essersi capovolti. Ma qualcosa mi dice che non si arrenderà affatto. Anche se non lo voglio ammettere, so per certo che siamo tanto diversi quanto simili. Sembra proprio uno che non si arrenderà così facilmente. Proprio come farei io nella sua situazione.
Mentre mi dirigo verso il bagno femminile per raggiungere le altre, noto gli amici di Dylan poco distanti da lui. Alcuni sembrano voler sapere cosa mi avesse detto. Tra i suoi amici noto la ragazza con i capelli blu. Layla mi pare, quella che ho visto svariate volte ala festa dell'altro giorno. Sta parlando con un'altra ragazza di spalle. I suoi capelli neri sono molto familiari. Mentre li sorpasso, le passo affianco e riesco finalmente a vedere il suo viso. La ragazza della biblioteca. Se è amica di Layla dovrei averla già notata altre volte, invece è la prima volta che la vedo in sua compagnia. Credo dunque sia appena arrivata in questa scuola. Mentre la guardo lei alza il viso verso di me e mi vede. Accenna un leggero sorriso, per poi ritornare a parlare con Layla.
Arrivata ai bagni, noto Anne intenta a lavarsi le mani e Pay che la aspetta sbuffando.
« Possibile che tu sia così lenta?» le dico sorridendo e appoggiandomi alla porta.
« Scusa se tengo a lavarmi le mani dopo essere stata in questi bagni schifosi. C'è davvero un odore nauseante» afferma con faccia disgustata.
Si asciuga le mani e finalmente usciamo da quel posto puzzolente. Mentre ci dirigiamo in biblioteca, ripassiamo davanti agli amici di Dylan. Noto nuovamente la ragazza di prima che armeggia nel suo armadietto, circondata da Isaac, Thomas e Connor. Parlano animatamente con lei, ma la ragazza appare abbastanza chiusa e indifferente.
« Pay, sai chi è quella ragazza?» chiedo bisbigliando al suo orecchio, dopo averli sorpassati. Lei gira lo sguardo e subito riesce a individuarla . Il suo sguardo si incupisce nel vedere che Thomas le sta parlando, anzi direi rimorchiando, con sguardo ammiccante.
« Jade. Jade Ambrose. È appena arrivata nella nostra scuola, ma nessuno sa il motivo. Non parla molto di sé. So solo che in poche ore, è stata in grado di attirare l'attenzione dell' intera squadra di basket, il che è comprensibile vista la sua bellezza. Ha fatto subito amicizia con Layla e adesso sembra far parte del gruppo di amici di mio fratello» afferma lei guardando male Thomas che non sembra mollare l'osso.
« Come fai a sapere tutte queste cose?» chiedo incuriosita.
« Ricordi che vengo in questa scuola sin dal primo anno? Ad ogni novità le voci girano. Inoltre mio fratello non fa altro che parlare di quanto sia gnocca e sexy» risponde lei alzando gli occhi al cielo.
« Che idiota» bisbiglia Anne visibilmente infastidita.
« Tranquilla Anne, nessuno te lo ruba mio fratello. Lui e i suoi amici credono che Jade abbia un 'buon rapporto' soprattuto con Davis. Non so se mi spiego» afferma alzando le sopracciglia. Credo di aver capito esattamente cosa intenda, il che mi fa stranamente infastidire.
« Ma chi lo vuole tuo fratello» afferma Anne indifferente e dirigendosi verso la biblioteca.
'Un buon rapporto'
Anche contro la mia volontà, questa frase continua a frullarmi in testa.

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