Le Farfalle

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Il mio corpo è inerme, privo di difese dalle circostanze esterne; sono steso a terra privo di sensi, quando sento tutto d'un tratto un respiro agitato uscire dalla mia bocca.

Sbatto le palpebre più e più volte ma il mondo continua ad avere qualcosa di diverso. Sento di non avere energia nelle braccia e le gambe sembrano non volersi più muovere.

Il silenzio si avvicina, mi abbraccia in un intimo momento, accompagnato dal vento che scaraventava foglie di mille colori su di me.

Non so se potete capirlo; ma...questo Silenzio prende vita: con l'aiuto del vento sento che lui alza il mio pesante corpo che viene costretto nei movimenti. Così mi ritrovo a danzare tra queste foglie con il braccio che indica ad ogni passo un orizzonte diverso. sento così trasportarmi dalla realtà come le lancette di un orologio che puntano ogni secondo ad un'altro punto ma una parte di loro in realtà è sempre fissa in centro.

A intererompere il mio perpetuo girare è un fascio di luce che mi trafigge. Dal mio corpo non esce sangue, bensì da quelle ferite vedo uscire tante, anzi, tantissime farfalle.
Queste volano ovunque e decido così di seguirle, con una energia ritrovata, riesco a muovermi ascoltando il loro battito d'ali e allontanandomi dal Silenzio.

Tutto in torno a me è semplicemente bello, tutte le foglie che si erano accumulate a terra ora spaventate da un esercito alato se ne vanno. Ora, con gli occhi che non trattengono più la gioia e la speranza del cuore punto verso la farfalla più blu che trovo. Alzo le braccia bramose e catturo nelle mie mani questa meravigliosa creatura. Ma ecco rallentarsi il Tempo e con lui quel muoversi d'ali che mi circonda fino a fermarsi.

Non so ancora che aspetto abbia il tempo, non riesco mai a colmare quella distanza che ci separa, so solo però che è il migliore dei ladri.

Non riesco più a muovermi e la farfalla che ho in mano la vedo dissolversi in piccoli granelli di sabbia che mi scorrono via dalle mani. Caduto l'ultimo granello il tempo riprende a scorrere lasciandomi l'amaro in bocca e l'odio per quel furfante che ogni sogno distrugge.

Non mi resta che inginocchiarmi e tentare di portare almeno via con me quella sabbia, mi agrappo almeno a quello che mi resta, un vano ricordo o forse persino solo un sogno.

Guardandomi attorno capisco di essere vittima anche dello Spazio inteso come dimensione fisica. Infatti più i granelli mi scorrono tra le dita e più la realta fisica intorno a me sembra liquefarsi perdendo forma.
Tutto si mescola con tutto: vedo le ali delle farfalle dividersi in triangoli sempre più piccoli e le foglie degli alberi diventare cerchi colorati.
Ormai la realtà si sta trasformando in modo spettacolare in qualcosa di omogeneo e incolore.
Vengo così anche io liquefatto in questa assurda e stravagante dimensione, che è come un oceano immenso in cui mi sento affogare ma io mi lascio andare, sentendomi troppo piccolo per onde così grandi.

Tutto sembra però diventare più grigio, ora. Ho perduto di nuovo l'energia che avevo, purtroppo non posso fare nulla contro la forza dell'acqua.

La corrente però mi lascia alla deriva; raccolgo così tutte le mie energie e afferro la spada nella roccia. Le mani non reggono lo sforzo e perdo sangue ad ogni tentativo.

Quel mare blu diventa sempre più rosso, la sofferenza vuole fermarmi ma io continuo.

Lo Spazio intorno a me sembra ormai un campo di battaglia che ha visto molti scontri, alcuni vinti altri persi, ma la guerra non è stata ancora vinta.

Capisco cosa sono: "I am the bone of my sword"

Mi rialzo in piedi alzando trionfante una spada che non è un sogno, leggero come una farfalla, bensì qualcosa di pesante come le catene che strette leggavano Prometeo esponendolo alle intemperie e all'aquila punitiva di Zeus.

Questa infatti è una lama magica che porta con sé terribili maledizioni.

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