Il Lago

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In una notte illuminata dalla luna piena, si presenta a i miei piedi un lago che riflette tutta la bellezza di questa splendida valle, in cui solo io sembro esistere. Mi sento così grande ma allo stesso tempo così piccolo che tutto prende una forma diversa; sento della magia scorrere in me.

Mi inchino e mi ritrovo faccia a faccia con il mio riflesso. Essere o non essere ma non è solo questo il problema. Provo infatti un profondo amore per la vita, quindi sceglierei essere, ma cosa o chi esattamente dovrei essere?

Devo per forza scegliere solo un'opzione? O, forse, esistono più vie? La vita ha già imparte deciso lei chi sono io. Non so con che diritto ma soprattutto in base a cosa. Partiamo infatti da una famiglia e siamo vincolati a un'aspetto già alla nascita. Quindi... quanto siamo liberi? Esiste un modo per ottenere anche ciò che la vita non ci offre?

Qui e ora, nella senzazione di vuoto e solitudine data dall'oscurità della notte che accompagnia lo scorrere dei mei pensieri, sembra facile muovere quest'acqua... rendendo più indefiniti i contorni che contraddistinguono il mio volto.

Ecco che, come per miracolo, l'acqua rivela a me un'altro volto al posto del mio. Cerco di toccare l'acqua per scoprirne il sortilegio e ciò che succede è sorprendente: ogni volta che la mia mano scuote l'acqua rendendo poco chiara l'immagine riflessa ed ecco che quest'ultima cambia.

Ma che sciocco però, non riuscivo a concepirlo, ma ora un dubbio mi assale. Non è forse che sono io a cambiare e non l'acqua?

Così alzo le mie mani rivolgendo i palmi verso di me,  subito i miei occhi trovano abissali differenze, quelle braccia non erano le mie; la mente però non lo accetta, vuole ancora una prova; così toccandomi il volto sento che effetivamente sono in un corpo diverso.

Da quella sera, ogni volta che la mia vita non è più soddisfacente, torno ossessivamente in quel lago, per poter cambiare ancora una volta il mio destino. Ma quante... quante vite ho gettato in quel lago, quante emozioni sepolte sotto  quella melma e quanti ricordi dati in pasto ai pesci.

Alla fine ho distrutto cose che credevo mie, ma lo erano veramente?  Tutto ciò che avevo vissuto in tutte le mie vite, era solo mio o anche di chi mi stava accanto?  Penso di aver fatto soffrire molti ma l'errore mio è stato credere che la felicità si trovasse dove non c'era la mia tristezza.

Credo però, di aver capito qualcosa; la libertà non esiste: non la puoi trovare, io infatti in quel lago ho trovato tante... tante occasioni per essere libero, ma ogni volta che qualcosa andava storto tornavo sempre lì.

Forse la mente non sbagliava, aveva visto qualcosa che gli occhi miei non potevano vedere: infatti a cambiare era solo il "riflesso" di me... ma in quel corpo c'ero sempre rimasto io.  

Io... io che.... continuavo a fare gli stessi dannati sbagli, che cercavo sempre le solite scuse ai miei errori e... sempre io, che cercavo un senso a tutto ma ero io a non darglielo.

La libertà non va cercata, va creata; forse è proprio avere dei limiti a renderci liberi, a permetterci di andare oltre, di superare ogni logico concetto, ed essere felici con una realtà che sembra rigida ma alla fin fine si regge su concetti poco solidi dettati da noi stessi. 

"Datemi una leva e solleverò il mondo!" disse Archimede. Quindi chiunque sia in grado di creare una leva e trovare un punto d'appoggio ribalterà il mondo. Si trova qua, il significato delle mie parole; credo infatti che un uomo anche se solo sia capace di fare ciò che cento non riescono.

 Peccato solo averlo capito troppo tardi...

Ora, in una notte illuminata dalla luna piena rivedo il lago con la stessa sensazione di stupore provata la prima volta. Questa volta però un freddo insolito ha ghiacciato quelle acque stregate.

Non posso più cambiare volto, almeno non sta sera, però ora rivoglio il mio! quello originale, voglio tornare in dietro! ...lo voglio ora!

Così decido di attraversare il lago a piedi e noto che alcuni miei vecchi volti sembrano intravvedersi nel giaccio. La speranza di ritrovare il vecchio me stesso si fa quindi più forte.

Sono arrivato al centro del lago ed eccomi in ginocchio che rivedo il mio viso come l'ultima volta che era stato riflesso. cerco di scavare e tirare colpi per rompere il ghiaccio in quell'incerto tentativo di tornare come prima.

Ecco il giacchio creparsi e il mio corpo torna allo stato di un tempo. Ma la gioia dura poco, perchè il ghiaccio cede e io mi ritrovo immerso in quelle fredde acque, in cui il "naufragar" non mi è per niente dolce.

Infatti ogni vita, ogni desiderio, ogni momento, ogni sbaglio, ogni dolore, ogni cosa causata e ricevuta mi assalgono, formando così un nodo in gola che lascia passare solo il mio ultimo respiro.

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