Immagina 1

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Guardo fuori dalla finestra tamburellando la biro sul mio quaderno di italiano aperto, sul quale gli appunti che stavo prendendo sono stati lasciati a metà.
Nonostante la professoressa stia spiegando la mia mente è tutt'altro che concentrata su ciò che lei sta dicendo. Sposto lo sguardo alla mia destra e sospiro vedendo il posto vuoto di fianco a me.
Mi sto davvero preoccupando per la mancanza di Andrea, perché quando decide di non venire a scuola mi avvisa sempre e il fatto che oggi non l'abbia fatto mi fa sentire un senso di inquietudine che non riesco a scrollarmi di dosso.

Dopo qualche minuto sento qualcuno bussare alla porta e subito dopo compare ai miei occhi la figura di Andrea che a testa bassa entra in classe per dirigersi al suo posto.
La professoressa ovviamente non perde tempo e, non appena il mio amico si siede al mio fianco, lo rimbecca:
"Arrigoni, le sembra questa l'ora di arrivare?" domanda, alzando un sopracciglio.
"Mi scusi prof, ho avuto un problema" la risposta di Andrea non tarda ad arrivare e mi stupisco delle sue parole poiché lui non si scusa mai, men che meno con la prof. di italiano, che odia.
Lei si limita ad alzare gli occhi al cielo e riprendere la spiegazione da dove era stata interrotta.

Rivolgo la mia attenzione su Andrea che, con indosso il cappuccio, tiene la testa bassa e mi acciglio quando mi rendo conto che, da quando è entrato, non mi ha rivolto nemmeno uno sguardo.
Gli tocco la spalla e gli sussurro un flebile "tutto bene?" al che lui alza leggermente la testa e mi guarda svogliatamente prima di riportare distrattamente l'attenzione alla lezione. Alzo un sopracciglio ancora più infastidita di prima, ma decido di lasciar perdere e di parlargli durante l'intervallo.

Riprendo ad ascoltare la lezione sollevata per lo meno dal fatto che Andrea si sia fatto vivo, ma la professoressa è costretta a interrompere nuovamente la lezione quando si accorge del cappuccio sulla testa di Andrea, che gli copre buona parte della faccia.
"Arrigoni, si levi il cappuccio per cortesia" inizia, stanca di essersi fermata per l'ennesima volta. Il mio compagno di banco sbuffa, ma decide di toglierlo probabilmente per non iniziare inutili discussioni.
Quando lo abbassa, spalanco gli occhi e trattengo il respiro preoccupata da ciò che vedo. Andrea ha il labbro inferiore e il sopracciglio sinistro spaccati, per non parlare del livido che risalta sul suo zigomo destro.

Anche la professoressa, come me, lo guarda con un misto di turbamento e preoccupazione e dopo qualche istante riprende la parola:
"Vai in infermeria, adesso" gli dice, con un tono stranamente pacato. Andrea prova a ribattere, ma la prof. insiste e alla fine cede e si alza in piedi, uscendo in seguito dall'aula.
Poi si rivolge a me incoraggiandomi ad accompagnarlo e, senza farmelo ripetere due volte, mi fiondo fuori dall'aula per raggiungere il ragazzo.

Chiudo la porta dietro di me e mi guardo attorno in cerca di Andrea e, non appena i miei occhi scorgono la sua figura che cammina a passi svelti verso l'infermeria, corro verso di lui per raggiungerlo.
"Andrea" provo a chiamarlo sperando che si fermi e si giri, ma non lo fa. Provo a chiamarlo una secondo volta e vengo nuovamente ignorata. A questo punto, piena di rabbia lo prendo per il braccio costringendolo a girarsi verso di me ed ad un contatto visivo.
Non appena i miei occhi incontrano i suoi, ritraggo la mano stranita dal suo sguardo. I suoi occhi, normalmente verdi e brillanti, ora sono cupi e privi di alcuna emozione se non un certo fastidio.
"Cosa c'è?" chiede freddo
"Dove sei stato? Che ti sei fatto?" chiedo a mia volta, scrutando ogni centimetro del suo volto.
"Nulla che ti riguardi" risponde, evidentemente scocciato dalla mia presenza.
"Andrea sul serio, cosa ti prende?" ritento, stupida dall'atteggiamento che sta assumendo nei miei confronti. Fino a ieri andava tutto bene e abbiamo passato una giornata insieme, non capisco cosa sia successo di punto in bianco.

Lui sbuffa e si passa una mano tra i capelli, al che noto che anche le sue nocche hanno diversi tagli.
"Non ho nulla, ora per favore lasciami in pace" dice, prima di voltarsi e riprendere a cammianare.

Immagina - ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora