Capitolo 6

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Taehyung Pov

Erano passati quattro anni dal nostro debutto, sembrava che il tempo insieme ai ragazzi passasse sempre più velocemente. Loro erano una delle cose più belle che potessero mai capitarmi in tutta la vita. Era per questo motivo che ero triste. Vedevo Jimin sempre stanco, affranto e non capivo il perché di tutto ciò, non ne aveva fatto parola con nessuno.
Quel ragazzo è sempre troppo altruista, pensavo.
Certo che, però, non meritava nulla di tutto ciò, aveva già sofferto troppo in passato. Cercavo, per quanto mi fosse possibile, di aiutarlo e, anche se non voleva dirmi cosa c'era che non andasse, lo lasciavo sfogare tra le mie braccia.
È il miglior ragazzo al mondo, perché deve soffrire così tanto?

Uno dei più grandi errori che feci, fu una sera, dopo le prove.
Era così bello e così tremendamente attraente. I biondi capelli, bagnati a causa del sudore, ricadevano mossi sulla sua fronte. Seduto in un angolo della stanza, si sfilò la maglietta, ormai fradicia, mostrando quel corpo da dio greco su cui aveva lavorato per così tanto tempo. Le sue labbra, così piene e invitanti, erano leggermente schiuse mentre respirava profondamente. Piccole gocce di sudore attraversavano il suo corpo ed io le seguivo con lo sguardo. Una visione così eterea e perfetta rimase impressa nella mia mente. Non resistetti e mi avvicinai, gli chiesi di mangiare noodles e magari spiegarmi cosa succedesse, cercando di concentrarmi su altro che non fosse il suo corpo. Dopo la risposta, che fu ovviamente negativa al dirmi quanto accadesse, mi riavvicinai come quattro anni prima. Era così attraente che non riuscivo a contenermi.
Lui, però, mi fermò.
Mi disse che non avrei capito e a quel punto mi arrabbiati davvero tanto. Era vero il fatto che non mi pentirsi di averlo quasi baciato per tre volte. La verità era che lui mi faceva uno strano effetto, anche dopo tanti anni. Non ero mai riuscito ad indentificare quello strano sentimento, ma, appena uscito da quella porta, mi accascia a terra con la schiena appoggiata alla porta mentre sentivo singhiozzare dall'altra parte.
Jimin.
Non entrai in quella stanza.
Perché? Probabilmente per il mio irreparabile orgoglio.

Mi trascinai a casa svogliatamente e, passando davanti la cucina, sentii gli altri salutarmi e risposi con un cenno del capo ed un "non ho fame, vado a farmi una doccia e poi vado a letto." Gli altri non mi dissero nulla e mi lasciarono fare. Mi diressi verso la mia camera e sapevo che appena fossi entrato nella stanza sarei scoppiato in un fragoroso pianto. Così fu.
Ed eccola lì. Era lì quella maledetta immagine, l'immagine del me stesso che odiavo.
Io con gli occhi e le labbra arrossati, le lacrime che mi solcavano il viso. Un dolore lancinante nel petto, quella sensazione di vuoto, ma peso allo stesso tempo. Quella sensazione di corrosione all'interno che mi affligeva da quando avevo lasciato quella fottuta stanza, lasciandolo lì, da solo.
Che idiota. Che migliore amico di merda. Lasciarlo piangere dopo averlo anche sentito...

Dopo essermi calmato abbastanza, tornai verso la cucina per un bicchiere d'acqua, ma udii Jin-hyung parlare con qualcuno. E così sentii la sua voce. Voce così angelica, voce tremolante e insicura in quel momento. Non riuscii a capire cosa avesse detto prima, ma sentii queste precise parole: "e mi sono innamorato di lui, hyung." Non volevo origliare, ma era inevitabile. Fu in questo modo che il mio cervello cominciò a viaggiare:
Siamo migliori amici, perché non mi ha detto di essere gay? Sapeva non lo avrei mai giudicato.
Di chi può essere innamorato? È a causa di questa persona che soffre così tanto?
Queste erano le domande che continuavo a ripetermi, non riuscendo a dare una risposta.
Chissà di chi è innamorato.
Questa incertezza era quella che mi tormentava più di tutte.

Non ascoltai altro della conversazione, andai verso la mia stanza con le poche forze che mi restavano e ricominciai a piangere.
Sono proprio un idiota.
Mi sentivo uno schifo nei suoi confronti, incapace anche di fare il migliore amico come avrei dovuto. Dopo molto tempo caddi in un sonno profondo.
Il calore della sua mano andava a  contatto con la mia, invece, fredda. Pronunciò quelle parole con una freddezza disarmante e le lacrime che gli rigavano il viso perfetto. "Lascia stare, Tae...non capiresti." E così dicendo lasciò la mia mano, correndo via da me. Le gambe non reggevano il mio peso e lo guardavo allontanarsi velocemente con la vista appannata, caddi a terra inginocchiandomi e portandomi una mano al volto.
Il paesaggio intorno a me, fino a quel momento rigoglioso e verde, appassì lentamente. Sentii in lontananza una voce chiamarmi:
"Taehyung." Quel qualcuno aveva fatto un passo in avanti, ma non mi voltai. Non volevo che mi vedesse piangere.
"Taehyung." La voce era sempre più vicina e speravo fosse lui, ma sapevo che non fosse stato possibile.
"Taehyung!"

The half of my heart || VMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora