Dopo un lunedì di riposo durante il quale ho riacquistato il mio solito appetito esigente, arriva martedì e torno al lavoro.
Questa mattina ho cambiato la garza attorno alla stecca sul naso e l'area è talmente nera da ricordarmi le macchie di Rorschach; ho cercato di migliorare la situazione con un po' di fondotinta, ma non essendo un'esperta di make-up è difficile non rovinare la situazione.
Mi arrendo alla realtà dei fatti e mi reco al bar/pasticceria con la mia camicia rossa e il mio papillon che ormai fa parte di me.
Superiori, colleghi e clienti, abituali e non, si interessano al mio stato di salute, chiedendo come abbia fatto a conciarmi "per le feste" e penso di aver raccontato la stessa storia almeno una dozzina di volte, quasi arrivando a voler narrare una storia diversa, più avventurosa magari.
Il trattamento ricevuto è uno dei migliori di sempre; non che venga trattata male qui, anzi, è ciò che ho di più vicino a una famiglia al momento, ma sono tutti estremamente attenti a non sovraccaricarmi di lavoro, offrendosi di aiutarmi molto, molto spesso.
Come quando un bambino non sta bene e la mamma lo prende tra le sue braccia, consolandolo.
Come quando cadevo da piccola e mio papà mi curava le ferite, piantandoci poi un bacio per far passare tutto.
O quasi.
Come ho detto: una vera famiglia.
Nico oggi lavora di pomeriggio, quindi non lo vedrò, ma ci pensa il mio gruppo di studenti preferiti a tenermi compagnia.
"Uooh, Myke Tyson: che hai combinato?" Filippo, sempre così simpatico.
"Se te lo dicessi dovrei ucciderti."
"Scabrosa, misteriosa, interessante. Dimmi di più, dai" insiste.
"Ho fatto a botte, contento?"
"Una ragazza che fa a botte? Intrigante. L'avversario come sta?"
"Ho vinto io, ti basta sapere questo. Ora, che vi porto?"
"Il solito" mi rispondono gli altri, già al corrente dell'incidente al mio naso grazie a Nico, ma a quanto pare Filippo non è stato aggiornato.Preparo le loro colazioni in compagnia delle voci dei clienti ai tavoli e al piccolo bancone accanto a quello delle prenotazioni, usato da chi di tempo ne ha poco, ma non rinuncia a un caffè o a un cappuccino prima di iniziare la giornata, per poi affrettarmi a servirle al loro tavolo. "Loro" perché è sempre occupato da loro, sembra facciano le gare al mattino per trovare sempre e solo quel posto. Credo che sia un rito scaramantico nato prima di alcuni esami universitari particolarmente difficili.
Chiara mi aiuta a passare le bevande ai suoi compagni, chiedendomi nel frattempo, e a bassa voce, come mai non ci fosse Nico, al che rispondo spiegandole che avrebbe lavorato nel pomeriggio per aiutarmi all'ora delle merende.
Mi risponde annuendo e la scruto con lo sguardo di una che sa cosa c'è sotto, ma che non vuole forzare l'argomento per non invadere gli spazi di nessuno, soprattutto quelli di una ragazza come lei che è estremamente timida e riservata.
Poggio l'ultimo cornetto sul tavolo quando sento Marco prendere in giro Filippo: "Fil, c'è la calciatrice di qualche mattina fa, sei pronto a essere rifiutato di nuovo?"
Filippo si gira ed io alzo lo sguardo per vedere di chi si tratta.
"Fai il brillante, ma se non ci fosse Alice ci proveresti anche tu con una così" gli risponde l'amico.
"Avrei più chance di te, quello è poco, ma sicuro."
"Secondo me avrei più possibilità di rimorchiarla io, ragazzi" dice Alice interrompendo il battibecco tra i due che la guardano con gli occhi sgranati.
"Dici che..." inizia a dire Marco.
"Shh, smettetela con le speculazioni e bevete prima che si freddi" li rimprovero io.Mi allontano dal tavolo e mimo un saluto ad Aurora, che mi raggiunge.
"Buongiorno! Non sapevo fossi già tornata al lavoro!"
"Ciao, Aurora! Sono tornata proprio oggi. Come va?"
"Benone, ma dovrei chiederlo io a te. Sei sicura di poter già lavorare?"
"Sì, sì, il medico mi ha dato il via libera, quindi eccomi qui. Vieni con me al bancone che vedo la mia collega in difficoltà."
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Cold December Night
FanfictionLa cameriera e aspirante pasticcera Viv ha perso l'amore per quello che un tempo era il periodo dell'anno che preferiva. Il freddo di dicembre, dell'abbandono, della solitudine e di una città che non è la sua le impediscono di essere la sognatrice d...