La luna argentea splendeva luminosa nel cielo sulla bellissima Narnia in una sera di giugno, il cielo era un manto blu scuro costellato da tanti piccoli puntini brillanti, le stelle.
Il splendido astro lucente venne oscurato da un'ombra che alla fine lo avvolse completamente nella sua oscurità. La luna, anche se per pochi secondi, era diventata un disco nero con una corona bianca-platino. L'ombra si levò lentamente dal satellite che tornò a illuminare le colline verde smeraldo, le fronde e le chiome immense degli alberi delle foreste che stavano intorno a un castello di pietra. Imponente e lugubre nella notte, situato sul picco di una scogliera, non veniva toccato dai raggi della luna. Poche torce illuminavano le mura della fortezza e il silenzio la avvolgeva, mentre in tutte le stanze del castello tutti i lumi erano stati spenti per dormire. Era notte tarda e solo una stanza era ancora illuminata dalla luce.
Il grido di una donna, straziante dal dolore fisico che stava sopportando, lacerò la calma e i sonni tranquilli di tutti i residenti del castello.
Lady Prunaprismia, la moglie di Lord Miraz, reggente della Terra di Narnia, stava per dare alla luce un figlio. Avvolta in una veste azzurra, continuava a contorcersi nel letto reale, le lenzuola ormai bagnate dal sudore, per lo sforzo che il suo corpo sosteneva. Attorno a lei erano accerchiate tre o quattro nutrici che soccorrevano la poverina con ogni mezzo. Una di loro le passò uno straccio bagnato di acqua fresca sulla fronte contratta, mentre un'altra scendeva di fretta dalle scale con una brocca d'acqua e degli asciugamani.
"Dammeli!" ordinò l'allevatrice alludendo ai panni che la compagna teneva sul braccio, ma continuando a tenere lo sguardo sulla lady, concentrata. Prunaprismia fece un ultimo sforzo: i lunghi capelli neri erano fradici e uscì dalla sua bocca l'ultimo grido di sopportazione.
L'anziana allevatrice prese il bambino tra le braccia con l'asciugamano e lo tenne con un sorriso dolce, ma sdentato. La donna tese le braccia in avanti per poter prendere il figlio appena nato che piangeva e scuoteva le piccole manine in aria. Gli tolse il cordone ombelicale e lo strinse al suo petto delicatamente, ma con amore e gioia, mentre delle lacrime di sollievo e stanchezza scendevano sul suo bel viso. Sorrise e si lasciò andare, appoggiando delicatamente la testa sul cuscino per riprendersi dal parto.
Quando Prunaprismia chiuse gli occhi definitivamente, una nutrice prese lentamente il bambino dalle braccia della madre e cullandolo lo portò nella stanza adiacente per farlo riposare. Non solo le madri, ma anche i bambini fanno fatica durante il travaglio, devono lavorare entrambi per riuscire nell'ardua impresa...
Una cameriera coprì la nobildonna con le coperte e appena terminato il suo compito, uscì dalla stanza matrimoniale, spegnendo l'ultimo lume rimasto che rischiarava un poco la stanza fredda e chiuse la porta di legno massiccio.Intanto, nella stanza del trono, regnava un silenzio di tomba, così freddo e inquietante, che poteva far accapponare la pelle anche al più valoroso dei cavalieri.
L'unico che sembrava non temere le tenebre sinistre in cui era avvolta la sala di marmo duro era un uomo di media statura, muscoloso e ben vestito, che con le braccia dietro la schiena e la postura eretta, se ne stava alla finestra. Pensieroso, Miraz sospirò e si contorse le mani, continuando a scrutare il cielo dove l'eclissi aveva appena avuto luogo.
Serrò le labbra, lo sguardo penetrante, i capelli e la barba nera accarezzati dal vento gelido e gli occhi scuri brillavano di una luce malvagia. Sapeva quello che era appena accaduto e aspettò che la notizia gli venisse portata da chiunque da un momento all'altro.
Infatti, come se fosse destino, qualcuno bussò alla porta due volte ed entrò senza alcun timore. Il generale Glozelle, un uomo molto riflessivo e pacato, nonché molto abile nell'arte della guerra, era uno dei nobili più vicini e fedeli a Miraz.
Indossava la tipica uniforme militare del Telmarini e osservò il suo signore nella penombra, provando subito un immediato senso di soggezione. Provava molto rispetto per Miraz, ma la maggior parte di volte non approvava le scelte del suo superiore, perché crudeli o troppo impulsive.
Cacciando via quel senso di viltà che gli albergava nel cuore, parlò con voce forte e chiara.
"Lord Miraz, avete un erede".
L'uomo appoggiò le mani sul davanzale e respirò profondamente alzando le grandi spalle.
"Gli dei ci hanno benedetto" disse con voce bassa, ma sotto sotto si avvertiva già la brama di vittoria dopo il fatto appena accaduto. Lord Miraz era il fratello minore di Re Caspian IX, Re di Narnia, morto da parecchio tempo così come sua moglie Lady Luana.
I due avevano regnato con saggezza e giustizia sul popolo di Narnia e lo amavano con tutto il loro cuore. Questo amore lo avevano trasmesso al figlio Caspian X, nonché legittimo erede al trono. Lui era diverso da tutti i suoi antenati. Caspian X non odiava Narnia, anzi amava con tutto sé stesso il popolo che un giorno avrebbe governato. Purtroppo Caspian IX era morto pochi anni dopo sua moglie Luana, nel sonno o così si era sempre creduto... nessuno sapeva che Miraz aveva versato delle gocce di veleno nel vino del fratello, nessuno sapeva che aveva avvelenato il Re.
Persino il giovane nipote Caspian ne era all'oscuro.
Si diceva che Lady Prunaprismia fosse sterile e che non potesse generare eredi. Questo aveva causato una forte lite e un conseguente distacco tra lei e il marito, che voleva conquistare il trono del fratello a tutti i costi. Naturalmente, essendo fratello del Re e zio del giovane principe, era stato nominato reggente. Il nipote gli avrebbe successo al trono, come gli spettava di diritto, alla sua maggior età. Possiamo dire che Miraz in un certo senso si era rassegnato all'inevitabile, ma ora che gli era nato un erede, destinato a divenire suo successore, ogni tassello andava al suo posto. Esattamente come la sua contorta mente diabolica aveva ben congeniato.
"Conoscete i vostri ordini" disse il Lord al generale, che si era fatto ancora più scuro in volto, dopo aver percepito tale insofferenza nella voce del suo signore. Lui sapeva tutto.
"Generale Glozelle?" insistette Miraz, vedendo che il suo compare non accennava a rispondergli.
Quest'ultimo si affrettò ad annuire e senza dire una parola uscì dalla sala per eseguire ciò che gli era stato ordinato.
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Il Principe Caspian
FantasyI quattro fratelli Pevensie ritornano in una Narnia nuova, diversa da quella che avevano conosciuto quando erano Re e Regine. Peter, Susan, Edmund e Lucy si prepareranno a combattere con un nuovo eroe per liberare il paese di Narnia dalla tirannia d...