2. La fuga

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Caspian e Destriero uscirono dal villaggio che i fuochi d'artificio rimbombavano ancora nel cielo scuro. Le guardie capitanate da Lord Glozelle erano dietro di lui e lo stavano seguendo. Il principe telmarino incitò il cavallo, che nitrì come se avesse capito ciò che gli disse il suo cavaliere. Ripartì al galoppo e corse velocemente, mentre Caspian cercava di scrutare al meglio davanti a sé, gli occhi neri che si specchiavano nell'oscurità della notte di Narnia. Il giovane e il cavallo continuarono la loro folle corsa verso l'ignoto, la vasta distesa verde sulla quale scalpitavano gli zoccoli di Destriero. Quest'ultimo e Caspian distanziavano un poco dai soldati di Telmar, che restando uniti e compatti in gruppo, gli stavano alle calcagna. Continuarono a seguirli per qualche metro, ma la piccola truppa di Glozelle si fermò tirando le redini e fermando i cavalli. Avevano tutti sul volto un'espressione spaventata ed esitavano, guardandosi l'un l'altro.

Alla fine del prato si stagliava il margine di un bosco molto fitto, ma il principe non si era fermato ed è corso lì dentro senza esitazione, rammentando bene le parole del suo precettore, prima che lui partisse dalle scuderie del castello. Sapeva bene che gli abitanti di Telmar, terrorizzati dalle leggende che Miraz e i suoi antenati avevano divulgato, evitavano le foreste come la peste. Aveva usato questo stratagemma e come previsto i soldati si erano fermati immediatamente. Ma non per poco...il loro generale non sembrava dello stesso avviso. Glozelle stava per entrare nei boschi, determinato a fermare il principe, ma si era voltato e aveva visto le facce attonite e riluttanti dei suoi sottoposti. Li squadrò uno ad uno, aspettando una reazione.

*"Chi di voi donnette superstiziose vuole passare la notte in cella?" domandò con duro sarcasmo, fissando tutti con un'espressione seria. Lord Glozelle conosceva bene l'abitudine di Miraz di punire chi non esegue i suoi ordini e usò questo pretesto per rinfrescare la memoria dei soldati. Questi, consapevoli anche loro del temperamento del loro Lord protettore, seguirono il generale che si era già inoltrato nel buio della foresta, cacciando dai loro cuori la forte convinzione della presenza di spiriti maligni. O almeno ci provarono.

Destriero e Caspian, intanto, avevano già acquisito un certo vantaggio. Entrambi sapevano di aver rallentato i soldati di Miraz correndo nel cuore della foresta e di certo non si risparmiarono. Più distanza prendevano dalla piccola truppa, più erano al sicuro. I due arrivarono al confine di quel tratto di bosco e il giovane principe spronò il suo fidato amico a continuare la corsa. Destriero salì su per una lieve salita di una collina e scese velocemente per il dolce pendio: umano e animale si ritrovarono in un altro grande spiazzo. Questo erano pieno di sassi e ciottoli, il terreno era molto irregolare e al centro serpeggiava un grande corso d'acqua, la superficie blu scura che s'increspava formando un poco di schiuma. Era il Grande Fiume. Il ragazzo notò che dall'altra parte del torrente, iniziava un altro tratto di selva: sapeva bene che bosco era poiché il dottor Cornelius gli aveva fatto studiare il territorio di Narnia accuratamente durante le lezioni di geografia. Era la Foresta Tremante. Caspian cavalcò fino alla riva dell'affluente e incitò il suo stallone ad attraversarlo nonostante la corrente fosse un poco forte e la temperatura dell'acqua gelida. Destriero cercò di accelerare l'andatura, che nell'acqua diminuiva e che rendeva difficile a tutti e due la fuga dai soldati e da Glozelle.  Lui e la sua truppa avevano superato un poco la paura e ora lo stavano di nuovo seguendo, ma Caspian riuscì a sfuggirgli un'altra volta.

Il cavallo si issò fuori dall'acqua e mentre si fermò per riprendere fiato, il giovane si voltò verso Glozelle e i soldati, che senza pensarci due volte avevano seguito il suo esempio e ora si trovavano nel fiume. Se Caspian era riuscito a non cadere in acqua, non si può dire lo stesso degli uomini capitanati dal lord dello zio: alcuni caddero dalla sella delle loro cavalcature finendo per bagnarsi dalla testa ai piedi così come altri cavalli che persero l'equilibrio. Altri si tennero saldi alle briglie e riuscirono a oltrepassare il fiume. Approfittando della momentanea confusione degli uomini che cercavano di rialzarsi e riprendere la loro "caccia all'uomo", il principe sedicenne si era addentrato nella Foresta Tremante. Il cavallo cercò di orientarsi al meglio, facendo lo slalom diverse volte tra i tronchi dei numerosi alberi radicati nell'immensa foresta. Le fitte chiome frondose delle piante, si muovevano leggermente alla tiepida brezza della notte, e s'intrecciavano tra di esse, formando una specie di tetto folto. Il terreno era umido e del fango si attaccò agli zoccoli di Destriero, che sfrecciava tra gli arbusti. Caspian mentre cavalcava, teneva lo sguardo vigile e attento avanti a sé, come se si aspettasse di veder comparire dalla vegetazione una creatura misteriosa o di udire una voce sommessa nel silenzio ovattato nel cuore della foresta. Nel profondo dell'animo nutriva ancora qualche paura, c'era traccia di insicurezza, perché nonostante il suo buon cuore e la curiosità che lo spingeva a scoprire quella terra incantata, rimaneva sempre un Telmarino. Nelle sue vene scorreva il sangue del padre Caspian IX, così come quello di tutti i suoi predecessori e la riluttanza ad accettare le creature della Vecchia Narnia (che si credevano estinte), era presente lo stesso, sebbene in scala molto minore. Questo pensiero lo tormentava da quando Cornelius iniziò a narrargli la storia di Narnia e tutti i miti che fanno di lei la magica terra di cui si parla. Spesso si era ripetuto in testa che provare simpatia o un grande interesse per Narnia, non significasse tradire il suo regno d'origine. A volte, ma guai ad ammetterlo ad alta voce, aveva provato ribrezzo per la sua patria e il suo popolo che aveva attaccato Narnia, cominciando da re Caspian I, il primo sovrano della sua stirpe. A causa di questo si sentiva un pò in colpa, ma non si riteneva responsabile delle brute e violente gesta dei suoi antenati e questo gli alleggeriva il peso che portava nel cuore. Mentre tutti questi pensieri funesti passavano uno dopo l'altro nella sua mente, si riscosse e tornò alla realtà. Destriero ancora galoppava a un ritmo incessante nel folto della foresta e il principe non sentì il rumore degli zoccoli dei cavalli della truppa di Glozelle. Volse il capo dietro di sé per controllare, negli occhi scuri si scorgeva una punta di panico mista a preoccupazione. Non vide nessuno per fortuna e un poco più rilassato per il fatto di averli seminati, tornò a guardare avanti, ma purtroppo il giovane non potè prevedere quello che accadde dopo. Un ramo lo colpì in piena fronte e cadde della sella di Destriero, che continuava a correre, non accorgendosi che il suo amico umano era in difficoltà. Caspian aveva un piede incastrato in una staffa e ora veniva trascinato sul terreno coperto di foglie secche e bagnate, stringendo i denti e cercando di mantenere la calma, provò a liberare il piede afferrandolo con tutte e due le mani. Dopo tanti sforzi, alla fine riuscì a liberare la caviglia dalla staffa, ma restò lì sdraiato a terra, mentre il cavallo continuò a cavalcare senza il suo padrone e sparì da dietro un albero. Il principe chiuse gli occhi, respirò affannosamente e scoraggiato, si mise a sedere. Le ombre danzavano sia sulla terra che sulla corteccia ruvida delle piante, colpita dalla luce lunare che filtrava dai piccoli spazi tra le foglie delle chiome. Tutto era silenzioso e immobile. L'atmosfera nella Foresta Tremante era cupa, gli unici rumori che si potevano udire erano i canti leggeri degli uccelli notturni e gli fruscii delle foglie, che tra giocando tra loro creavano delle ombre danzanti. Ora che cosa fare? Il suo cavallo era fuggito e si trovava lì da solo, inerme e nel folto della più grande foresta di Narnia, senza un'arma decente per difendersi e facile preda per i soldati di Miraz.

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