I fratelli Pevensie scesero lentamente dalla gradinata della piattaforma e decisero insieme di continuare a visitare le rovine di Cair Paravel. Quando avevano compreso, sui loro troni, che quei pezzi di mura e colonne abbandonate erano i resti del castello millenario, della loro amata casa, il cuore gli si era sgretolato in mille pezzi e un senso di inquietudine aveva cominciato a far capolino in loro. Ora stavano camminando in mezzo alle rimanenze della roccaforte nel lato est, dove era stato piantato il frutteto e Edmund camminava a passo felpato, avanti a tutti. Peter, Susan e Lucy poco dietro di lui. Il Giusto aveva sul volto un'espressione afflitta e sembrava perso, ma in realtà era solo molto scosso per quello che avevano appena scoperto. Non poteva credere che Cair Paravel, uno dei luoghi più sacri di tutta Narnia (si supponeva fosse vivo), fosse stato distrutto. Nemmeno quando vigeva la dittatura ferrea della Strega Bianca durante l'Inverno Centenario, quel castello era stato preso, perché ben protetto e custodito. Era pieno di ricchezze e tesori, per questo Jadis aveva tentato di impossessarsene, ma invano. Nel pensare all'orrendo ricordo della nemica affrontata tanto tempo fa, il volto di Edmund si oscurò e gli occhi castani si spensero, il senso di colpa dentro di sé era ancora molto forte. Sopratutto nei confronti dei fratelli e del Grande Leone, così come in quelli di Narnia. Un regno che all'inizio aveva tradito, ma che poi aveva amato e guidato con saggezza e giustizia: queste erano le qualità che avevano permesso di fare di lui Il Re Giusto di Narnia. E ne andava fiero, ma ancora non si sentiva degno di quel titolo. Scacciò questi pensieri funesti che gli rievocavano spiacevoli ricordi e tornò a concentrarsi sull'ambiente che lo circondava. Fu allora che notò una concavità a forma sferica "scavata" nella pietra marmorea che costituiva una delle numerose pareti della fortezza leggendaria. Si chinò e la esaminò meglio, come se fosse un esperimento di scienze, ci posò una mano sopra e il suo cuore perse un battito. Poteva essere stata solo una cosa ad aver provocato la distruzione del castello dei quattro troni. E non gli ci volle molto per capirlo.
*"Catapulte" disse automaticamente. La parola gli era uscita dalle labbra senza pensarci, un basso mormorio più che altro, ma ben udibile alle orecchie dei fratelli.
*"Come?" chiese Peter con un vago cipiglio. Edmund si voltò verso di lui e le sorelle, che lo guardavano a loro volta. Lui aveva dipinta sul viso un'aria tanto grave e affranta, che Peter, Susan e Lucy furono un poco avvinti dalla paura, come se qualcosa di terribile stesse per abbattersi su di loro.
*"Non è l'usura del tempo. Cair Paravel è stata attaccata" confermò ai tre fratelli, che ora lo guardavano attoniti. Avevano creduto che fosse stato a causa del tempo passato o per quello atmosferico che il castello reale fosse ridotto così. Ai quattro Antichi Sovrani era balenato nella mente, ma solo per un attimo, di un possibile attacco. Però avevano rifiutato tale idea, perché assurda e impossibile da accettare. Il cuore ora gli pesava nel petto, grande e plumbeo come un sasso, sopratutto a Lucy che si sentiva venire meno per quello che era successo alla sua casa durante la loro prolungata assenza. Peter, gli occhi azzurri erano ora incatenati a un punto preciso alla loro sinistra. Edmund seguì la traiettoria dello sguardo del fratello maggiore e vide che fissava nient'altro che il medesimo tramezzo, ma questo era diverso dagli altri. Era sormontato da colonne piane color avorio con la base circolare, archi a tutto sesto e statue di uomini con il corpo a metà, annientato dai colpi delle catapulte. Ciò che colpì i quattro fratelli Pevensie fu che una parte della parete era completamente ricoperta da rami d'edera intrecciati strettamente tra loro, attorcigliati su se stessi come a impedire il passaggio a qualsiasi estraneo al castello. O almeno a quello che si celava dietro a quella parete. Edmund e Peter sradicarono e tolsero con le mani molti di quei rami e fogliame che ostruivano l'altro pannello di pietra, antecedente il passaggio vero e proprio. Susan e Lucy osservavano curiose i due ragazzi spostare con una certa fatica, l'altro divisorio che riprodusse un profondo e sinistro rumore mentre veniva mosso. La transenna, come un sipario al teatro, "scivolò" via scoprendo una piccola porta di legno, ormai rinsecchita e con delle crepe, la maniglia a pomello. La materia legnosa doveva essere stata mangiucchiata dagli insetti e dai parassiti nel corso dei secoli. Peter staccò facilmente delle tavole di legno dall'anta e alla fine riuscì ad aprirla con un sonoro tonfo. Il maggiore dei Pevensie provò a scrutare all'interno, ma non riuscì a vedere niente. L'oscurità via via crescente nascondeva ciò che salvaguardava dentro. Così Peter si strappò con un coltellino un lembo della camicia bianca coperta dal maglione e lo avvolse intorno a un ramoscello, per creare una specie di rivestimento in cima ad esso dove poteva accendere la miccia.
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Il Principe Caspian
FantasyI quattro fratelli Pevensie ritornano in una Narnia nuova, diversa da quella che avevano conosciuto quando erano Re e Regine. Peter, Susan, Edmund e Lucy si prepareranno a combattere con un nuovo eroe per liberare il paese di Narnia dalla tirannia d...