Capitolo 1: (Un)usual problems with a nerd cheerleader

12.7K 271 27
                                    

"Ehi, Liv!"
Il mio soprannome, gridato, mi sveglia dalle formule che sto ripassando tra i corridoi di questa grande scuola; la mia testa sembra ruotare di centottanta gradi per capire chi mi sta chiamando. Dietro di me vedo una ragazza dai lunghi capelli rossi che si sbraccia per richiamare la mia attenzione.
"Alex, sei sempre la solita." dico a mezza voce, mentre mi fermo per aspettarla. Il suo lungo vestito verde risalta in mezzo a tutti questi colori e ogni persona presente nel corridoio si gira ad ammirarla. Le mancano pochi passi per raggiungermi, ma all'improvviso mi sento fare un sobbalzo involontario. Un secondo dopo, tutti i miei libri e il mio sedere sono per terra.
"Oh, mio Dio! Scusami, Olive, scusami tanto."
Un ragazzo dai grossi occhiali neri che gli scivolano lungo il naso a ogni respiro, con una lunga matassa di capelli biondi, si china di fronte a me per raccogliere tutta la mia roba, porgendomela appena riesco a rimettermi in piedi.
"Non ci sono problemi, non preoccuparti." dico con un sorriso, quando ho di nuovo i miei preziosi libri tra le braccia.
"Non dirlo a lei." quasi sussurra l'ultima parola, prima di svignarsela a gambe levate appena Alex si schiarisce la voce.
"Hanno proprio paura del tuo capo, eh?" dice lei, ridendo.
Peccato che abbia ragione: tutti hanno paura di Katarina McFarren, la capo cheerleader della nostra scuola.
"Già, e a volte non hanno tutti i torti."
Sorrido con la mia migliore amica, consapevole della faccia che farà alla fine della mia frase e, infatti, pochi secondi dopo eccola che tenta di imitare l'espressione demoniaca che Kat assume quando è arrabbiata.
"Allora, ci sarai alla prossima festa del tuo capo?"
Quando terminiamo di ridere, Alex mi pone la domanda che fa ogni settimana e alla quale io replico sempre con un secco no.
"E andiamo, Liv! Sei una cheerleader, ti conoscono tutti e sei sempre super richiesta, eppure stai sempre chiusa in casa a studiare."
Sbuffo: sono conscia che, per l'ennesima volta, dovrò spiegare alla mia migliore amica che sto cercando di avere una media altissima per poter entrare a Yale e studiare legge.
"Lo so, lo so. Ti prego, non ricominciare con il tuo lungo monologo sul tuo obiettivo di diventare avvocato... è noioso sentirselo ripetere ogni giorno."
Ridacchio: questa ragazza è un portento.
"Alex, lo sai anche tu che sono entrata nelle cheerleaders solo per guadagnare crediti extra che avrebbero potuto aiutarmi con la mia domanda di ammissione."
Sbuffa e mi batte delle pacche sulle spalle prima di lasciarmi un veloce bacio sulla guancia; nello stesso momento, sentiamo la campanella suonare.
"A dopo!"

Le lezioni sono trascorse con una velocità impressionante e ora non mi resta che entrare in questi spogliatoi per cambiarmi e andare ai soliti allenamenti.
"Ehi, Olive! Sei pronta per la partita di domani?"
Kat sbuca alle mie spalle e mi fa prendere un colpo, ma cerco di rimanere impassibile e annuisco con il capo.
"Non le sopporto quelle stronzette della Morse, quindi dovremo dimostrare di essere le migliori." Insieme entriamo nello spogliatoio e io mi chiedo che cosa potrebbero aver mai fatto di male per essere così antipatiche a Katarina.
"Ma puoi crederci che una di loro ha cercato di rubarmi il ragazzo?"
Subito un coro di ragazze, già radunate attorno a lei, le chiede di chi si tratta e che gliela faranno vedere loro. I biondi capelli e gli intensi occhi azzurri della ragazza più popolare della scuola la fanno assomigliare a un angelo, seppur sia più simile a Lucifero. Il cheer, che abbiamo ormai imparato a memoria, è così perfetto da risultare stomachevole, mentre la nuova routine creata da Kat dà ancora dei problemi ad alcune di noi.
"Kristy! In quale lingua devo dirti che è il round off quello che devi svolgere in questo momento?"
Kristy, dai corti e ricci capelli scuri e una fisicità un po' fuori dai classici canoni del cheerleading, si scusa e cerca di rendersi più piccola e invisibile che può agli occhi azzurri e fiammeggianti della capobranco.
"Sono circondata da idiote." mugugna quest'ultima, prendendosi il viso tra le mani e cercando un supporto che nessuno di noi osa darle.
"Su, riprendiamo! E Kristy, se sbagli un'altra volta ti caccio via dalla squadra."
Nonostante il sorriso fintissimo, conosciamo tutte il pericolo che si nasconde dietro quel volto angelico. 

Ho legato i miei capelli neri in una coda di cavallo; non ho voglia di smollarla per farli ricadere sulla schiena sudata, nonostante io abbia fatto la doccia.
"La corsa dietro all'autobus non ci voleva proprio." penso, mentre apro il libro di letteratura per ripassare gli argomenti che ci saranno sottoposti al test di domani. Intenta come sono a leggere i sonetti e le prose di autori morti ancora prima che il buon gusto li seguisse nelle tombe, non mi accorgo di aver attraversato la strada senza controllare. L'unica cosa che riesco a percepire prima di chiudere gli occhi è il clacson di un'auto nera che si sta avvicinando velocemente.
«Ti prego Elihu Yale, fa che la macchina si fermi in tempo, non posso vivere di nuovo quella brutta esperienza.»
Un lungo stridio e un leggero tocco di freddo acciaio contro la mia coscia, lasciata nuda dalla gonna che indosso, mi fanno capire di essere ancora viva e riapro gli occhi, trovandomi davanti un ragazzo alto e dai capelli scuri e spettinati.
"Che diavolo ti dice il cervello? Ti pare normale attraversare la strada con gli occhi incollati a delle pagine di uno stupido libro? Avrei potuto ammazzarti!"
Le sue grida fanno avvicinare più di un curioso attorno a noi, e io cerco con lo sguardo una via di fuga tra tutte queste persone. Nonostante ciò, rimango immobile nel bel mezzo della strada, mentre tutti i ricordi di quel giorno tornano a galla.
"Ehi, ragazzina, dico a te!"
Il ragazzo continua a urlarmi contro e io non riesco a reagire: mi aspetto di sentire il suono dell'ambulanza e la sua voce che mi dice che andrà tutto bene.
"Scusa." mormoro a occhi bassi.
Vedo un paio di scarpe vicine - troppo vicine alle mie converse bianche - e alzo gli occhi, ritrovandomi a fissare un paio di gemme dal colore indefinito – un misto di azzurro e verde.
Il tempo pare essersi fermato; si sente solo il silenzio attorno a noi. Non percepisco neanche il battito del mio cuore, talmente il silenzio è assordante.
"Ora tu sali in macchina con me e mi offri un caffè per scusarti." replica, rompendo il silenzio che ci avvolgeva con un sorriso che illumina la strada. Rimango immobile a osservarlo, incapace di proferire una sola sillaba, e infine deglutisco. Poi sento la sua mano avvolgere il mio polso e farmi sedere dentro la sua costosa auto nera.
"Non mi hai ancora detto il tuo nome, ragazzina." dice lui, guardando la strada e accedendo il motore.
"Mi chiamo Olive, ma neanche tu mi hai detto il tuo." replico, cercando di mantenere il suo stesso tono e ottenendo come ricompensa una leggera risata che stempera la tensione.
"Il mio nome è Hayden, cara Olly."

Come una goccia d'acqua su un incendio [VERSIONE DEMO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora