Capitolo I - Nuovi Arrivi.

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«Signorina Vogler, mi rincresce sapere che non ci abbia onorati della sua presenza questa mattina

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«Signorina Vogler, mi rincresce sapere che non ci abbia onorati della sua presenza questa mattina.» Un brivido attraversò la mia schiena. Ero convinta di averla fatta franca, almeno fino a quel momento. Ruotai meccanicamente il corpo ed osservai quello rigido della suora, avvolto nel suo candore. 

«Mi permetta di scusarmi ...» Feci una lieve riverenza. «Avevo una forte emicrania!» Finsi una smorfia di dolore portando con fare oltremodo melodrammatico una mano alla tempia sinistra.

Aprii l'occhio destro, precedentemente chiuso insieme al gemello nel disperato tentativo di risultare convincente. Osservai la figura livida, sperando silenziosamente che la mia recita l'avesse persuasa, così da lasciarmi andare.

«Beh, vedo che adesso sta meglio, signorina Vogler.» Fece una pausa, sistemando la montatura degli occhiali sul naso dritto. «Mi permetta di presentarle il più recente acquisto del nostro amabile collegio.» Disse quasi facendomi il verso. «Questo è il signor David, si è appena trasferito.» L'indice rinsecchito della Madre Superiore indicò la slanciata figura alla sua destra. «Gli faccia vedere il nostro adorabile istituto.» Sorrise tagliente. Fu a quel punto che ebbi chiaro che volesse incastrarmi. Accennai un sorriso che finì con il risultare più simile ad una smorfia.

Ormai senza alcuna speranza, supposi che quella faccenda fosse l'equivalente di quella che suor Anna avrebbe definito la conseguenza diretta dell'essermi assentata dall'assemblea.

«Eh, sì. Se sta pensando che questa sia una sorta d'infrazione per essersi assentata all'assemblea, per l'ennesima volta aggiungerei, ha proprio ragione!» Ci rivolse un falso sorriso di congedo e si dileguò rapidamente.

Puntai lo sguardo in quello dello sconosciuto. Indugiai sul viso estremamente spigoloso; sull'aspra mandibola contratta; sui profondi occhi cerchiati di nero, un misto tra del diaspro marrone e dell'onice fuso. Contro ogni aspettativa indossava ancora abiti borghesi: un completo scuro striato da sottili righe bianche in tinta con la candida camicia, aperta abbastanza -non oltre il terzo bottone- da lasciar intravedere un ingombrante tatuaggio al di sotto delle scapole.

In quel breve istante, non avrei potuto fare a meno di notare quanto quell'esile, se pur in forma, sconosciuto incarnasse lo stereotipato prototipo per cui molte all'interno del collegio avrebbero certamente sgomitato, con il suo fare da dandy mancato.

«Beh, da quella parte ci sono i dormitori.» Dissi girando prontamente i tacchi nella direzione opposta alla sua. «Da questa la mensa. La palestra. Infine le aule.» M'incamminai frettolosamente lungo il corridoio indicandogli alla buona ciascuna delle collocazioni. Non ebbi bisogno di controllare che mi stesse dietro, l'assordante rumore dei suoi tacchi sul parquet ci pensò per me.

«Ecco tutto ciò che ti serve sapere; in caso di necessità puoi sempre consultare la mappa!» Lo portai dinnanzi alla tromba delle scale, alla nostra destra nero su bianco avrebbe trovato le informazioni a lui necessarie. Poi, feci per andarmene.

Hunters' Chronicles. | Måneskin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora