Capitolo VIII - Genealogia.

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Bussai alla porta della camera di Damiano alle nove in punto, attesi in silenzio

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Bussai alla porta della camera di Damiano alle nove in punto, attesi in silenzio. Il petto teatro di una miriade di emozioni e sensazioni contrastanti, furono quelle negative a prevaricare, però.

Lui aprì senza neanche chiedere chi fosse stato a bussare, quasi come fosse sicuro che nessun altro oltre me avrebbe bussato alla sua porta a quell'ora. Quando mi vide sulla soglia si allargò in un grande sorriso sornione; poi, con cenno del capo m'invitò ad entrare.

Avvolta in un silenzio tombale, varcai la soglia lievemente incerta, ma convinta a portare a termine il mio piano. Dopo quell'oltremodo spiazzante episodio in piscina cercai di evitare ciascuno di quei ragazzi, amici compresi. Sentivo l'impellente urgenza di far chiarezza, nella mia testa e non solo.

Fui immediatamente cosciente che affrontare ciascuno di loro fosse un buco nell'acqua, nessuno di loro avrebbe risposto onestamente alle mie domande. Quindi mi convinsi che se avessi voluto delle informazioni tangibili, ma soprattutto veritiere, avrei dovuto estorcergliele; da quel momento avrei certamente fatto buon viso a cattivo gioco.

Mi guardai intorno, notando che la camera fosse esattamente uguale alla mia, tranne che per il notevole disordine. Provai ad accennare un sorriso, pronta ad inscenare la mia parte.

«Puoi sederti ovunque tu voglia.» Disse con tono gentile indicando le due sedie vicine.

Mi sedetti sulla sedia più vicina, mentre lui afferrò quella libera e vi si accomodò aprendo il libro di critica letteraria.

«Il tuo compagno di stanza?» Chiesi vaga, guardandomi attorno in cerca di un dettaglio rilevante.

«Non ho un compagno di stanza.» Rise. «Ci sono solo io qui.» Disse ponendomi davanti il libro in cerca della mia attenzione. Con riluttanza mi distrassi dai suoi oggetti e lessi le prime righe del testo rammentando la spiegazione della professoressa. Spiegai con tono atono, lo sguardo distratto dalla mia urgente ricerca d'informazioni. In tutta risposta lui annuiva con veemenza prendendo appunti e rileggendo le parti più complesse. Lo osservai attentamente intento a leggere un paragrafo silenziosamente. La testa china sul libro, le dita lunghe e affusolate stringevano il libro saldamente, le labbra dischiuse, lo sguardo attento incorniciato da delle lunghe ciglia nere. Mi distrassi.

«Che c'è?» Sorrise in imbarazzo tradendo il suo forte accento romano.

«Nulla.» Soffiai così piano che temetti che non mi avesse sentito. «Ho una gran sete.» Dissi sfiorandomi la gola al fine di far sembrare quel gesto tanto involontario da sembrare reale.

«Cosa ti andrebbe?» Chiese guardandomi negli occhi. Finsi di rifletterci su, ma in realtà puntai su ciò che mi sembrò più difficile potesse avere in camera, così da poter rimanere sola a contatto con la sua intimità. Lui si alzò dirigendosi verso il piccolo frigorifero.

«Del Tè verde?» Provai, incrociando mentalmente le dita. Con mia grande delusione si abbassò ed estrasse una bottiglia integra di tè verde freddo.

Hunters' Chronicles. | Måneskin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora