Quella mattina trascinai fuori dalla mia stanza con estrema riluttanza. Mi incamminai verso l'armadietto, lungo il corridoio principale, in cerca del libro di glottologia. Aprii l'armadietto quasi vuoto, intercettando immediatamente ciò di cui avevo bisogno, quando un particolare catturò la mia attenzione: una vecchia foto attaccata all'anta metallica, ritraeva l'intera famiglia sorridente.
Carezzai la foto, sospirando pesantemente. E prima che la malinconia potesse risucchiarmi nel suo vortice senza alcuna via d'uscita, feci per richiudere l'anta, quando due figure note poco lontano entrarono nel mio campo visivo. Sistemai l'anta in modo da non risultare visibile e mi accinsi ad osservare i due. Damiano e Victoria discutevano di qualcosa in maniera oltremodo animata.
Lei sembrava insistere su qualcosa, gesticolando vivacemente; mentre lui, sull'orlo dell'esasperazione, apparve irremovibile. Mi focalizzai sul suo viso contrariato che, sorretto dal braccio a sua volta appoggiato alla parete metallica, sembrava a tratti annoiato, ad altri sofferente. Affinai l'udito alla disperata ricerca di captare qualcosa, in vano. Damiano sbatté con forza la mano sulla superficie metallica, facendo trasalire non solo Victoria, ma anche me. Afferrò qualcosa di piccolo e rettangolare, dall'involucro marrone bruciato, dalle mani di Victoria, poi, andò via.
Quando fui certa che entrambi fossero spariti mi diressi in classe. La mente infestata di domande.
Mi sedetti al solito posto, in fondo all'aula, di fianco alla finestra, lo sguardo fisso davanti a me. «Non ti ho vista a colazione.» Damiano si sedette al mio fianco sfoggiando un accecante sorriso allegro. Dov'era sparita quell'espressione livida?
«Damiano.» Dissi fermamente, pregandolo silenziosamente di lasciarmi in pace. «Abbiamo condiviso un richiamo, adesso sono il tuo tutor, ma non siamo tenuti ad essere per forza amici.» Dissi guardandolo attentamente negli occhi, il tono più acido di quel che avrei sperato.
«Non vedo quale sia il problema nell'essere amici.» Si fece improvvisamente scuro in volto.
«Se si tratta di ieri sera..» Tentò. «Mi dispiace. Avevo completamente rimosso di avere un impegno.» Aprì le mani davanti a sé come presagendo ciò che sarebbe accaduto poco dopo.
Mi voltai fulmineamente, azione che sembrò, almeno all'apparenza, prenderlo alla sprovvista.
«Beh, forse avresti semplicemente potuto avvertirmi, invece di piantarmi in asso. Ma il mistero, i bisbigli in corridoio, i segreti: questo è ciò che preferisci, no?» Vomitai ormai fuori controllo.
«Beh, forse, è questo tuo atteggiamento, una farsa per altro, da: "Non ho bisogno di nessuno!" a rendere tutto così sfuggente.» Pronunciò quelle parole senza degnarmi di uno sguardo.
Lo guardai di traverso, la rabbia montava vorace nel petto.
«È il mio posto.» Leonardo si materializzò dal nulla, puntando con il mento il posto vicino al mio. «Tranquillo. È tutto tuo. Stavo andando via.» Damiano sfilò via prendendo posto tre file più in là.
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Hunters' Chronicles. | Måneskin.
Fiksi Penggemar-Il primo simbolo, l'otto rovesciato indica le otto famiglie membri del circolo; lo stesso, richiamando la forma d'un infinito, indica a sua volta l'infinita fedeltà verso il loro giuramento. [...] La spada indica il dovere che le famiglie possiedon...