II

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Il Bayou al mattino era ormai una delle cose che preferiva, percepiva la forza dei suoi muscoli come qualcosa di pulsante ed elettrico, tutta la sua aura era in un'armonia viva con quella della foresta, buttò fuori l'aria dal naso e, a pieni polmoni, ululò.

Uno stormo di uccelli si librò in volo, d'istinto il suo muso scattò verso quella direzione e una scarica di adrenalina gli si riversò nelle vene, con un cambio di direzione fulmineo partì all'inseguimento, sforzando al massimo la sua massa muscolare, correndo fino a provare il bruciore dell'acido lattico in tutto il corpo.

Gli odori del sottobosco erano così avvolgenti, così chiari, gli sembrò di poter leggere un enorme libro pieno di tutte le informazioni del Bayou, poteva percepire la tracce di chiunque fosse passato di lì, animale o umano, anche fino a una settimana prima.

Corse ancora per una mezz'ora, poi, come d'abitudine, fece rotta verso casa; non appena raggiunse il giardino sul retro si ritrasformò, una scossa elettrica dolorosa lo percorse in tutta la sua interezza. Cambiare forma era sempre doloroso, ogni osso, tendine o muscolo si doveva spezzare, tirare e mutare per riprendere le sembianze umane; Jungkook scosse la testa e si riavviò i capelli, per poi entrare nudo in cucina e a passo deciso si diresse verso la camera.

Era dolorosa sì, ma ormai si era abituato alla trasformazione, anche se la prima volta fu una delle esperienze più strazianti che avesse mai provato, non solo per la sofferenza fisica, le scariche di potere che il suo lupo aveva mandato in tutto il suo corpo erano state violente, proprio per facilitare la trasformazione, tuttavia la cosa che più lo fece vacillare fu la paura; il terrore che dopo quella notte tutto sarebbe cambiato per davvero, che in alcun modo avrebbe potuto riavere la vita di prima, il suo vecchio sé stesso e, nonostante ne fosse completamente spaventato, nel profondo di sé sapeva che era la cosa giusta, solo perché non gli era rimasto più nessuno.

Suga e J-Hope non c'erano più, i poliziotti e i pompieri erano stati chiari, nessuno sarebbe mai riuscito sopravvivere ad un fuoco del genere; quella notte non aveva pianto, si era solo arrabbiato, aveva urlato così tanto che per due settimane non era più riuscito a parlare.

Poi aveva iniziato a distruggere, ogni cosa che gli capitava sotto mano veniva frantumata, lanciata, spaccata, per lui nulla aveva più il diritto di rimanere integro se la sua vita non la era più.

La rabbia per la perdita fu talmente travolgente e violenta che per i primi tempi Jungkook divenne inavvicinabile, la furia si era legata così tanto al suo lupo che ne aveva aumentato l'intensità e la forza, Namjoon rimase pazientemente a guardarlo demolire ogni cosa, lo aveva ospitato a casa sua, che divenne solo un ammasso di macerie; il branco ad un certo punto si chiese come facessero a stare in piedi i muri, data l'intensità dei pugni di Jungkook.

Tuttavia il loro Alfa non gli impedì di farlo, semplicemente lo guardava distruggere ogni cosa, mentre urlava il suo dolore, o gli urlava contro per disperazione, insultandolo, il minore non sapeva nemmeno più come chiedere aiuto e cosa potesse fare per liberarsi di quella rabbia cocente, che gli impediva di vedere lucidamente, di elaborare che due delle persone che amava di più al mondo non esistevano più.

Era arrabbiato col mondo, con sé stesso, perché nonostante ci avesse provato per una vita intera a diventare forte alla fine si era solo rivelato essere debole ed inutile, alla fine qualcosa di più potente arrivava sempre e lo piegava ineluttabilmente, fin dalla sua nascita. All'inizio era stato suo padre, che per forgiarlo a sua immagine e somiglianza lo obbligava a fare cose che gli creavano incubi atroci, poi, dopo che pensava di essersi liberato e di aver raggiunto l'età adulta grazie a Suga, era arrivata lei, Baba Jaga, che l'aveva spazzato via come se tutto il suo impegno e la sua forza non fossero state null'altro che una foglia secca.

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