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Riuscì a seguire le lezioni. Fortunatamente la tensione iniziale se ne andò dopo poco, ed io mi ritrovai fino all'ultima ora a scrivere gli appunti sopra un piccolo quadernino.

Esatto, tutte le materie erano presenti in una specie di block notes, questo perché poi avrei riscritto in modo ordinato negli appositi quaderni.

Amavo l'ordine, era una cosa di cui i miei genitori e le persone che frequentavo ci avevano fatto l'abitudine. Non era una mia ossessione, mi piaceva semplicemente non stare nel casino più totale, soprattutto mentalmente.

Mi diressi verso l'uscita della classe con lo zaino sopra la spalla destra, che sistemai non appena sentito il suono della campanella, lo stesso rumore che mi aveva provocato un sospiro, come se avessi aspettato solamente questo momento.

Percossi i corridoi della struttura con un leggero sorriso, sapendo che sarei potuto andare tranquillamente ai dormitori e rimanere lì senza fare nulla per il resto della giornata, ma soprattutto senza avere qualcuno con cui passare il tempo.

Non avevo amici. L'avevo già fatto capire da parecchio tempo a me stesso, eppure non sempre sembrava che fossi fiero di questo, forse perché non lo ero realmente, ma cercavo di fare capire agli altri il completo opposto, volendo evitare di far pena.

Alzai lo sguardo, incontrando quello divertito di un ragazza che avevo già visto molte altre volte in quell'istituto, d'altronde sarebbe stato difficile non ricordarsi del suo viso e del suo modo di fare. Le persone di una certa popolarità erano talmente tanto visibili che era fisicamente impossibile non riconoscerle.

In qualche strano modo lei mi trasmetteva pace e allegria, ma questa sensazione durò per poco tempo, poiché accanto ad Hee yeon comparve il ragazzo che mi aveva tirato una pallonata in volto la mattina stessa.
Attirai per errore la sua attenzione e mai mi sentì così stupido quanto ora.

Vidi il corvino sussurrare qualcosa alla rossa, certamente tinta, mettendole una mano attorno il fianco, in senso di appartenenza, dopodiché entrambi iniziarono ad avvicinarsi a me.
Speravo vivamente di star sbagliando su questa supposizione, eppure più passavano i secondi più sembrava trasformarsi tutto in realtà.

Strinsi un piccolo tessuto della felpa e parte dello zaino con la mano destra, cercando in qualche modo una via di fuga da quella situazione.

Aumentai il passo e feci dei respiri profondi, riuscendo ad evitare per il momento quei due.

Ripresi ad andare verso il dormitorio, senza dare importanza più a nessuno.

Non appena raggiunsi la porta della mia stanza, presi la chiave da dentro i jeans e aprì la serratura dell'uscio.
In seguito gettai lo zaino sopra il letto, volendo riprendere a leggere quel libro che mi aveva lasciato molte curiosità, ed avrei voluto rispondere alle domande che mi ero posto i giorni prima.

Iniziai a voltare le pagine, fino ad arrivare a quella tanto voluta, su cui diedi un'occhiata.

I minuti diventarono presto delle ore, ciò nonostante non riuscivo a rendermi conto del fatto che stesse per diventare sera, riuscì a capirlo solo nel momento in cui sentì bussare all'entrata.

Mi guardai attorno, notando tramite le finestre che il sole stesse calando.
Feci un verso di disapprovazione, non solo per il tempo che c'era fuori, ma anche per il continuo e imperterrito rumore che proveniva dalla porta.

Chiusi il racconto, lasciando il segno sul punto preciso in cui mi ero fermato, alzandomi, stufo di sentire tutto quel chiasso.
Non appena arrivato alla fonte del suono insistente, poggiai la mano sulla maniglia, aprendola con un semplice e veloce gesto.
Mi ero dimenticato persino di chiudere a chiave, quindi la persona in questione avrebbe potuto aprire tranquillamente la porta.

Una domanda però si fece spazio nella mia mente. Com'era possibile che fosse venuto qualcuno se non avevo un compagno di stanza? ma soprattutto se non avevo amici? Era brutto da dire, ma ad inizio anno gli alunni dell'istituto erano arrivati a rimanere dispari, quindi era stato previsto che qualcuno sarebbe dovuto rimanere solo.

Ovviamente il giorno dell'estrazione ebbi parecchia sfortuna, da alcuni definita fortuna, ma questo dipendeva dai vari punti di vista.

Evitai di farmi tanti altri complessi mentali e rivolsi la mia attenzione a chi ci fosse di fronte a me.

La figura che mi si presentò davanti era un po' più alta di me.
Okay, forse decisamente troppo alta, soprattutto se si sarebbe dovuto fare il confronto con me stesso medesimo.

Lo vidi portare una mano avanti ed un sorriso si scaturì sul suo viso. Sembrava in imbarazzo, ma cercava di non darlo a vedere.
"Kim Namjoon, piacere. Tu sei Park Jimin, giusto?" mi domandò, facendomi annuire.
Ero ancora confuso, proprio per questo motivo non riuscivo a dire nemmeno una sola parola.

Per non essere scortese ricambiai il gesto della mano, stringendola il giusto.

Pov scrittrice
Questo capitolo è di passaggio, infatti è parecchio noioso. Mi dispiace un sacco.
Comunque, come state? Vi sta piacendo la storia? Cosa mi consigliate di cambiare?
:3

×I'm Straight× jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora