Prologo

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-Obaaasan! Smettila di raccontarmi questa storia ogni sera!- protestò il fanciullo, i pugni stretti lungo i fianchi ed il broncio a lambirgli il volto, mentre stringeva con forza il dinosauro giocattolo nella mano.

Le rughe ai lati degli occhi si accentuarono quando l'anziana sorrise, ridacchiando divertita mentre carezzava le ciocche di grano del bambino, il quale si ritrasse indispettito a quella reazione, la solita che otteneva quando si rifiutava di ascoltare oltre i racconti mitici e le credenze del loro paese.

-Tesoro, ma tu appartieni ad Andromeda,- incominciò sorridendogli affabilmente, mentre il pollice storto dall'artrosi gli scivolava sullo zigomo soffice, saggiandone la giovane morbidezza. -e lei appartiene a te. Siete collegati, e non puoi rinnegare questo vostro legame, né quello che si creerà con il tuo mate.-

Katsuki emise un lungo sbuffò spazientito, sollevando poi gli occhi al cielo ed incrociando le braccia al petto, lì dove la stampa del suo hero preferito spiccava sulla t-shirt blu. -Ma perché devo per forza stare con qualcuno?! Io sto benissimo da solo! Sono più forte, Obasan!-

Se possibile, Katsuki si imbronciò ancor di più all'udire la fragorosa risata della nonna, la quale lo afferrò da sotto le ascelle e lo fece sedere sul piano di marmo grigio della cucina, per poi stampargli sulla fronte un umido bacio prontamente asciugato dal fanciullo. -Ah, Katsuki! Ti lamenti che ripeto sempre la stessa storia, ma vedi che non mi ascolti?-

Un cipiglio dubbioso e fintamente risentito prese forma sul volto di Bakugou, mentre si rigirava nervosamente il T-rex giocattolo fra le dita. -Ma sì! Ogni persona deve stare con un'altra persona, e le galassie si incontrano e-

-Ah!- la donna puntò un indice al cielo, arcuando un sopracciglio con fare inquisitorio. -E poi?-

-E poi...- incominciò, mentre direzionava lo sguardo oziosamente sui fornelli, poi sull'orologio fermo da un decennio affisso alla parete, sulla fotografia in bianco e nero di Obasan e Ojisan che sorridevano alla fotocamera e...

-Katsuki.- lo richiamò, ed il bambino indirizzò le iridi vermiglie verso di lei con riluttanza.

-Mh?-

-Vieni qui, tesoro.- disse, facendogli cenno con le mani di sedersi sulle sue esili gambe, soltanto l'ombra di un antico successo da ballerina di danza classica. E così fece Katsuki, andandosi ad accomodare su di esse mentre veniva dolcemente cullato dall'odore tenue e così familiare che la nonna portava, mentre affondava le narici nella tenera pelle del suo collo, desideroso di lasciarsi dondolare dalle sue braccia per sempre, anche se dimostrava il contrario per il suo ostinato orgoglio. Ma erano così dolci ed amabili le sue carezze che mai Katsuki avrebbe dimenticato la stima e l'affetto che provava per lei, neanche a distanza di decenni.

-Ora ti racconto una storia, mh? Tanti anni fa una galassia lontana, desiderosa di trovare la sua parte complementare, decise di rinunciare ad un pezzettino così- lo mimò con le dita, attirando immediatamente lo sguardo vigile di Katsuki. -per lasciarlo sulla Terra, così da vagare per essa alla sua ricerca. Così sarebbe stato più semplice trovarla girovagando su un unico pianeta, no?-

Il bambino annuì assorto, come se fosse la prima volta che ascoltava quel racconto. In fin dei conti ogni volta aveva soltanto udito distrattamente qualche stralcio di esso, senza mai soffermarsi con attenzione, e quella era la prima volta che realmente seguiva il filo logico della narrazione.

-E così nacque l'uomo, che trovò dopo moltissimo tempo la sua anima gemella, così bella e luminosa, degna di appartenere ad una galassia. Così i due umani restarono insieme fino all'ultimo giorno della loro vita mortale e le galassie si fusero fino a quel momento. Quando entrambi furono troppo vecchi e vennero meno, le galassie si distaccarono insieme alle loro anime, e così, in un ciclo continuo, loro si sarebbero trovate nella vita successiva e in tutte quelle a venire, e le loro galassie si sarebbero sempre ricongiunte e separate, proprio come loro.-

-Uao... - mormorò rapito il fanciullo, che subito si issò e puntò le pupille nelle iridi acquose e scolorite della nonna. -E se un'anima non trova in tempo la sua gemella, cosa succede?-

-Cosa accade se un'anima non trova la sua gemella?- domandò retorica, stringendo la vita del nipote con le braccia. -Mh... be', alla nostra famiglia non è mai capitato un evento simile, ma chi non lo fa entro il primo arco della sua vita, ovvero fino ai cinquant'anni, la persona inizia a perire lentamente...-

-Muore?!- esplose Katsuki, saltellando sul posto. -Ma io non voglio morire, Obasan! Ma non voglio neanche stare con qualcuno! Sto bene da solo!-

Una rinnovata risata proruppe nell'angusta cucina tinta di giallo, seguita subito da un bacio sulla guancia del bambino. -Ma devi sapere una cosa, Katsuki.-

-Cosa! Cosa!-

-Che non è mai la fine per le persone che non trovano il proprio mate nella prima metà della propria vita. È l'universo che interviene, e permette alle due anime, troppo lontane per incontrarsi, di perire e rinascere ancora in una vita successiva per avere la possibilità di trovarsi. Perché l'universo ha predestinato ciascun essere umano, ma sta a noi trovare la nostra anima gemella in ogni singola vita. È un lavoro faticoso, sai?-

-Quindi mi stai dicendo che devo trovare questa persona anche se non la voglio come mate?-

-Va bene.- rispose giuliva, annuendo piano. -Mettiamola così: tu mi prometti che vivrai a lungo, Katsuki, ma non con queste schifezze di farmaci che ci hanno allungato artificialmente la vita e che stanno spegnendo le galassie nel nostro cielo, no! Troverai quella persona, ti impegnerai per farlo, anche se non sarai pronto ad amarla. I sentimenti vengono da sé, anche contro la propria volontà.-

-Mh.- Bakugou parve rifletterci un po' su, poi batté il pugno sul palmo della mano. -Troverò quella persona, Obasan, te lo prometto! Magari anche lei non vorrà stare con me, anche se penso sia impossibile.-

La nonna emise un risolino soffocato. -Già è qualcosa! Ma ora ascoltami bene, Katsuki caro. Metti le mani sulle tue gambe, sì, ecco, così.- gli condusse i palmi sulle cosce minute e percorse col polpastrello dell'indice le nocche di sette dita. -Questo è il numero che dovrai ricordare semmai la tua anima complementare non dovesse presentarsi prima dell'Ima zero.-

-Ima zero?-

-Il momento della vita di una persona quando non ha più tempo per trovare il mate.-

Bakugou ingoiò rumorosamente, umettando le labbra secche e corrugando la fronte mentre annuiva con vigore.

-Gli antichi ci hanno tramandato una leggenda, e tu devi farne tesoro, amore mio.- gli accarezzò le dita affusolate, per poi avvolgergli la mano nella sua. -Se tutto ti dovesse sembrare perduto o incredibilmente spaventoso, compi il Mitingupasu. Compi un viaggio di sette giorni alla ricerca del tuo mate. Lascia perdere le mappe su Internet, quelle cartacee e tutto il resto; segui soltanto il tuo istinto, e vedrai che ti condurrà da lui.-

-O-okay, Obasan! Lo farò! Ma... perché sono sette?-

-Sette come le sette emozioni che il rapporto con un mate comporta.- disse, aprendogli poi il pugno con il pollice. -Uno: il sollievo.- accarezzò l'indice, per poi passare al dito medio. -Due: la fiducia. Tre: la gratificazione. Quattro: la sicurezza. Cinque: la completezza.- gli distese l'altra mano, sfiorandogli il pollice. -Sei: la riconoscenza. In ultimo, ma non meno importante, il numero sette: l'amore.-

-E se lo dovessi dimenticare e tu non ci fossi più, Obasan? Se non riuscissi a trovare il mate?-

-Oh, Katsuki...- lo strinse forte a sé, accarezzandogli le ciocche dorate affettuosamente per rincuorarlo. Accostò la bocca al suo orecchio e sussurrò. -Ti ricordi cosa è un centauro?-

Il bambino si limitò ad annuire, affondando ancor di più il volto nel collo dell'anziana.

-Tu ricorda sempre quella parola, okay? Non dimenticarla mai, e poi cercami fra le stelle. Io sarò lì per te, tutte le volte che vorrai.-

-Non ti deluderò, Obasan.-

Tremò un po' il petto della donna, ma fu così rapido da passare inosservato al nipote. -Tu non lo fai mai, Katsuki.- 

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