L'inizio

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Emanuele le chiamava zie ma in realtá non erano tali ufficialmente.  Stefania e Clara erano due vicine di casa zitelle sin quando le aveva conosciute da bambino. Le chiamava zie perchè spesso e volentieri i suoi genitori lo lasciavano in custodia da loro dovendo stare fuori per lavoro. Spesso per soli due o tre giorni di seguito a volte per una settimana, al che lui si trasferiva dalle zie fino al loro rientro. 

Le due donne con lui furono molto gentili fin da subito, lo coccolavano e gli insegnavano lavoretti di casa, senza viziarlo ma trattandolo come fosse figlio loro. Lui si comportava sempre bene ma, le cose iniziarono a cambiare quando capitò che i genitori dovettero assentarsi per un mese intero. Durante quel mese piano piano le buone abitudini cominciarono a sostituirsi alle abitudini personali che spesso erano in contrasto con quelle delle zie. Dopo qualche giorno di ramanzine, scuse e promesse non mantenute, le zie scoprirono che Emanuele da bravo bambino che era, poteva trasformarsi in un  monello disubbidiente con molta facilità.

Due settimane di convivenza e, all’ennesimo guaio causato dal pargolo: ruppe un vaso, Stefania se lo mise sulle ginocchia e gli diede una bella sculacciata. Clara sentendo ciò che stava accadendo raggiunse i due per avere spiegazioni dall'amica. Stefania, fermandosi per abbassare i pantaloni al nipote e scoprendogli le natiche giá belle rosse si limitò ad  un imperioso: “Quando è troppo è troppo. Questo monello ha bisogno di una raddrizzata”.

Clara a quel punto non ebbe da obiettare, il ragazzo era troppo irrequieto, quindi annuí e restò a guardare la punizione del nipote che in lacrime si dimenava sotto i colpi di Stefania. 

“Tienigli un po' ferme le gambe per favore”. Chiese a Clara.

 Lei accontentò l'amica che per altri cinque minuti rese rosse e ardenti le natiche di un piangente ed implorante Emanuele.

Quando Stefania smise, Clara lasciò le caviglie del nipote che venne fatto mettere in piedi. 

“Devi fare il bravo capito?” Lo riprese Stefania. 

“Sì" tirò su di naso lui.

“Se fai ancora il cattivo sai cosa ti aspetta" continuò Clara.

“Sì, si” riconfermò Emanuele.

“Ora vai in camera tua, e niente TV stasera”. Stefania puntualizzo quella frase mollando un ultimo sculaccione al nipote che singhiozzando corse nella sua camera.

Da quel giorno non mancarono altri episodi simili.

 Emanuele era molto vivace e ne combinava sempre una. Clara e Stefania si alternavano nelle punizioni e a volte lo punivano entrambe a turno a seconda del guaio combinato. Alla fine del mese i genitori di Emanuele telefonarono dicendo che avrebbero dovuto rimanere all'estero per un altro mese ancora. Le zie intimarono al nipote di non raccontare ai genitori delle sue malefatte e di come veniva punito, altrimenti mamma e papà ci sarebbero rimasti molto male e lo avrebbero mandato in un collegio. Lui era molto spaventato da questa possibilità, quindi non fece menzione di quello che gli capitava.

Nel mese successivo la situazione non cambio e anzi, il ragazzo si dimostrò ancora più combinaguai e le zie decisero di prendere provvedimenti più rigidi e di sculacciarlo comunque una volta al giorno per una settimana come monito a rigar dritto. Cosa che non ebbe molto successo all'inizio, dato che lui continuava a combinare qualche disastro, volente o nolente. A questo si aggiunse la decisione delle zie di renderlo più mansueto, quindi una risposta poco educata o un gesto di distrazione lo faceva finire sulle ginocchia di una o dell'altra, se non di entrambe, a prender sculacciate.

Col tempo però, la cosa sembrava dare i suoi frutti. Emanuele era molto servizievole e badava bene a non commettere errori. Quando i genitori tornarono lo trovarono molto piú amabile nei modi e meno irruento.

“Stare dalle zie ti ha fatto bene vedo”. Disse la madre. 

“Mese prossimo io e la mamma pensavamo di prenderci delle ferie e fare una crociera. Magari potresti stare ancora un po' da loro, se sono d’accordo”.

Emanuele rimase shoccato da questa notizia e prima che potesse aprir bocca, Stefania diede la sua entusiasta ed immediata disponibilitá seguita a ruota da Clara.

Aveva appena 13 anni e le zie circa 35, non avrebbe potuto far niente per impedire tutto ciò. 

Fu così che divenne normalitá il fatto che quando i genitori si assentavano da casa per lavoro lui andasse ad abitare dalle zie e d’estate passasse due mesi con loro mentre i genitori erano in ferie.

Per i sucessivi 5 anni, fino al raggiungimento della maggiore etá di Emanuele, questo divenne la normale routine.

In quei 5 anni, nonostante crescesse, le zie non cambiarono di una virgola il loro modus operandi. Ogni comportamento sbagliato, che fosse una parolaccia, un ritardo, un incidente, o un errore nello svolgimento di qualche compito impartitogli, lo vedeva finire con le chiappe in fiamme. Che fosse Stefania o Clara poco importava, tanto ormai se erano presenti entrambe si davano il cambio così da raddoppiare sempre la dose. Considerando che accadeva per qualsiasi piccolezza e quindi anche più di una volta o due al giorno, non ci volle molto perchè il suo comportamento verso le zie diventasse molto servile e rispettoso. Ogni loro parola veniva seguita alla lettera e ogni richiesta o direttiva era un ordine. 

Anche da più grandicello, 16/17 anni, le cose non cambiarono affatto. Alla sera, anche se gli era permesso, difficilmente usciva con gli amici dato lo stato in cui si ritrovava il sedere dopo le giornate con le zie. 

Fu proprio per questo motivo che conobbe durante l'estate dei suoi 16 anni, Carlotta. Alla sera spesso stava sulla veranda a leggere sdraiato, pancia su, in una brandina. Carlotta stava seduta su un dondolo nella veranda della casa a fianco. Sera dopo sera iniziarono a scambiarsi un saluto, poi un sorriso e infine fecero amicizia. Carlotta non gli fece mistero del fatto che spesso sentiva ciò che accadeva nella casa delle sue vicine. Emanuele si sentí in enorme imbarazzo ma lei lo rincuorò raccontandogli ciò che le era accaduto qualche mese prima. 

Spanking Tales: L'ereditá delle zieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora