Il giorno successivo, Stefania e Carlotta affrontarono la questione dopo la consueta sculacciata.
"Clara ha accettato". Fu breve, Stefania nell'informare la ragazza.
"Davvero? Fantastico". Carlotta si lasciò sfuggire un moto di entusiasmo in netto contrasto coi suoi occhi lacrimanti, le mutandine ancora abbassate ad esporre il suo sedere fortemente arrossato.
"Non credo tu abbia proprio chiaro quello che ti aspetta. Comunque sarò io ad occuparmi di te. Clara, data l'amicizia con tua madre, non se la sente di fare altrettanto...per ora".
Carlotta, col petto ansante e colma di emozione annuí.
"Con mia madre, a proposito, come ci comporteremo?". Chiese alla donna ancora seduta alla luce dei faretti dell'elegante seminterrato.
"Domani le dirai che mi hai proposto di venire a fare le pulizie da noi per guadagnarti qualcosa… perché ovviamente verrai pagata per i tuoi servizi. Io la chiamerò nel pomeriggio per dirle che la cosa ci sta bene".
"E quando potrò iniziare?".
"Dal giorno successivo direi. Emanuele non saprà niente, sono curiosa di vedere la sua faccia quando ti vedrà in casa". Stefania si lasciò andare ad una grassa risata. Carlotta la guardó non capendo il perché di tale ilarità, aveva la testa piena di pensieri sul cosa sarebbe accaduto durante le prossime giornate.
Arrivata a casa, sotto le coperte si toccò come mai aveva fatto prima.
La mattina seguente, come concordato, Carlotta informó la madre del suo desiderio di guadagnare qualcosa lavorando. Lei viveva da sola con la madre, la quale lavorava tutto il giorno per mantenerle. Il contrario di Stefania e Clara che vivevano di rendita grazie ai loro averi. La madre della ragazza fu molto contenta di questa notizia e diede il benestare alla figlia. Carlotta aveva il suo secondo fine ma era felice di poter contribuire in qualche modo al budget familiare e sollevare un po' la madre da tutte le incombenze finanziarie.
Al pomeriggio, Stefania telefonó alla madre di Carlotta per definire la questione. Quest'ultima fu entusiasta e molto grata alle vicine per l'opportunità che veniva data alla figlia. Stefania rise sotto i baffi pensando a cosa avrebbe pensato la sua interlocutrice se fosse stata al corrente di ciò che aspettava a Carlotta.
Arrivó così il fatidico giorno. Emozionatissima e con le mani sudate, Carlotta suono al campanello della casa delle vicine. Era spesso stata sulla veranda ma mai all'interno, almeno passando dalla porta principale, ora che ci pensava. Dopo pochi secondi la porta si aprì e fu sorpresa da ciò che la accolse.
Stefania stava sulla soglia con un sorriso facendole il gesto di entrare. Un calore molto forte fuoriusciva dall'abitazione. Il rumore lontano della lavatrice in funzione e della TV accesa, tipici suoni di una casa accogliente abitata venivano sopraffatti dallo schiocco ritmico tipico di una sculacciata in corso e dai lamenti che li seguivano. Clara evidentemente stava dandosi da fare con Emanuele.
"Clara, è arrivata". Urlò Stefania per farsi sentire sopra il frastuono.
Emanuele si irrigidì sulle gambe di Clara che lo fece stare buono con un forte sculaccione.
"Tirati su e vestiti, abbiamo visite". Ordinó la donna.
Agitato ed imbarazzato, Emanuele si tirò su l'intimo e i pantoni per poi seguire la zia verso l'entrata.
Carlotta vide Clara ed Emanuele sbucare dal corridoio. Sapeva ciò che era appena accaduto e fece l'occhiolino al fidanzato che però contraccambió con uno sguardo interrogativo.
Stefania interruppe quella situazione dilemmatica.
"Clara, Emanuele. La signorina Carlotta presterà servizio da noi come donna delle pulizie su sua richiesta, per guadagnarsi qualcosa".
"Cosa? Ma…". Emanuele fece un passo avanti per dire qualcosa ma, Carlotta con sua sorpresa lo interruppe.
"Grazie signora Stefania, sono felice per l'opportunità che mi state dando, lei e la signora Clara".
"Di niente, cara". Disse Clara.
"Emanuele, tu vai a pulire la camera da letto. Io e Clara dobbiamo parlare con Carlotta. Ordinó Stefania.
Emanuele si incamminò verso le camere da letto non prima di aver lanciato un altro sguardo interrogativo alla sua ragazza.
Stefania prese due fogli da una cartellina, poi le due donne si sedettero sul divano e fecero posizionare Carlotta dinnanzi a loro.
La ragazza era visibilmente agitata, le tremavano le gambe per l'eccitazione, le mano sudate erano in continuo movimento.
Stefania si schiarí la voce ed iniziò a leggere.
"Come da te richiesto, da oggi inizierai a prestare servizio presso questa abitazione. Dal momento che varcherai quella soglia per entrare e finché non ne uscirai al termine del tuo orario, sarai a nostra completa disposizione". La ragazza annui per confermare ciò che era stato letto dalla donna.
"Ti rivolgersi a noi come: Signora Stefania e Signora Clara. Accorrerai non appena verrai chiamata, farai ciò che ti viene ordinato senza fiatare e senza lamentarti". Continuó a leggere Clara. Carlotta annuí ancora.
"Qualsiasi tua mancanza, errore, ritardo o danno sarà soggetto a punizione. Le punizioni verranno inflitte sotto forma di sculacciate a sedere nudo, a mano o tramite l'utilizzo di qualche strumento". Prosegui Stefania con successivo cenno di assenso da parte della ragazza.
"Accetterai le punizioni senza lamentartene e con gratitudine. In caso ce ne fosse la necessità, anche senza che ti venga detto, dovrai recarti da noi. Abbasserai i vestiti e l'intimo, ti inginocchierai e dovrai chiedere di essere punita per l'errore commesso". Terminó Clara, passando in fogli all'amica.
Carlotta le fissava e ascoltava quelle parole. Il petto le stava esplodendo dall'emozione. Sentiva lo stomaco lanciare scariche elettriche che si propagavano fino al suo intimo che sentiva fremere ed inumidirsi dall'eccitazione.
"Accetti tutto questo?". Chiese Stefania porgendo una penna alla ragazza.
Con un filo di voce rotta dall'emozione, Carlotta accettó con riverenza e firmó il foglio.
Emanuele, che stava sbirciando dal fondo del corridoio scosse la testa.
La casa era molto più grande di quella che abitava con la madre. Molte più stanze e molto più grandi, oltre al seminterrato che ben conosceva. Clara le fece fare il giro mentre Stefania guardava un film in TV ed Emanuele passava l'aspirapolvere ovunque, lanciandole sguardi penetranti ogni qualvolta la incrociava.
Infine le venne data una tenuta da lavoro e venne spedita in cucina a preparare un caffè.
Mentre armeggiava con la caffettiera, Emanuele entrò e le si pose davanti.
"Vuoi spiegarmi?". Chiese contrariato.
"Cosa c'è da spiegare? Ho bisogno di soldi e poi...non volevo lasciarti solo nelle grinfie di quelle due". Rispose la ragazza guardandolo negli occhi.
"Tu non sai a cosa stai andando incontro…".
Carlotta gli mise un dito sulle labbra per zittirlo.
"Shh. Sono più forte di quello che credi. È per il nostro futuro, ed io non voglio lasciarti questo fardello sulle spalle. Saremo uniti nel nostro destino, ok?".
Emanuele chiuse gli occhi. Era una situazione così assurda… ma lei aveva ragione. C'era troppo in gioco e se è ciò che voleva, l'avrebbero affrontata insieme.
"D'accordo. Ma se senti che non ce la fai, vattene e non preoccuparti per me. Io ci sono abituato purtroppo".
"Ok, stai tranquillo". Avrebbe voluto dirgli ciò che in realtà era accaduto e che anche lei era abbastanza temprata ma, era una cosa sua e non voleva farlo preoccupare oltremodo.
Tornarono quindi alle loro mansioni. Il primo giorno della loro nuova vita insieme era appena incominciato.
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Spanking Tales: L'ereditá delle zie
Short StoryEmanuele e Carlotta, due ragazzi con un futuro più che roseo all'orizzonte...ma a che prezzo? Seppur uniti nel loro destino, lo affrontano in modo molto diverso.