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Lentamente aprii la porta della stanza di Anastasia sorridendo a mia madre che coccolava mia sorella, oramai addormentata, accarezzandole i capelli biondi. 

- E' andata via?- Sussurrò. Annuii per poi avvicinarmi alle due e stendermi accoccolata a lei.

- Astrid, non preoccuparti, ho un buon presentimento, andrà bene.- Disse per poi darmi un bacio sulla fronte e sorridermi dolcemente. 

- E' se succede come a Jasper?- Sussurrai ripensando al diciannovesimo compleanno di mio fratello, quando alla mattina si era svegliato senza marchio, e alla disperazione e rabbia di Samarha.

- Io e tuo padre ti vorremo bene come sempre, come ne vogliamo a Jasper e ad Anastasia.- Annuii. Il loro amore era l'unica cosa certa della mia vita, e della vita dei miei fratelli.

- Vado a letto.- Dissi alzandomi. Mia madre mi prese la mano fermandomi.

- Astrid promettimi una cosa.- Iniziò.
- Quando riceverai il marchio, promettimi che porterai Jasper con te nel tuo branco e che potrà tornare a vivere normalmente.- Annuii convinta. 

- Se lui vorrà sarà il Beta.- Mia madre sorrise con gli occhi lucidi per poi lasciarmi la mano. 


Mi guardai allo specchio un'ultima volta per poi stendermi a letto e respirare profondamente con lo sguardo fisso sul soffitto bianco. 

- Ti prego fammi avere il marchio.- Sussurrai per poi chiudere gli occhi. 

Volevo con tutta me stessa il tatuaggio del mio nuovo branco, volevo essere una guida, un Alpha come mio padre e volevo dare giustizia a mio fratello, che per anni era stato screditato per colpa della mancata marchiatura. 

Mi rigirai nel letto, coprendomi prima per il freddo e poi scoprendomi per il caldo, fino a quando mi addormentai profondamente.

- Astrid!- Aprii gli occhi sentendo la voce di mio fratello. - Astrid!- Jasper mi stava scuotendo con il viso preoccupato e gli occhi lucidi. Provai a parlare per rassicurarlo, ma non ci riuscii, la gola era in fiamme e delle fitte intense, mi passavano per tutto il corpo. Cercai di prendere fiato inutilmente, l'aria era pesante e mi si rifiutava di entrare nei polmoni.

Non respiro. Dissi con il labiale. Jasper subito mi lasciò e andò ad aprire la finestra, mentre urlava il nome di mio padre. 

L'aria fredda mi colpì dandomi un sollievo momentaneo. 

- Mio dio.- Disse mio padre avvicinandosi a me. 

- L'ho sentita urlare.- Disse mio fratello con le mani nei capelli. 

Puntai gli occhi sul corridoio, osservando attentamente la luce gialla che illuminava un mazzo di fiori rossi, messi in un vaso da mia madre.

Una mano fresca mi accarezzo delicatamente la fronte, mia madre spuntò dal corridoio con la sua vestaglia bianca e lo sguardo terrorizzato. 

- Henry.- Sussurrò preoccupata. 

Una fitta dietro la schiena mi fece urlare dal dolore, provocandomi poi dei brividi fino ai piedi. 

- Che sta succedendo?- Quando sentii la  voce addormentata di mia sorella mi morsi il labbro inferiore per smettere di urlare e per non spaventarla, imprecando mentalmente e sentendo le lacrime rigarmi il viso.

- Tutti fuori!- Urlò mio padre, ormai seduto sul letto vicino a me. 

- Mamma.- Sussurrò mia sorella.
Mia madre respirò pesantemente, prese Jasper per il polso e lo trascinò fuori dalla stanza, poi prese Anastasia in braccio e chiuse la porta dietro di se.

- Andrà tutto bene.- Sussurrò mio padre accarezzandomi la fronte sudata, mentre io chiudevo gli occhi cercando di calmarmi.

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