𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒎𝒆𝒛𝒛𝒐

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Febbraio 1983

Baelfire aveva passato la maggior parte del tempo accoccolato a David, in silenzio, mentre la parlata lenta ed elegante del padre lo coinvolgeva in quel viaggio nel fiume dei ricordi.

Non aveva mai sentito parlare della storia dei suoi genitori, e ne era estremamente curioso. Era vagamente consapevole della loro fama e del motivo per il quale fossero molto conosciuti, ma mai aveva compreso il modo con il quale i due si fossero molto conosciuti, ma mai aveva compreso il modo con il quale i due si fossero effettivamente incontrati.

Durante il racconto del padre rimase in silenzio, cullato dalle sue carezze ed osservato dal dolce ed attento sguardo di Mick.

In quel momento il castano, che per tutto il tempo era rimasto con la testa appoggiata alla spalla del compagno, guardò intensamente David, stringendogli con una mano il ginocchio. Il biondo si fermò e si girò verso di lui, domandandogli silenziosamente cosa non andasse bene, e Mick gli sorrise di rimando.

Quel gioco di sguardi durò fino a quando la vocina di Bae non li chiamò. "Perché ti sei fermato, papà?", chiese.

Mick rispose al posto suo. "Stiamo decisamente dilungandoci troppo, tesoro", disse con dolcezza. "Domani devi andare a scuola, e dovremmo cucinare qualcosa".

David lo ringraziò con un cenno del capo, rendendosi conto dal tono del compagno che quella non era la reale motivazione dell'interruzione. Diede un bacio sul capo di Baelfire, e quest'ultimo ridacchiò, girandosi e guardando il viso dell'uomo che, cinque anni addietro, aveva imparato a chiamare padre.

Poi si alzò e, vedendo Mick pensieroso, trotterellò fino alla sua cameretta. "Preparo lo zaino", esclamò. Sapeva perfettamente che i due volevano restare da soli, lo aveva capito, ma dirglielo li avrebbe di certo messi in imbarazzo.

Quando il bambino se ne fu andato, Mick fece una risatina. "Glielo dovremmo dire che lo zaino è ancora nell'ingresso?", chiese, ironico.

David si sforzò quantomeno di sorridere, ma rinunciò poco dopo. Sospirò pesantemente. "Bae è sveglio. A volte... a volte mi chiedo quanto la guerra e sua madre lo abbiano cambiato. Noi non... io non ero così, alla sua età. Non sarei mai riuscito a capire che i miei genitori volevano un po' di tempo da soli", mormorò.

Il castano assentì e si strinse a lui, seppellendo il capo nel petto accogliente di David. Aveva tante domande, tante parole fastidiose si trovavano sulla punta della sua lingua, ma non sapeva come iniziare. Sospirò a sua volta. "Stai bene?", chiede infine, tentennando.

David scrollò le spalle ed avvolse un braccio attorno alla vita del compagno. "Penso... penso di sì, sinceramente", rispose, dopo avere riflettuto un poco.

"Per te è stata dura anche solo parlarmi, dopo quella sera", osservò Mick.

David annuì, pensieroso, continuando a stringere a sé il compagno. "Tante cose sono state difficili, in realtà. Ogni... ogni volta che qualcuno mi toccava, o alzava anche solo la voce contro di me, io mi spaventavo. Mi sentivo...", iniziò, fermandosi per pensare ad un termine adeguato. "sporco. Sbagliato. Non mi guardavo nemmeno allo specchio. Non incrociavo mai gli occhi con il mio riflesso, quando mi spogliavo, non ne avevo il coraggio", confessò, sussurrando.

Mick mugugnò qualcosa contro il suo petto, qualcosa di molto simile a "stronzo approfittatore", e poi si staccò da lui, in modo tale da guardarlo negli occhi. "Non sai cosa ti perdevi", ammiccò, facendo ridacchiare il biondo. Poi si fece più serio. "Non me l'hai mai detto", notò. "Perché?"

Il biondo sorrise. "Non ne ho idea. Forse pensavo che mi considerassi un idiota, un debole", soffiò. "Ma comunque, ora parlarne mi fa bene. L'ho passata, è tutto superato, non sogno quei momenti da anni ormai", gli comunicò, facendo annuire Mick.

𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐞𝐬 [𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora