1. The Escape

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"Per favore, mostri il cartellino di identificazione." Come da routine obbedisco, sistemandomi il camice da lavoro sulle spalle esili. Sollevo il mio tesserino, mostrandolo tacitamento alla guardia davanti a me.

"Signorina." aspetta una mia risposta, mentre sfoglia dei fascicoli.

"Song Seri," asserisco, mentre la guardia cerca il mio nome sui suoi documenti. "Bene. Stanza 375, interrogatorio con iniezione." Sussulto, camminando mestamente per i corridoi della Centrale.

Il nostro non è un Rifugio molto grande, ma è organizzato. Si trova al terzo piano di un'ospedale chiuso ormai da anni e abbandonato da Dio.

Estraggo dalla tasca il mio pacchetto ormai consumato di sigarette, portandomi una Camel alle labbra ed accendendola. Passo davanti alle porte degli Istruttori Infantili, ascoltando solo una parte del discorso delle dottoresse ai piccoli pazienti.

Narrano le storie delle Rivoluzione e della semi-estinzione umana per istruirli, sin da bambini, a predicare l'odio verso la razza che ci ridusse in schiavitù anni fa. Ma un gruppo di ribelli riuscì a scappare, rifugiandosi nelle profondità dei cunicoli di Parigi, espandendosi in tutto il Mondo, anche se in forma limitata. E' questo ciò che siamo: l'ombra sbiadita di una razza che un tempo viveva incontrastata sulla Terra.

Questo è un Rifugio, per noi umani scampati all'ira dei licantropi. E proprio ora, in questo esatto momento, sto per condurre un interrogatorio ad uno di questa incredibile specie.

Nella nostra piccola comunità siamo divisi in quattro: gli Istruttori Infantili, i Perlustratori, i Dirigenti e, infine, i Curatori. Non è difficile capire le mansioni di ognuno, per questo siamo ben organizzati.

"Già qui, Ser?" Non distolgo lo sguardo dalla mia cartella, ignorando la persona davanti a me. Scorgo di sbieco una felpa grigia e due paia di gambe fasciate da stretti jeans neri. "Dov'è il resoconto sul Mannaro?" Domando, guardandolo per la prima volta dopo svariati secondi. Gli occhi scuri del ragazzo scintillano di ilarità, mentre appoggia la schiena alla porta con espressione di scherno.

"Come mai ho la sensazione che tu mi stia ignorando, se non in ambito lavorativo?" Strabuzzo gli occhi, gettando il mozzicone della sigaretta nel posacenere lì vicino. "Magari soffri di paranoia," lui solleva le sopracciglia, sbuffando. Alla fine decide di passarmi il resoconto sull'ostaggio dietro la porta 375, anche se con qualche occhiataccia di troppo.

Soggetto non identificato.

Nome: sconosciuto.

Titolo: Alpha.

Età: sconosciuta.

Mi sorprendo della mancanza di informazioni e, infastidita, mi trovo a chiedermi come un Alpha si sia fatto catturare da uno dei nostri. Non si organizzano spesso perlustrazioni o, anche peggio, attacchi, quindi questa cattura è piuttosto enigmatica.

"Jimin," lo chiamo, schioccando le dita davanti al suo volto per attirare la sua attenzione. Lui mi incita ad andare avanti con un cenno del capo.

"Come avete fatto a catturarlo?" Jimin stringe le labbra in una linea sottile, innervosendosi. So che in veste di Perlustratore non potrebbe dirmi assolutamente nulla, ma lui sembra essere piuttosto incline nel condividere informazioni riservate con me.

"Pallottole d'argento. Molte pallottole d'argento." Enfatizza sul "molte". Rabbrividisco, socchiudendo gli occhi come ad accusarlo. Si sporge verso di me, portando una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio, consapevole della mia tacita accusa.

"Sono mostri, Ser, ed io ho fatto solo il mio lavoro. Ed ora tocca a te fare il tuo." Anche lui sembra accusarmi, ma con tono più dolce, e così, con riluttanza, entro nella stanza 375.

𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐄𝐀𝐒𝐓 | 𝒎.𝒚𝒈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora