Capitolo 3 - Migliori amiche

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"Buongiorno fiorellino."

Come?!
Strizzai gli occhi.
Jiu?
"Jennie? Jennie ci sei?" si chinò su di me: era proprio Jiu, la mia Jiu!
Non riuscivo a muovermi, né a parlare.
"Jennie non fare scherzi."
Volevo chiamarla, toccarla...ma niente: non potevo.
"Jennie! Oddio Jennie, no!"
Ero ferma, gli occhi fermi, il cuore...fermo.
"SVEGLIATI, JENNIE!!" Jiu piangeva, piangeva abbracciandomi, io, morta, sotto di lei, a soffrire le sue lacrime.

Mi svegliai gridando, ero sudata, e il cuore mi batteva come se dovesse esplodere.
Davanti a me, seduta, c'era Lisa: mi guardava, preoccupata.
Guardai l'orologio: erano le 8 del mattino.
"Ciao, Lisa." dissi.
"Hey..." rispose "come ti senti?"
"Uno schifo."
Fece una pausa.
"Vuoi fare colazione?"
Annuii, e feci per alzarmi.
"Alt, ferma. La colazione è servita a letto, mia signora, non si scomodi." scherzò la bionda.
Dopo qualche minuto tornò con un vassoio: due tazzine da caffè, dei biscotti e del pane e marmellata.
"Bon appetit!"
Sorrisi.
Mia madre ci guardava dalla cucina, contenta che stessi mangiando.
Lisa mi parlò di pallavolo (era fissata in quel periodo!), del bar e di Chaeyoung, del freddo...insomma, una normale chiacchierata tra amiche, anzi, migliori amiche, perché ormai era così: ci vedevamo tutti i giorni a lavoro, e il week-end per uscire, ogni tanto veniva da me, e viceversa...
Le dicevo sempre tutto, e lei a me, e ora avevo proprio bisogno di lei.
"Lisa..."
"Mmh?"
"Grazie di essere qui."
Sorrise, e portò il vassoio in cucina.

Ripensai a quel sogno: era questo che aveva provato lei?
Volevo sperare di no, ma la verità è che non ci riuscivo. Mi sentivo in colpa di averle fatto passare quell'orribile sensazione.
Lisa tornò dalla cucina, distogliendomi da quei pensieri.
Aprì la credenza dei giochi da tavolo, sotto al televisore, e studiò le varie scelte.
"Tua madre mi ha detto di questo tesoro, è fantastico!" Lisa era un'amante di questo tipo di attività e guardava l'armadio eccitata. "Ti piace Scarabeo?" propose.
"...sì."
"Bene." prese la scatola e cominciò a montare il gioco.
Non mi andava per niente, ma non protestai, solo perché era Lisa.

Giocammo per una quarantina di minuti e, ovviamente, vinse lei.
"Ah-ha! Battuta!" esultò.
"Avevi dubbi?" chiesi io.
"Ovviamente no, ma una piccola parte di me aveva qualche ripensamento."
"Ah ecco."
"Che dici, rivincita?" chiesi, con mio stesso stupore.
"Ora devo andare a scuola..."
"Ah."
"Già entro in ritardo, non posso saltare."
"Non fa niente, tranquilla."
Al contrario, faceva molto.
Lisa mise a posto il gioco, indossò la giacca e uscì.

"Jennie..."
Oh no.
Mia madre.
"Jennie, me lo vuoi dire cosa è successo?"
Non risposi. In quel momento parlarne con mia madre non mi andava proprio.
"Per ora ti lascio stare, ma esigo una spiegazione."
Feci un sospiro di sollievo.

Verso l'ora di pranzo, mi alzai dal letto e uscii sul balcone.
Abitavo al primo piano di un condominio poco fuori dal centro, dalla mia visuale non si vedeva niente, se non il viale e le macchine, per cui non mi capitava quasi mai di andare lì. L'aria era piuttosto fredda e il vento non aiutava, il fruscio degli alberi non si sentiva, perché coperto dal rumore della strada: automobili, motorini, camion...tutti passanti per quel viale, un via-vai infinito, che fortunatamente si sentiva poco o nulla dall'interno dell'appartamento.

Rientrai, avendo sentito il campanello suonare.
"Apro io, sarà Lisa." urlai alla mamma.
"Chi è?" chiesi alzando la cornetta.
"Jisoo-" mi rispose.
Abbassai la cornetta violentemente.
Suonò ancora il campanello.
"Cosa cazzo vuoi, Jisoo?" dissi seccata, rispondendo di nuovo al citofono.
"Sono venuta a portarti la borsa."
Sbuffai.
"Okay. Sali." e le aprii.

Non mi importa delle lacrime || JensooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora