Capitolo 4 - Citofoni

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Dopo poco lei suonò alla porta.
Jisoo mi guardò preoccupata, ma io distolsi lo sguardo. Allungai la mano verso di lei, per prendere la mia borsa, ma Jisoo non me la porse.
"Ciao, Jennie..."
"Dammi la borsa." dissi fredda.
"Dammi la borsa, Jisoo."
Obbedì, in silenzio.
"Ora vai."
Aveva uno sguardo triste, gli occhi lucidi, e rimase ferma come una pietra.
"Vattene, Jisoo."
Lei fece un passo indietro così che io riuscissi a chiudere la porta. Una volta fatto ciò, mi sedetti per terra, con la schiena contro la porta, e piansi.

Sentii la voce di mia madre "Chi era?".
Velocemente mi asciugai le lacrime e mi misi in piedi.
"Nessuno, mamma."
Poi presi la borsa e tornai a letto.
Presi il cellulare e lo accesi.
C'era una chiamata di mia madre, una da Jisoo (sul serio?), messaggi vari da gruppi di cui non mi importava nulla e qualche notifica da Instagram.
Il citofono suonò ancora.
Mi ero giusto appena seduta.
"Mamma, apri tu?"
"Sì!"
Lei raggiunse la porta e alzò la cornetta.
"No, signora Kim, sono alla porta." disse una voce dal pianerottolo.
Ammetto di avere avuto timore che fosse di nuovo Jisoo, quando mia madre aprì, ma davanti all'uscio fortunatamente c'era Lisa.

Scambiò qualche frase con mia madre che non riuscii a sentire, poi si tolse la giacca e le scarpe, e mi raggiunse.
"Tutto okay, Gengis Khan?"
"Come?"
Lisa si mise a ridere.
"Finiscila di ridere!"
"Dai!!"
"Okay okay..." riprese Lisa calmandosi "...allora piccola stupida Jennie, Gengis Khan era un condottiero..."
Io le lanciai il mio cuscino. "So chi era, scema!"
"Ah...ero convinta di no!" sogghignò lei, rispedendo l'oggetto indietro.
"...scema."
"Vedo che stai meglio, se riesci a insultarmi." riprese.
"Un pochino." ammisi.

"Ragazze...! È pronto da mangiare!" gridò mia madre dalla cucina.
"Su, forza razza di condottiero, muovi quel culetto e alzati." mi incitò Lisa.
Io feci quanto ordinato, non dimenticando di twerkarle un po' in faccia prima di scendere dal letto.
Arrivate in sala da pranzo trovammo la tavola apparecchiata (grazie a dio!) e un pentolone di riso e verdure.
"Servitevi da sole, io devo scappare." disse mia madre.
"Mamma, ma non cominci il turno alle 15? Manca un'ora e mezza!"
"Mi hanno spostato l'orario, e io me ne sono dimenticata...dov'è la borsa?" disse girando su e giù per la casa a raccogliere cose.
"Credo di averla vista in bagno prima, signora Kim!" la informò la mia amica.
"Oh sì, eccola! Grazie!" gridò dal bagno, poi tornò da noi e poggiò la borsa sul tavolo, per mettersi la giacca. "Allora, io torno sta sera, se avete fame ordinate una pizza, non aprite a nessuno..."
"Mamma!"
"...e, Jennie, cerca di non stare tutto il giorno a letto, sì? Lisa, puoi stare quanto vuoi, anche a dormire se ti va."
"Grazie signora Kim."
"Chiamami Shin."
Si sorrisero.
Mia madre mi baciò sulla testa, prese le chiavi e si diresse alla porta. "Credo di avervi detto tutto, buona giornata ragazze!"
"Mamma!"
"Sì?"
"La borsa"
"Oh, sì certo, grazie tesoro. Ciao Lisa!" uscì chiudendo la porta con un tonfo.
Lisa mi guardò ridacchiando.
"Non dirlo." dissi io prendendo la pentola di riso.
"Cosa, <tale madre, tale figlia> ?" rise lei.
"Ohh, zitta!"
Finimmo di mangiare in fretta e sparecchiammo malvolentieri. Dopodiché ci infilammo sotto a una coperta sul divano a guardare la TV.

"È stata qui." dissi dopo un po' di tempo.
In onda c'era un documentario sull'Oceano Pacifico.
"Jisoo?" intuì.
"Già. È venuta per darmi la borsa."
"Ha detto qualcosa?"
"Lo avrebbe fatto, se glielo avessi permesso."
Lisa annuì.
"Ah, dimenticavo..." si alzò dal divano. "ho una cosa per te."
Sparì dietro la porta, e tornò con un libro in mano. Era di media altezza (già troppa per i miei standard) e aveva la copertina di colore rosso opaco. Lisa ridacchiò, probabilmente per la mia faccia, che sarà stata un incrocio tra stupore e disgusto.
"Stai scherzando, vero?" chiesi.
Il suo sguardo folle mi ricordò un incrocio tra una bambina di cinque anni che gioca con le bambole e uno scienziato che ha appena testato efficacemente una sua teoria.
"Affatto!" esclamò.
Io odio leggere. Anche se non ne vado fiera, lo odio. E Lisa, pur sapendo benissimo ciò, mi stava regalando esattamente un libro.
Me lo diede in mano e guardai il titolo: "Io odio leggere".
La guardai male, sapevo cosa voleva fare.
"Ho pensato che dato che stai qui tutto il giorno potevi leggere questo fantastico libro! Io non ti dico niente, ma ti piacerebbe se lo leggessi!"
Lisa, al contrario, era una fan accanita della lettura; per il suo ultimo compleanno le avevo regalato un libro di un filosofo di cui non ricordo il nome, e lei quasi mi avrebbe limonato dalla felicità! Era così carina...
"Che ridi?" chiese lei, e io scossi la testa per intendere che non era nulla.
"Vado un secondo in bagno." posò il libro sul comodino e saltellò fuori dalla stanza.
Un secondo dopo suonarono alla porta.
"Ma è una nuova moda?!?" urlai seccata, ma Lisa non mi sentì.
Mi alzai di scatto, andai alla cornetta e urlai un bel: "vaffanculo!"
Poi feci per riattaccare e mi cominciò a girare la testa, sentivo un fischio nelle orecchie e la mia vista si stava oscurando sempre di più, chiusi gli occhi per alleviare il dolore e caddi a terra.

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Spazio autore
Heeey! Scusate l'assenza, ma ero un po' bloccata.
Vi sta piacendo il sequel?
Mi dileguo adddiiooo
-cec

Non mi importa delle lacrime || JensooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora