Il Venditore Di Cherubini

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Un cielo terso, vengo cullata dal vento che fa danzare il grano intorno a me.
Chiudo gli occhi e cambio canzone sul telefono. Pace.
-Non sarai mai da sola...- Sussurrano le mie labbra mentre mi accarezzo il ventre e il seno con una spiga.
I miei pensieri si fanno largo nella mia mente violentemente, affogo.
-Verrai lasciata indietro... -
-Non è vero... -
-Patetica. -
-Basta!-
La mia paranoia viene fermata da un tocco gentile che sfiora i miei capelli, apro gli occhi alzandoli, Eros.
Eros era un ragazzo femmineo, nascondeva il suo corpo in grandi felpe dai colori scuri, ma sempre contrastanti dai suoi capelli dai toni accesi, che irrimediabilmente cambiavano quasi ogni mese.
-Rosa. - Esclamo nel vederlo.
-Si! Li ho fatti rosa! - Dice arricciando i boccoli sul proprio dito con fare infantile.
Quei capelli... Eros aveva proprio una mania per quei capelli. Quando eravamo in gita insieme, mi piaceva vederlo impegnarsi per accociarseli davanti allo specchio, pareva che dovesse entrarci come Narciso.
Si accosta accanto a me.
-Non ti fa tristezza sapere che fra pochi mesi questo campo sarà spoglio?- Esclama per poi ripendere fiato.
-Il grano è la chiara rappresentazione della nostra vita: nasciamo, cresciamo, ci possiamo ammalare e infine veniamo recisi da una falce... -
Passandomi la spiga che tenevo fra le dita sulle labbra rifletto e contemplo quelle parole, così amare e vere.
Dopo qualche minuto passati in silenzio ci alziamo e ci incamminiamo verso il paese.
Abbiamo fatto tutto il tragitto a parlare del più e del meno, ma mettendo piede sulle strade asfaltate ci zittiamo, il grande campanile innonda i vicoli e le vie con il suo rimbombo, pareva ci stesse aspettando, con un suon di morte.
Eros mi prende la mano e mi trascina in un vicoletto li vicino, sta arrivando la Morte e la Vecchiaia al seguito di una processione funebre, non è insolito in un paese così piccolo e lontano dalla città vedere funerali per le persone anziane.
-Parlami di più di Eros, ti stai allontanando dalla domanda, Medea. - Mi risveglio ritrovandomi "incatenata" in quello studio.
-È stato ritrovato il 21 maggio del 2018, con in mano dei fiori avvolt- Si interrompe vedendo la rabbia nelle mie mani tremanti.
-Va bene... Continua con la tua storia, la Vecchiaia e la Morte.- rimette le carte a posto con scrupolo.
Rilassandomi ritorno ai miei ricordi. Dopo la processione Eros e io ci appostiamo sotto alla finestra della casa della signora Maria, con i quadernoni e le matite in mano battagliandoci nel disegno. Davanti alla casa della signora si trovava un meraviglioso giardino abbandonato pieno di statue elleniche e di fiori ormai diventati selvatici. Non si sapeva più di chi era quella casa, c'era uno stemma araldico di pietra rovinata sulla porta, troppo lontano per capire bene cosa sia e l'entrata ad essa era vietata dagli spessi muri invasi dall'edera. Quella casa era un' ossessione per noi e sognavamo di comprarla una volta diventati grandi.
-Sarebbe bello se fosse turchese al di fuori- Dice il mio amico picchiettando con la punta della matita sul foglio.
Continuiamo a fantasticare sulla nostra futura dimora finché un ragazzo non si avvicina ad Eros, dopo una leggera esitazione del fanciullo sconosciuto pone nella mano del mio compagno dei soldi e in cambio riceve da quest'ultimo una scatolina viola, dopo uno sguardo complice il ragazzo se ne va di fretta.
Scoppiamo in una leggera risata.

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