Capitolo 6

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La prima settimana nei dormitori è stata davvero tranquilla e, dopo tanto tempo, mi sono sentita bene e a posto con me stessa. In caffetteria continuavo a servire quel ragazzo e morivo segretamente dalla voglia di sapere il suo nome, ma non ero mai stata una ragazza coraggiosa sotto questo aspetto per cui mi ero rassegnata al semplice portargli il caffè.

Il lunedì tanto atteso era arrivato: la sveglia è suonata alle 6.30 ed io e Amber ci siamo preparate in simultanea per la prima lezione all'università, entrambe eccitate all'idea di essere ormai due universitarie.

Purtroppo non avevamo corsi in comune, secondo il nostro orario, ma ci eravamo ripromesse di vederci in pausa pranzo alla caffetteria vicino ai dormitori, per raccontarci nei minimi particolari le nostre giornate.

Dopo averla salutata ed esserci divise alla ricerca delle nostre classi, mi ritrovo a vagare per i corridoi gremiti di gente alla ricerca dell'aula di letteratura con uno stupido sorriso sul volto.

Non riesco a capire il motivo della mia felicità, ma posso affermare con certezza che questa nuova indipendenza che mi scorre nelle vene da una sola settimana, mi rende adrenalinica.

Quando intravedo l'aula in cui dovrei entrare, il mio cuore si ferma per un secondo alla vista del bellissimo ragazzo dai capelli ricci che vedo ogni giorno dove lavoro, proprio lì, di fronte a me, intento a chiacchierare con un suo amico, probabilmente.

L'idea che lui frequentasse questa università non mi aveva mai sfiorato la mente, ma ora che lo vedo proprio davanti alla classe di letteratura, sembra quasi un miraggio, una meravigliosa visione sorridente e dai riccioli spettinati sulla testa.

Il suo abbigliamento è diverso dal solito: indossa una semplice t-shirt nera dei Red Hot Chili Peppers e un paio di jeans anch'essi neri strappati sul ginocchio.

Nonostante questa nuova versione di lui, resta comunque bellissimo, anche senza quell'aria corrucciata che mi ero tanto abituata a vedere in caffetteria.

Lentamente sposto lo sguardo, incuriosita, per vedere chi è il ragazzo con cui sta parlando e, per la seconda volta nel giro di pochi minuti, il mio cuore è come se cessasse di battere.

Questa volta però non è per una splendida visione, anzi.

Il ragazzo dagli splendidi occhi verdi sta chiacchierando con quel ragazzo dalla pelle ambrata che avevo visto al fast food e che non mi aveva tolto gli occhi di dosso.

Il bel ragazzo stona davvero tanto accanto a quel tizio dall'aria inquietante, anche se dal bell'aspetto.

Prendo un respiro profondo e procedo per la mia strada, sperando in vano che non mi noti mentre entro nell'aula la cui lezione inizierà solo fra 5 minuti, con le mani che iniziano a sudarmi per l'ansia e gli occhi che cercano di guardare altrove.

Non so perché il tizio dai capelli neri mi mette così in soggezione, ma quando sento il suo sguardo bruciante su di me, mi sento semplicemente paralizzata, incapace di muovermi ma soprattutto di ragionare.

Entro velocemente dentro la stanza, sentendo il suo sguardo perforarmi la nuca, e lo maledico perché per colpa sua non sono riuscita ad ammirare il ragazzo riccio come avrei voluto.

Mi accomodo in una delle prime file e tiro fuori un quaderno di appunti, cercando di levarmi dalla testa il ragazzo inquietante e, a malincuore, il bel tipo della caffetteria.

Sono ancora un po' scossa dal mio precedente incontro, quando il professore entra.

È moro, avrà circa 35 anni e sorride, mentre da il buongiorno alla classe e ci augura un buon inizio d'anno, poggiando i suoi libri sulla cattedra e levandosi una giacca leggera.

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