La settimana è passata più in fretta di quanto potessi immaginare, tra turni corti in caffetteria ad ammirare quel bel ragazzo dai capelli ricci e silenzio tombale a pranzo e a cena a casa.
Tutto sembra essere monotono e imbarazzante con loro, che ormai hanno assorbito l'idea che me ne andrò domani.
Nonostante siano rimasti totalmente delusi dalla mia decisione e non abbiano esitato a farmelo capire, hanno deciso di pagarmi l'alloggio finché non avrò abbastanza soldi per mantenermi da sola, e di questo gli sono davvero grata, anche se ormai non mi rivolgono quasi più la parola e sembra che io sia invisibile, come se fossi già nel campus e non sotto il loro stesso tetto, e questo mi ferisce un po', ma so che sono distanti meno di 20 minuti di auto, quindi sono abbastanza tranquilla e so che li rivedrò ogni settimana.
Questa mattina alla caffetteria è tutto molto monotono; i pochi clienti sorseggiano le loro bevande ai tavoli, chiacchierando o lavorando al computer, mentre io e Robert diamo una pulita al bancone.
"Come ti è sembrata la tua prima settimana di lavoro?" mi chiede, sorridendo come al solito.
Robert è dolce, e siamo diventati molto amici in questa settimana. Lui è sempre disponibile e mi piace molto la sua compagnia, il che ha reso le nostre conversazioni un po' meno imbarazzanti e impacciate, e soprattutto meno formali.
"Oh, alla grande direi, mi piace molto stare qui, anche se con l'inizio dell'università lavorerò solo tre o quattro giorni a settimana." Passo il panno sull'ennesima stoviglia, per poi riporla insieme alle altre e ricominciare, asciugando un'altra tazza di ceramica.
"Sono davvero contento, e spero che riusciremo a far combaciare i nostri turni, lavoriamo bene insieme!" ridacchia, mentre sistema le ciambelle ancora calde nel contenitore di vetro ben in mostra sul bancone.
Quando il tintinnio dei campanellini annuncia che un nuovo cliente è arrivato, mi si prosciuga la saliva in bocca e mi sento come se avessero tutto d'un tratto rimosso tutta l'aria attorno a me, facendomi annaspare per riempire i polmoni.
Il ragazzo riccio dall'aria sempre corrucciata è proprio davanti alla porta della caffetteria, con il suo solito diario in mano.
Senza guardarsi intorno, punta come al solito al tavolo che occupa sempre, sedendosi e guardando fuori dalla finestra, mentre poggia quella specie di agenda sul tavolino in legno e la apre, cercando il segno.
È venuto qui ogni giorno da quando lavoro, a bere il suo caffè senza zucchero e a scrivere sul suo diario, a volte per ore intere.
"Viene qui tutti i giorni da mesi, ormai. È sempre seduto a quel tavolo e non alza quasi mai la testa dal suo prezioso diario. Non ho idea di cosa scriva, anche se ammetto che una volta ho provato a sbirciare senza risultati." ammette Robert, sussurrandomi un sacco di informazioni su quel ragazzo senza che nemmeno glielo chiedessi.
Probabilmente si sarà accorto di come sembro fra le nuvole ogni volta che c'è lui, ma lo ringrazio mentalmente perché non me l'ha mai fatto pesare.
Mi giro verso il mio collega e sorrido, sempre più curiosa e vogliosa di informazioni, anche se cerco di non ammetterlo.
"Vai a prendere la sua ordinazione, anche se sicuramente sarà il solito caffè senza zucchero." ridacchia a bassa voce, facendomi un cenno con la testa in direzione del ragazzo che aveva già cominciato a scrivere freneticamente su quel taccuino in pelle.
Annuisco, cercando di prendere coraggio.
Mentre mi avvicino al suo tavolo, osservo il suo abbigliamento: indossa un paio di jeans neri e una semplice maglia bianca, con ai piedi degli stivali marroni dall'aria vissuta.

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coffee - h.s.
FanfictionQuando Madison abbandonò la sua dolce e confortevole America per trasferirsi in una non altrettanto amata Inghilterra, sentì come se stesse abbandonando la sua intera vita. Nel giro di un mese, si era ritrovata tra stupide scatole marroni, seduta su...