Capitolo 15

3.7K 232 57
                                    





VORREI COMINCIARE CON UN MILIONE DI SCUSE. AD ALCUNI DI VOI HO GIA' SPIEGATO IL MOTIVO DI QUESTO ENORME RITARDO. MI HANNO LEVATO INTERNET E STO PRATICAMENTE ELEMOSINANDO RETE A CASA DI AMICI, DI FATTI ORA SONO A CASA DI UN'AMICA. FACCIO PENA, LO SO. :') COMUNQUE SIA SONO QUI E STO AGGIORNANDO, SPERO MI PERDONERETE <3

BUONA LETTURA. XX

LUKE







Sbuffai per l'ennesima volta passando la mano tra i capelli. Ero talmente nervoso che non facevo altro che camminare per casa e sbuffare, e ovviamente i miei capelli ne subirono le conseguenze. Pensai e ripensai ad Evelyn, maledii quella ragazza così testarda per rendermi le cose difficili. Ormai non facevo altro che chiedermi quando si sarebbe decisa a mollare la presa e a farsi da parte, ma più passava il tempo e più mi convincevo che non avrebbe mollato tanto presto. Migliaia di domande affollavano la mia mente: cosa dovevo fare? Chi dovevo ascoltare? Dovevo darle fiducia e farla provare o continuare a tenere duro? Dovevo tenerla vicina o allontanarla?
Sbuffai di nuovo finendo col tirarmi ancora una volta i capelli dalla radice che ormai erano diventati una massa disordinata. Si ci mettevano anche loro con tutto quello che stavo passando.
Mi girai di scatto quando sentii il campanello suonare. Lily aveva la sua copia di chiavi quindi non doveva essere lei. Evelyn era arrabbiata con me quindi neanche lei. Forse Jonathan...
Aprii la porta e una ventata d'aria gelida mi fece venire i brividi che aumentarono quando mi accorsi della ragazza davanti a me.
"Cosa ci fai qui?" chiesi confuso.
"Sei uno stronzo." disse. Aveva il respiro affannato e la felpa che indossava non la riscaldava abbastanza. Aveva le gote arrossate dal freddo e gli occhi rossi.
"Eh?"
"Sei uno stronzo. Non fai altro che contraddirmi, dirmi quello che devo fare e rinchiudermi in una campana di vetro. Se avessi voluto una guardia del corpo avrei chiesto di mia madre."
"Evelyn entra, fa freddo."
"Sei uno stronzo. Mi tieni il muso da giorni e ti arrabbi sempre con me, ultimamente più del solito, ma non posso lamentarmi perché preferirei averti con me incazzato che non averti affatto. Mi fai dannare, vorrei strangolarti quando litighiamo perché quando siamo distanti mi sento così piccola e insignificante...e debole." riprese fiato e continuò. "Vorrei poterti dire quanto tu sia stronzo per ore ma non posso farlo...Odio litigare con te, odio non poter stare con te per più di poche ore per uno stupido litigio, odio dovermi sentire in colpa ogni volta che mi urli contro e odio doverti pensare e pensare a quanto ti amo anche quando la mia mente mi dice di odiarti."
Non riuscii più a guardarla sgretolarsi sotto i miei occhi, poggiai le mie labbra sulle sue e le circondai il viso con le mani. Volevo dirle quanto fossi innamorato di lei e quanto mi sentissi inutile se non l'avevo a pochi centimetri da me, ma l'unica cosa che riuscì a fare era baciarla. Cercai di dirle tutto in un semplice bacio e il suo piccolo sorriso contro le mie labbra stava a significare che aveva capito.
La tirai dentro senza staccarmi da lei e le chiusi la porta alle spalle. Il suo corpo era gelido e la sua fronte era imperlata di sudore. Doveva aver corso fin qui con un pezzo di stoffa addosso solo per dirmi quello che provava.
Il bacio sembrava non finire mai e si approfondì col passare dei secondi.
"Rimani qui?" cercai di riprendere fiato. Evelyn annuì e io non persi tempo nel baciarla di nuovo. Allacciai le braccia intorno alla sua vita sollevandola da terra, le sue gambe si avvolsero intorno a me dandomi la possibilità di raggiungere le scale. Era difficile salire di sopra con lei sopra di me e con le sue labbra attaccate alle mie. Mi chiusi in camera sperando che per stasera Lily fosse rimasta a casa sua, mi sedetti sul bordo del letto ed Evelyn si staccò dal bacio. Avevamo entrambi il fiato corto e il desiderio negli occhi. Le sue piccole mani afferrarono l'orlo della mia maglia per poi toglierla. Cominciò a baciarmi diversi punti del viso mentre io le sfilavo la felpa e poi la maglia. Per un attimo mi ricordai di come all'inizio della nostra relazione era così timida e chiusa. Ricordai di come non appena mi sdraiavo con lei, cominciava a irrigidirsi e si allontanava da me. Ora si lasciava andare, si donava totalmente a me e di sicuro non pensava al suo passato.
Le lasciai piccoli e umidi baci sul collo, rimasto in biancheria invertii le posizioni facendola stendere sul letto. Le sfilai velocemente il resto dei vestiti e mi presi alcuni secondi per osservarla. Dio, quant'era bella. Avrei voluto osservare ogni parte di lei per sempre. Avrei voluto studiare il suo corpo come se fosse un quadro, una poesia, una canzone. Ero così fortunato che mi schiaffeggiai mentalmente per non pensare quelle cose ogni giorno. Lei era mia, c'ero io con lei su quel letto. C'ero sempre stato io, nessun'altro.
Evelyn si alzò dal materasso e mi baciò, le sue braccia si allacciarono intorno al mio collo tirandomi verso di lei che tornò giù con la schiena. Mi tolsi l'ultimo indumento preparandomi a ciò che sarebbe successo. Le sue mani non facevano che attirarmi verso lei, sembrava spaventata, paurosa di lasciarmi andare. Non mi aveva mai voluto così tanto sotto quel punto di vista. Credo avesse intuito che le cose tra noi stavano andando in modo decisamente anormale e ciò la spaventava. Provavo anch'io queste sensazioni, se avessi potuto fermare il tempo lo avrei fatto, proprio in quel momento: l'avrei tenuta stretta a me per sempre senza la preoccupazione che qualcuno o qualcosa me l'avrebbe presto portata via.
"Luke...ti prego.." sussurrò impaziente. Le sue iridi erano lucide e non sopportai più di vederla in quel modo. Avrei fatto di tutto pur di non vederla soffrire. La bacia, sentivo ogni suo muscolo irrigidirsi e aggrapparsi a me come se fossi un'ancora. Lei era la nave paurosa di affondare, io la sua ancora. Ma era totalmente allo scuro che l'ancora non porta la nave in superficie, ma sul fondo. Le sue mani rastrellavano la mia schiena e le mie labbra si concentravano sul suo collo. Aumentai la pressione sul punto in cui più le piaceva essere baciata, le sue unghie sembravano poter forare la mia schiena ma a me piaceva. Ci stavamo marchiando entrambi, ognuno coi propri mezzi. Sembrava come una promessa: qualsiasi cosa sarebbe successa ci saremmo appartenuti nonostante tutto. Quella notte la tenni stretta a me talmente forte da sentire il suo respiro spezzarsi di tanto in tanto. Quella notte lei non fece altro che aggrapparsi a me ancora e ancora come se potessi andare via da un momento all'altro. Mi aveva tenuto attaccato a lei e non mi aveva lasciato più andare. Quella notte consumammo il nostro amore fino a farci venire i crampi, la pelle bagnata e le labbra consumate. Quella notte ci amammo come se non ci fosse un domani.







Over Light 2 [Luke Hemmings] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora