5.

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Harry non sapeva dire con certezza da quanto fossero usciti dal locale, come non sapeva bene in che modo lui stesso fosse uscito da quel posto considerando lo stato attuale in cui si trovava: faticava ad andare via diritto e gli sembrava che tutto attorno a lui stesse girando più veloce di una trottola impazzita, però si sentiva leggero, libero, e questa sensazione gli piaceva.

Stavano camminando uno accanto all'altro, il liscio con il suo 'aggeggio assassino', come lo chiamava lui, sotto braccio e Harry che di tanto in tanto cercava in lui un appiglio a cui aggrapparsi per non finire lungo disteso a terra. Avevano continuato a parlare, ridere e scherzare come avevano fatto per tutta la sera fino a quando lentamente, con non poche difficoltà tecniche, si erano incamminati verso il campus.

L'atmosfera però tra loro si era fatta un po' più tesa da quando erano usciti dal pub, forse per il continuo toccarsi e sfiorarsi a vicenda, seppur fatto senza malizia, perché ogni volta che lui si ritrovava a dondolare sulle sue gambe poco prima di ritrovarsi con il naso per terra il liscio lo afferrava e lo sorreggeva, e lui ne approfittava godendosi quel contatto così semplice ma in quel momento di vitale importanza, o forse per la sete che entrambi avevano dell'altro e che nessuno dei due ormai si sforzava più di nascondere, c'era poco da dire, si mangiavano con gli occhi e anche un cieco l'avrebbe notato.

"Mi fai fare un giro sul tuo aggeggio assassino?"

Chiese d'un tratto rompendo il silenzio e osservando l'amico, o forse meglio dire il conoscente, mentre scoppiava subito in una fragorosa risata.

"Cosa c'è di tanto divertente Tomlinson?"

"Niente, niente!"

Gli rispose ancora ridendo, quasi con le lacrime agli occhi.

"Beh?"

"Niente, Harry. Non riesci nemmeno a camminare sulle tue gambe e vuoi andare sullo skate? Hai intenzione di romperti qualcosa? Una gamba? O magari direttamente l'osso del collo?"

"Stronzo. Volevo solo provarlo, non ci sono mai andato su quell'affare li."

"E non ci andrai nemmeno questa sera."

"Ma io volevo farci un giro!"

Esclamò battendo i piedi per terra e piagnucolando come un bimbo di due anni.

Poi puntò i suoi grandi occhi verdi in quelli blu del liscio e in quel preciso istante li vide cambiare, fu una frazione di secondo, il blu dell'iride venne completamente sovrastato dal nero della pupilla, e se fino a poco prima aveva fatto finta di niente ora la lussuria e il desiderio che vi leggeva dentro non poteva di certo ignorarli. Stava per dirsi che ciò che aveva appena visto, o che gli sembrava di aver visto, doveva essere tutto nella sua testa, che era solo frutto della sua immaginazione e che in realtà lo stava guardando normalmente quando lo sentì borbottare qualcosa che lo distrasse.

"Che hai detto scusa?"

Non ricevette risposta alla sua domanda, così continuò ad osservarlo, fermo e immobile mentre sotto il suo sguardo attento eliminava la poca distanza che c'era tra loro, continuò a tenere gli occhi puntati nei suoi, impassibile, mentre gli posava una mano sulla spalla per tenersi in equilibrio e si alzava sulle punte dei piedi per raggiungere il suo orecchio. Dopodiché fu colto da un fremito di piacere, la sensazione del suo respiro caldo che si infrangeva sulla sua pelle gli provocò una scarica di brividi improvvisa e sentirlo così vicino al suo volto gli rese perfino le gambe molli come gelatina.

In quel momento era tutto troppo, sentiva tutto in modo amplificato.

Tra poco potrei non rispondere più delle mie azioni, si disse in quell'attimo di silenzio.

Even when life gets hard, it'll be alright || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora