9.

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La chiacchierata con Niall era stata per lui di enorme aiuto: gli aveva fatto aprire gli occhi, lo aveva fatto riflettere e gli aveva dato la consapevolezza di dover prendere al volo ciò che quel giovane tutto ricci e fossette aveva da offrirgli; così si era lasciato andare, abbandonando a terra la pesante armatura con cui si era protetto per tutti quegli anni e mostrandosi veramente per la prima volta ad Harry.

"Io.. io, non so, io.." balbettò il più piccolo quando finì il suo discorso.

"Non devi dire niente, Harry. Tutto questo, tutto ciò che ti ho appena detto, sono il primo a dire che può esser molto da metabolizzare ma ti prego capiscimi, non riuscivo più a tenermi tutto dentro. Stavo per esplodere. Non mi sono mai sentito in questo modo e mi dispiace se le mie parole ti hanno investito come un tir in corsa. Non so cosa succederà ora che ho abbassato tutte le mie difese, ma ti prego di non aver paura."

Non si era trattenuto dal dirgli nulla, aveva aperto le porte del suo cuore chiedendogli infine una cosa soltanto: di non aver paura. Non voleva che si lasciasse spaventare da tutta quella situazione che sembrava essere più grande di loro, che pensasse alle conseguenze delle loro azioni e delle loro decisioni, ne tantomeno che si focalizzasse su quali potessero essere i pro e i contro di tutto ciò. Sperava soltanto che si sentisse libero di vivere il momento, che cogliesse l'attimo proprio come aveva deciso di fare lui.

Lo osservò poi e lo vide in difficoltà, aveva la sensazione che volesse dirgli tante cose ma che gli si fossero bloccate tutte sulla punta della lingua perché nulla infatti uscì da quella bocca di cui stava a poco a poco diventando dipendente. Vide i suoi occhi verdi vagare da una parte all'altra della stanza, spostarsi frettolosamente su di lui e su tutto il suo corpo senza però mai incrociare i suoi blu.

Continuò ad osservarlo, cercando di mostrarsi tranquillo anche se dentro stava morendo divorato dall'ansia e dal timore di aver rovinato qualunque cosa ci fosse tra loro. Dammi un segno o dimmi qualcosa, lo pregò infatti mentalmente sperando che in qualche assurdo modo riuscisse a percepire la sua preoccupazione mentre ancora piegato sulle sue gambe, di fronte a lui, aspettava impaziente.

Ma niente, solo silenzio.

Fantastico, decido di rischiare, di mettermi in gioco e lasciarmi andare e questo è il risultato. Non poteva andare meglio di così ovviamente, ma d'altra parte dov'è la novità? Insomma, sono Louis Tomlinson e ricevere delusioni dalla vita è ciò che mi viene meglio, no? In questo sono un campione.

"Louis?"

Il riccio lo distolse dai suoi pensieri sussurrando appena il suo nome, mandandolo in confusione perché se fino al secondo prima pensava di aver sbagliato con lui, non poteva però negare a se stesso quanto amasse il modo in cui pronunciava il suo nome, come usciva dalle sue labbra, e che avrebbe tanto voluto potersi abituare a quel suono da ascoltarlo fino alla fine dei suoi giorni. No Tommo mettitela via che non accadrà mai e poi mai, pensò tristemente prima di rispondere.

"Dimmi!" rispose quindi con semplicità.

"Ti va di abbracciarmi?"

Questo fu proprio il segno che Louis stava aspettando, perché glielo chiese con una dolcezza che mai aveva visto prima, indicandogli il poco spazio al suo fianco e allungando un braccio verso di lui.

E lui non disse nulla, annuì impercettibilmente prima di alzarsi sulle sue gambe e stendersi a fianco del più piccolo facendo passare le sue braccia attorno al suo corpo e stringendolo a se.

Lo abbracciò stretto, cercando di farlo sentire al sicuro, mentre lui si rannicchiava tra le sue braccia.

Lo abbracciò forte, lasciandogli piccoli baci sul capo, un modo silenzioso ma inequivocabile per dirgli 'io sono qui'.

Even when life gets hard, it'll be alright || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora