11.

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Harry il pomeriggio precedente era arrivato a Galway con l'umore sotto i piedi.

Si sentiva vuoto, come se qualcosa dentro di lui si fosse rotto in modo irreparabile e niente e nessuno potesse lenire quel dolore, o meglio l'unica persona che avrebbe potuto farlo se l'era lasciata alle spalle e ora si trovava a miglia e miglia di distanza da lui quindi, decisamente, non aveva speranze di star meglio.

Si sentiva preso in giro dalla vita e dal destino, perché come se non bastasse il danno avuto con la presenza di Josh nella sua vita, con quell'amore che lui credeva fosse tale ma invece non lo era e gli anni persi stando con una persona che evidentemente a lui non teneva affatto, ora si era aggiunta anche la beffa di aver incontrato Louis, una persona bella, buona e genuina, e non poterla vivere come avrebbe voluto.

Si sentiva un idiota, per non averci pensato prima, per aver creduto che lasciarsi andare alle emozioni che stava provando con Louis non avrebbe avuto delle pessime conseguenze.

Si sentiva tremendamente in colpa per aver fatto soffrire Louis, perché aveva visto benissimo la delusione e la tristezza impossessarsi del suo volto mentre gli diceva addio, per averlo ferito dopo che si era fidato di lui nonostante gli avesse confidato di non fidarsi mai di nessuno per paura di essere ferito ancora una volta.

Sono un coglione, continuava a ripetersi ininterrottamente.

Da quando era arrivato in quella cittadina non aveva fatto altro se non recarsi all'hotel che aveva prenotato per le poche notti che avrebbe trascorso li e buttarsi a letto a peso morto. Non aveva cenato, non si era preoccupato di farsi un bagno, non aveva fatto letteralmente nulla se non stare raggomitolato su quel letto scomodo a piangersi addosso e pensare a cosa avesse fatto di male nella sua vita per meritarsi di soffrire in quel modo. Pensò a Josh, agli anni vissuti con lui e a tutto quello che aveva sopportato e si era fatto andar bene pur di illudersi che il loro fosse amore, pensò ai momenti belli che avevano trascorso insieme che però, purtroppo, poteva contare sulle dita di una mano mentre quelli brutti erano talmente tanti da arrivare a perdere il conto. Pensò a tutte le cose che si era precluso da solo, per assecondare i desideri e le volontà del suo ex ragazzo e a tutte le cose a cui aveva finto di interessarsi sempre per lo stesso motivo. Pensò a tutte le amicizie che aveva perso e a quelle che nemmeno aveva iniziato per paura di fargli un torto. Pensò alle parole di sua madre, a tutte le volte che l'aveva messo in guardia nonostante gli avesse sempre augurato il meglio e di avere un futuro roseo con lui. E infine pensò a Louis, a quanto si era sentito vivo con lui, al fatto di poter essere se stesso, senza dover fingere di essere un'altra persona che non gli si addiceva. Pensò a quanto l'avesse reso felice in quei pochissimi giorni e a quanto il suo cuore avesse ricominciato a stare bene e a battere deciso guarendo un passetto per volta. Pensò a tutte le cose belle che poteva associare alla sua persona e poi si straziò l'anima rivivendo le ultime ore trascorse con lui.

E così aveva continuato per tutta la notte, riesaminando tutti quei pensieri senza chiudere occhio e senza cambiare mai posizione, e avrebbe sicuramente continuato anche per tutta la giornata successiva se solo non avesse prenotato in precedenza l'escursione alle Cliff of Moher proprio per quel giorno.

Per questo ora si trovava su un autobus diretto al villaggio d Doolin, che si trovava ai piedi delle scogliere, e gli sembrava tutto un grandissimo déjà-vu poiché se ne stava seduto al suo posto senza parlare con nessuno, gli occhi verdi, spenti e tristi, puntati fuori dal finestrino ad osservare il paesaggio che correva e cambiava davanti a lui e i pensieri rivolti sempre in un'unica direzione, verso quella persona che non riusciva più a togliersi dalla testa.

Arrivarono a destinazione in tarda mattinata e, per quanto fossero partiti da Galway con il sole, il tempo li non era a loro favore: il cielo era piuttosto grigio e dopo poco che scesero dal mezzo iniziò anche a piovere leggermente. Non era certamente un diluvio insopportabile, si trattava di una fine pioggerellina che fastidio non ne dava e a cui erano comunque tutti preparati, Harry compreso, dando al panorama, assieme alla lieve foschia, quel senso di mistero e spettralità che lo rendeva altrettanto suggestivo e bello da gustare.

Even when life gets hard, it'll be alright || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora