L'ambra nei capelli

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[SIGYN ]

Durante i primi giorni della mia permanenza ad Asgard trovavo sollievo nell'aprire gli occhi al sorgere del sole, svegliandomi con il cielo illuminato dalle mille sfumature d'ambra. Mia madre era solita raccontarmi, quando ad Alta Foresta si conservava un clima mite, che i miei capelli avevano il colore delle albe e dei tramonti. L'oro ricamava una chioma che recava invidia al sole. 

Ma da diverse settimane a questa parte non riuscivo più a godere dell'incanto mattutino e ogni alba che si susseguiva diventava vuota, meno intensa, priva di ogni bellezza. Quando l'abitudine tende a incontrarsi con la bellezza essa finisce per sfiorire e perdere la propria importanza. 

Mi avevano insegnato a trarre beneficio dall'abitudine, dalla vita ripetitiva a cui sarei andata incontro e sorridere in ogni caso, persino gioirne. Eppure non vi era modo, ormai il sole che sorgeva alto su Asgard non era più in grado di riscaldarmi gli occhi e quel giorno nemmeno mi avvicinai alla finestra per osservarlo. 

Mi sentivo sgretolare poco a poco all'interno di un letto troppo grande e freddo, privata delle compagnie che mi ero costruita nella mia casa natia. La solitudine non mi aveva mai spaventata e la consapevolezza stessa che un giorno avrei affrontato il mio destino mi consentì di non creare amicizie durature e profonde, non potendole conservare che per un tempo misero. Che senso aveva affezionarsi a qualcuno, sapendo di doverlo lasciare poco dopo?

Così ancora una volta piombai giù dal letto, mi rivestii come ero solita fare e uscii dalle mie camere intenzionata a riprendere la mia ricerca.  L'arrendevolezza non faceva parte del mio carattere.

Prima di introdurmi nella biblioteca decisi di accostarmi a una delle terrazze che si affacciavano ai giardini, quando gettai lo sguardo al di sotto mi avvidi della presenza di Thor e dei suoi compagni, intenti a destreggiarsi con le armi in un allenamento che doveva essere appena iniziato. Erano soliti proseguire la loro attività sul Ponte Ygsdar, ma per quel giorno avevano deciso di cambiare rotta.

"Lady Sigyn!" la voce di Ygritte si introdusse nei miei pensieri e fui costretta a voltarmi per incontrare il volto gioioso della mia dama di compagnia. Si avvicinava di gran lena e i boccoli rossi ondeggiavano con naturalezza sulle spalle.

"Ho fatto visita alle vostre stanze ma quest'oggi siete uscita prima del solito, è una fortuna che vi abbia trovata così in fretta" sorrise e mi si affiancò, portando subito lo sguardo verso lo scenario proposto nei giardini.

I suoi occhi divennero lucidi e armoniosi, le labbra si piegarono in un sorriso nervoso e lieto. Avevo appena indovinato il significato di quell'espressione poiché Fandral era divenuto il centro della sua più completa attenzione.

"Immagino che si stiano allenando per il Torneo dei Nove Guerrieri" le comunicai prima di appoggiare le mani sul parapetto di marmo e congiungerle con eleganza.

Ygritte non ne era affatto sorpresa.

"Proprio così, mia signora. Persino il vostro futuro sposo ha deciso di parteciparvi."

Inarcai un sopracciglio avvertendo una lieve tortura all'altezza dello stomaco. Ero a conoscenza del fatto che Thor non si sarebbe cimentato nei giochi del torneo, ma che anzi avrebbe lasciato la possibilità di vittoria agli altri validi guerrieri presenti. Quando aveva cambiato idea? Perché non ne sapevo nulla? Quella consapevolezza di ignoranza mi fece stringere i denti e di conseguenza le mani. Potevo sentire le unghie ricercare la carne e graffiarla per smorzare la vaga tristezza che mi aleggiava sul viso.

"Non ne ero a conoscenza, a dire il vero" mi limitai a dire cercando di velare l'improvviso cambiamento d'umore.

Come potevo stupirmi? Incontravo Thor solo durante i banchetti e mentre io trascorrevo le mie giornate in biblioteca o a visitare la città, lui si allenava o dirigeva le proprie campagne insieme ai suoi Guerrieri. Iniziavo quasi a domandarmi se per tutta la vita non sarei riuscita a conoscere il mio sposo.

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