La futura regina di Asgard

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[ SIGYN ]

Continuavo a domandarmi perché non gli avessi dato ascolto.

Camminavo lentamente, dietro le fila dei guerrieri con le spade sguainate, le lance insanguinate e la polvere che copriva loro gli occhi e le labbra contornate dagli elmi scintillanti e dorati. Non indossavo alcuna armatura se non un lungo mantello di seta con l'aggiunta di un cappuccio che mi ricopriva il volto, ma i lunghi capelli biondi, quelli che non volevo tagliare, ricadevano in avanti fino a cingermi la vita. Per quanto i guerrieri fossero stati presi dagli scontri cruenti si erano accorti di una presenza a loro estranea e avevano riconosciuto il candore dell'oro che scivolava sotto un cappuccio che non era in grado di contenere il sole al proprio posto, tranne poi esiliarmi dai loro sguardi e confinarmi in un apparente disinteresse.

Nel pugno della mano sinistra stringevo uno scudo rotondo affatto pesante e nell'altra lasciavo gravitare una spada corta che svaniva di fronte alla grandezza delle armi degli asgardiani, cariche del sangue nemico. La mia lama non era stata sfiorata dal colore purpureo, né aveva tentato di intagliare la carne altrui. Continuavo a nascondermi e ad osservare ciò che le battaglie mostravano.

Avevo assistito così a lungo alle lunghe guerre di Alta Foresta dove la neve candida si confondeva con il rosso di coloro a cui volevo bene. Per anni il mio popolo aveva sofferto dietro alla calamità dei Giganti di Ghiaccio e sapevo che in parte era colpa mia. Perché ero sopravvissuta.

Sarei dovuta morire quel giorno e lasciata scivolare su una barca colma di fiori, fino a diventare polvere dietro le fiamme sfavillanti della morte. Invece potevo ancora camminare, parlare, pensare. Mentre gli altri soccombevano al mio posto. Frutto di un inganno, avevo sorvolato il destino. E quello stesso Fato sarebbe tornato per ricordarmi che sarei dovuta svanire da quel mondo e per sempre, trasformandomi nel fiore di ghiaccio che mi aveva salvato la vita.

In più, ora che mi guardavo intorno, capii quanto Loki avesse avuto ragione a rammentarmi pochi giorni prima che io non ero adatta a procurare delle ferite, ma a curarle.

Mi ero gettata in modo sconsiderato in quelle pozzanghere di fango per dimostrare a Thor che ero in grado di stargli accanto, che lo avrei aiutato in qualunque momento e che non lo avrei abbandonato nei momenti di difficoltà. Ma ero stata avventata. Non avevo mai maneggiato un'arma prima di quel momento ed ero finita nella mischia senza riflettere, come se la guerra fosse l'arte più facile del mondo. Eppure, ogni volta che osservavo i sinuosi movimenti di Lady Sif, mi sembrava estremamente facile agire allo stesso modo. Imitarla però non aveva portato a nulla ed io non ero in grado di gestire una situazione così impegnativa. Il sangue non mi spaventava poiché un tempo ne ero a contatto giornalmente. Le morti che mi cadevano innanzi non mi turbavano, avevo visto crollare coloro che più avevo a cuore. Il timore di essere scoperta, criticata invece mi destabilizzava ed un grande senso di vergogna ormai mi assaliva e mi lacerava. Deglutivo a vuoto mentre mi ripetevo quanto fossi stata sciocca nel non aver dato ascolto ai consigli del Principe Loki. Io non ero in grado di destreggiarmi in una battaglia che non fosse verbale.

Avendone l'occasione però potei comprendere quanto i racconti di Thor fossero realistici e non trasmutati da una decorazione arzigogolata di storie che sembravano esser state ricamate attraverso la fantasia. Il mio futuro sposo si dimostrava un valoroso guerriero e i suoi compagni erano altrettanto coraggiosi e pieni di talento. Colui da cui più rimasi affascinata, però, fu Loki che si muoveva sul campo di battaglia con scaltrezza e finalmente ebbi modo di vedere con i miei occhi la potenza della sua magia e di quelle illusioni che un giorno avrei di certo elogiato.

Avrei continuato ad osservarlo se solo non mi accorsi dell'arrivo improvviso ed inaspettato di Fandral che mi giunse innanzi e affondò il fioretto oltre il mio fianco destro, andando a squarciare quello di un anonimo nemico che mi era piombato alle spalle. Udii il mugolio di dolore che si insinuò nelle orecchie e il rapido accasciarsi del guerriero ai miei piedi, privo di vita.

Il Regno degli InganniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora