Quella sera erano sul tetto della veranda della casa di Eddie. Sua madre era assopita sul divano mentre al televisore passava uno di quei noiosissimi telefilm che era solita guardare lei.
Erano stesi uno accanto all'altro, i loro corpi si toccavano, si sfioravano, una vicinanza non necessaria, ma che a loro piaceva. Amavano sentire il corpo dell'altro bruciare al contatto con il proprio, amavano sentire il respiro dell'amico scontrarsi col proprio, amavano persino quel leggero pizzicorio di imbarazzo dato dai gesti che sfondavano i limiti dei contatti amicali.
Eppure loro erano così, lo erano da sempre, oltre ogni limite, oltre ogni decenza. Seguivano le loro regole.
Ormai il Club dei Perdenti ci aveva fatto l'abitudine a loro, nessuno si stupida se sedevano sull'amaca insieme, se si spalmavano uno sull'altro nei giorni in cui andavano a fare il bagno nelle acque gelide del lago, non si stupivano nemmeno quando Eddie, per infastidire Richie e prendersi la sua periodica rivincita, gli strofinava i piedi in faccia dopo una lunga camminata, nessuno faceva più caso che con la scusa del "mia madre non vuole che sudi" Eddie lasciava a casa la bici e si faceva portare in giro da Richie.
Erano così loro, gemelli siamesi, un'unica anima, un unico corpo e un'unica mente.A volte Beverly, per prenderli in giro, li definiva amorevolmente "Due cervelli che condividono gli stessi neuroni."
E subito Eddie rispondeva "Ecco perché Richie è così stupido, ho anche i suoi." e tutti ridevano, Richie compreso.
Peccato soltanto che, al contrario di quanto tutti pensassero, Richie non era affatto stupido, era solamente diverso.
A scuola, per quanto si vergognasse ad ammetterlo, andava meglio di tutti i membri del Club, e spesso fingeva di aver preso brutti voti solo per mantenere il suo personaggio.
Personaggio che solo Eddie era riuscito a smascherare, e ci era riuscito con tanta fatica."L'ho visto il tuo libretto dei voti, sai?" Disse Eddie una sera che dormivano insieme a casa di Richie.
"Cosa?" Domandò mezzo addormentato il corvino, gli occhiali riposti sul comidino e il pigiama fresco di bucato e già irrimediabilmente macchiato addosso.
"Perché dici sempre di aver preso delle D- quando in realtà hai quasi tutte B?" Riformulò la frase il castano.
"Non voglio fingere di essere più intelligente di voi solo perché vado bene a scuola." Fu la risposta del corvino.
"A noi non importa dei voti che prendi." Rispose Eddie che aspettò per diversi minuti la risposta dell'amico che, però, si era già addormentato.Richie sorrideva sempre e Eddie amava il suo sorriso.
Li amava tutti, da quello malizioso che faceva dopo le battute su sua madre, quello da buffone dopo le battute classiche e fastidiose che faceva sempre, quello arrogante che faceva in classe con gli insegnati, ma anche e soprattutto quello gentile che riservava solo a lui, quello che faceva quando erano soli.
Perché era vero, il Club dei Perdenti era un gruppo unito, ma era vero anche che Richie ed Eddie erano amici da molto prima di quel Club.
Erano diventati amici quella volta in cui uno dei bulli aveva preso quell'orribile marsupio di Eddie e Richie, per nessun apparente motivo se non quello di aver voglia di fare una visita all'ospedale di Derry, si era messo in mezzo.
All'ospedale in effetti ci finì, ma il giorno dopo Eddie lo trascinò in gelateria per sdebitarsi dell'aiuto.
"Non avresti dovuto farlo." Disse Eddie mentre leccava il suo gelato al cioccolato.
"In effetti quel marsupio è orribile." Rispose Richie senza pensarci su.
Chiunque altro si sarebbe offeso e lo avrebbe mandato al diavolo, ma Eddie rise.
Richie aveva appena fatto una battuta sul suo vecchio e logoro marsupio nonostante fosse ricoperto di cerotti.
Anche Richie rise, perché si era appena accorto che qualcuno era in grado di sopportarlo."Volevo dirti una cosa." Disse Eddie mentre i suoi occhi vagavano tra le stelle.
Richie era proprio accanto a lui, disteso sul tetto della veranda, a fissare le stesse stelle.
"Non ti aiuterò a dire a tua madre che hai preso C al compito di chimica, lo sai che mi odia..." Rispose lui.
"No. È un'altra cosa." Il tono del castano era molto serio e Richie capì che la cosa doveva essere grave.
"Dimmi."
"Vedi... Sono successe tante cose ultimamente. - Il ragazzo iniziò a torturarsi le mani con ansia. - Davvero tante. Siamo cresciuti ormai. Cioè abbiamo diciassette anni cazzo. Come ci siamo arrivati?"
Richie si strinse nelle spalle. "Per me è già un enorme successo. Avevo preventivato di non superare i tredici."
"Appunto! - Esordì Eddie. - E invece siamo qui, io e te, gli altri dei Perdenti e le nostre vite ci stanno sfuggendo di mano. L'anno prossimo dovremo scegliere il college, ci separeremo e... E non voglio perderti."
Richie si girò su un fianco e lo abbracciò, sapeva in qualche modo che quella era l'unica azione giusta da fare, mentre dagli occhi del castano predero a sgorgare copiose lacrime che, però, Richie si premurò di non lasciar cadere.
"Non me ne andrò Edds. Mi diverte troppo farti incazzare per andarmene. - Disse. - E poi lo sai come dice Bev, siamo gemelli siamesi e condividiamo i neuroni, credi che te li lascerei tutti?"
Eddie sorrise, sapeva che fare ironia era l'unico modo che Richie conosceva per affrontare il dolore.
"Non era di questo che volevo parlarti comunque." Sussurrò mentre si asciugava le ultime lacrime e mentre Richie si riadagiava con la schiena contro le tegole scaldate dal sole estivo.
"Spara." Disse incrociando le braccia dietro il capo.
Eddie avrebbe potuto dire migliaia di cose, avrebbe persino potuto inventarsi una balla. Il cuore prese a galoppargli nel petto, il respiro accelerò e la paura gli attanagliò lo stomaco. "Mi piaci." Sussurrò prima di alzarsi in piedi in fretta e furia, rientrare in casa e chiudersi la finestra alla spalle lasciando un povero Richie sulla veranda da solo.
STAI LEGGENDO
Some of us are looking at the stars || REDDIE || It
FanfictionDi quando Eddie disse due parole che non avrebbe mai voluto dire, se ne pentì e poi si pentì di essersene pentito perchè a Richie, probabilmente, quelle parole piacevano. I capitoli che iniziano con una parola in grassetto sono il presente.