Levi non aveva mai amato il jazz, come non apprezzava le poltroncine di velluto, perché considerava quella sensazione sui polpastrelli a dir poco fastidiosa; anche i locali solitamente affollati come quello in cui si trovava rientravano fra le cose che mal tollerava. A conti fatti, se ci pensava bene, la costante era solo una: la presenza di troppe persone.
-Levi?-
Deviò lo sguardo da una donna dal lungo abito di un celeste tenue che si accomodava di fianco ad un anziano arricchito, il frak troppo stretto che gli metteva in evidenza l'addome gonfio ed uno stucchevole sorriso sul volto raggrinzito. Disgustoso.
-Mh?- gli rivolse un'occhiata veloce, prima di portare il calice di vino rosso alle labbra, tingendosele per assaporare il retrogusto forte sulla lingua, macchiandole appena. Lo fissò da sotto le lunghe ciglia nere, soppesandolo attentamente mentre riponeva il bicchiere sulla tovaglia color avorio, conscio di quanto stesse rendendo ardua la situazione da gestire per Eren. Eppure non era voluto, semplicemente da quando aveva realizzato che si era incastrato in appuntamento con evidenti secondi fini – ovviamente non amicali -, si era chiuso in un mutismo cocciuto, dato dalla consapevolezza di star dando una lieve svolta alla sua vita, masochisticamente scongiurata da quando Mikasa era scomparsa.
E la verità era che non poteva farne a meno, in un'overdose malata di dolore, dipendente da esso come il più infimo e debole degli esseri viventi.
-Io...- Eren si grattò la nuca, impensierito e in difficoltà per come stava proseguendo la serata. -Non voglio costringerti ad uscire con me, Levi, né tantomeno fungere da tuo passatempo.-
Lo sguardo fermo dell'uomo lo lasciò disorientato e con le labbra secche schiuse per lo stupore, oltrepassato dagli occhi feriti eppure duri, spietati. Non ebbe neppure modo di controbattere che Eren era già in piedi, e Levi sentì il proprio cuore caricarsi di sofferenza mentre pompava rapidamente il sangue, il respiro sbalzato e le mani fredde. Il castano si voltò per afferrare la giacca blu che aveva riposto sulla sedia, e soltanto allora Levi parve rinvenire e comprendere ciò che effettivamente stava accadendo, sbattendo veloce le palpebre e sollevandosi di scatto. -N-non puoi andartene, Ren.-
Quasi si strozzò quando quel nomignolo prese forma dalla sua bocca, portandosi istintivamente le dita alle labbra, forse per cercare su di esse la traccia di ciò che aveva detto. Eren parve irrigidirsi sul posto e si voltò verso di lui, lottando contro un'espressione di dolore per domandargli cosa avesse detto. Ma Levi non lo ripeté, e si sporse verso di lui per afferrargli il braccio in una debole presa, supplica silente che non necessitava parole; si guardarono, occhi negli occhi, gli unici in piedi nell'intera sala.
-Okay.- spirò allora Eren, osservando la mano di Levi tornare sulla tovaglia, di nuovo troppo distante da lui.
-Mi dispiace.- ammise il corvino con il capo chino, le pupille dell'uomo che lo facevano sentire colpevole di un peccato che ancora non aveva compreso, ma che era graniticamente presente fra loro. -È che è solo... strano.-
-Strano? Perché?-
-Perché sì, è difficile da spiegare.-
-Allora non definire come ti senti. Finché non esprimi un giudizio, non necessariamente deve essere in quel modo, capito che intendo?-
Levi sollevò lo sguardo, soffiando una risata ed inarcando il sopracciglio di rimando. -Ma nella scorsa vita sei forse stato un monaco buddhista?-
Una pioggia di grandine fu il sorriso di Eren, inaspettata e seguita da una risata fragorosa che gli rintronò nel petto. -E anche se fosse?-
Il corvino riprese il gambo del calice fra le dita, facendo ruotare circolarmente il polso per vedere il liquido danzare. -Sarebbe interessante, sai?-
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Strangers again
FanfictionTUTTI I DIRITTI RISERVATI Dal testo: -Ma se ora inizio a colloquiare con lei, non saremo più estranei.- mormorò il corvino, il nervosismo che aveva lasciato posto ad un respiro lento e regolare. -Forse ha ragione.- iniziò l'uomo. -Ma potremmo sempr...